Venti giorni di indagine per arrivare all’arresto dell’uomo che il 5 aprile avrebbe violentato una 21enne, in pieno giorno, in un regionale Trenitalia diretto a Treviglio che attraversava Milano. La vicenda ha coinvolto una ragazza che stava chiedendo delle informazioni e che si è vista “assaltare” dal presunto uomo, un egiziano di 36 anni in Italia con regolare permesso di soggiorno. La vicenda è finita su tutti i giornali e sulle pagine del Corriere era anche uscita un’intervista alla ragazza, che aveva parlato di un passeggero che, avendo intuito la scena, invece di intervenire aveva deciso di cambiare carrozza (e che per questo la ragazza ritiene essere egualmente responsabile, con “la coscienza sporca tanto quanto il mio aggressore” ha detto la ragazza). Per ricostruire la vicenda gli investitori sono ricorsi alle telecamere di sorveglianza del sottopasso di Porta Garibaldi a Milano. L’uomo avrebbe fermato la ragazza e la violenza è stata circoscritta al periodo di tempo, tra le 10:26 e le 10:36, in cui il treno passava a Porta Garibaldi e Porta Vittoria. L’uomo accusato sarebbe poi sceso alla fermata di Forlanini.
È grazie a un breve momento di dialogo tra aggressore e vittima che le forze dell’ordine avrebbero identificato il soggetto che a distanza di oltre due settimane è ora in stato di fermo. La ragazza ha raccontato gli attimi dell’accaduto con chiarezza: “Ero nel panico assoluto, non riuscivo a reagire e ho perso i sensi. Poi, quando ho ripreso conoscenza, ho urlato più forte che potevo e gli ho sferrato un colpo sotto il mento. Sono scappata finché ho trovato il controllore e con lui siamo corsi fino in cima al treno dove c’era la polizia. Mi ha salvato l’istinto di sopravvivenza”. La ragazza, che ha riportato anche lesioni al collo e alle mani, ha voluto anche sfatare un mito: “Sono vestita di nero, indosso dei pantaloni larghi, un cappotto lungo e degli anfibi. Si dice che a venire violentate siano donne o ragazze che indossano minigonne o vestiti succinti. Come se la cercassero e avessero una qualche responsabilità”.