Una vita spezzata e portata via per sempre, un’altra segnata dallo choc e da un enorme senso di colpa, due famiglie messe a durissima prova, la prova più dura che ci possa essere, quella di aver perso (o di aver fatto perdere) una figlia giovanissima: è disastroso il bilancio di quanto è avvenuto nel Senese, dove una ragazzina ha investito per sbaglio e ucciso la sua amica, Yara Gattavecchi. “Senza patente”, hanno sottolineato tutti, calcando la mano nei titoli o nei racconti. Ma la patente purtroppo non mette al riparo dagli incidenti, e in ogni caso per prendere la patente bisogna fare pratica e anche una volta ottenuto il documento la vera scuola si ha sul campo.
È vero, l’amica non aveva la patente, ma con l’auto che le avevano messo a disposizione per fare pratica stava provando delle manovre, a quanto pare in uno spazio privato, come hanno fatto tanti di noi (qualcuno pure illegalmente su strade aperte al pubblico ben prima di avere il foglio rosa, di nascosto dai genitori). E a quanto pare ha sbagliato a ingranare la marcia, andando avanti anziché in retro e schiacciando Yara contro un muro. È vero che l’errore è più comune tra chi è inesperto, come per definizione è un non patentato, ma l’errore purtroppo può capitare a tutti. Quindi questa ragazza non va colpevolizzata oltre il dovuto: si sta già colpevolizzando da sola e lo farà a lungo, se non per sempre. Come spesso capita, ci sono due vittime, per quanto con diversa gradazione e irreparabilità: una, la povera Yara, purtroppo è morta e a lei e ai suoi familiari deve andare il pensiero di tutti, ma c’è anche l’altra ragazza, che è viva ma privata dell’amica e di gran parte della propria serenità. E questo è un peso che si porterà addosso senza che nessuno ci metta il proprio carico.