Pur di non apparire “complice” dei pesanti aumenti applicati in questo periodo nei confronti dei clienti del suo distributore, un gestore di un impianto a metano ha deciso di rinunciare agli introiti, chiudendo a tempo indeterminato il servizio. Accade alla periferia di Terni, all’altezza della frazione di Papigno. L’imprenditore ha affisso un cartello per motivare la sua decisione.
“Il gestore e la compagnia petrolifera – si legge nel messaggio – per incompatibilità con i prezzi applicati dai fornitori della materia prima, sospendono la vendita di metano per un periodo non definito” viene spiegato al suo interno. “Altrimenti avrebbero dovuto applicare un prezzo di vendita esorbitante. Ci scusiamo con la clientela ma abbiamo preferito non vendere piuttosto che applicare prezzi inaccettabili”. La segnalazione è stata riportata dalla pagina Facebook “Terni News”.
Gli aumenti, segnalati negli ultimi giorni, sono stati oggetto pure di una nota diffusa dalla Unione Nazionale Consumatori. Nella fattispecie viene spiegato che tali rincari sarebbero dettati “dalla crescita esponenziale che, ormai da più di un anno, caratterizza il mercato del gas metano ed è determinata da una serie questioni geopolitiche ossia l’esaurimento degli stoccaggi nei siti europei, dovuti ad un inverno più lungo del previsto. Inoltre dalla ripresa produttiva in Asia, con paesi come la Cina e l’India i quali hanno ricominciato a importare (a prezzi alti) enormi quantità di gas dai paesi produttori. Dalla produzione di gas naturale liquefatto americano, quasi completamente assorbita dai paesi asiatici (o comunque verso mercati disposti a pagare prezzi maggiori). Dai tagli delle forniture dalla Russia, il principale fornitore di gas per Europa e Italia. Infine dalla dipendenza dell’Italia, da questa particolare fonte energetica, considerando che il gas è impiegato per produrre quasi la metà dell’energia nel nostro paese e – non essendo produttori – dobbiamo importarlo dall’estero”.