No, caro Nicola, non sentirti in colpa. Anzi, per quanto possa essere difficile, per quanto quasi impossibile, cerca di essere un po’ felice – in fondo, quando il dolore sarà lenito di poco perché andare via mai ci andrà – di aver regalato a tuo figlio un sorriso. E da padre di quattro bambini, ti spiego o perlomeno provo a spiegarti il perché.
È successo questo, che stamattina ho letto la notizia. Un ragazzo di 17 anni con una Yamaha 125 che non rientrava a casa, nel Padovano, e tu che hai geolocalizzato il suo cellulare, sei arrivato sul posto e l’hai trovato per terra. Una scena straziante, ha scritto il giornalista locale: lo hai abbracciato e hai urlato: “È colpa mia, non dovevo comprarti la moto”. Poi l’articolo continuava con dettagli che a un genitore e a un appassionato di moto non possono non toccare: lui che aveva chiesto la Yamaha perché il motorino oramai era troppo poco, lui che prima dell’incidente aveva chiesto la paghetta alla nonna per comprare un regalo alla fidanzata, lui che era il classico bravo ragazzo che tutti vorremmo avere come figlio.
Io il primo motorino l’ho guidato per lavoro. Perché mio padre non voleva. È pericoloso, diceva. E quando ho preso quel Liberty 125 da postino rispondendo al colloquio che sì, lo sapevo guidare, e invece non era vero, be’, ho capito cosa mi era mancato. Poi sempre il lavoro, ma un altro, mi ha portato a prendere la patente per le moto, a guidarle, a conoscerle meglio. Nell’adolescenza ero stato solo dietro ai miei amici ma guidarle, guidarle è un’altra cosa. Ed è per questo e un altro motivo che non ti devi sentire in colpa.
Tu, Nicola, comprando a tuo figlio Piergianni prima il motorino e poi la moto, a tuo figlio hai regalato un sogno. E di questo devi essere fiero. Da padre di quattro figli, dicevo, so che ai propri bambini è difficile dire di no. Io lo dico raramente. Mi indebito, piuttosto, perché vederli felici, essere ripagato con un sorriso, con un "grazie babbo ti voglio bene", è qualcosa che a me – come a chiunque immagino – riempie l’anima. Io, per un sorriso, solo per un sorriso di mio figlio, darei tutto.
Purtroppo però la vita, spesso, è infame, bastarda e puttana. E succede che regalare un sorriso può devastare una famiglia. Ma non c’entra niente la tua scelta di comprargli la moto, non potevi sapere, quel ragazzo avrebbe potuto rischiare la vita disubbidendoti e andando in moto o in motorino con qualche suo amico, come ho fatto io e come ho rischiato io svariate volte. Come è successo a tutti.
L’ho pensato tante volte che potevo finire male in scooter prima e in moto poi. Non è successo e di questo non so chi ringraziare. E ho paura che possa succedere qualcosa di brutto ai miei figli costantemente. Ma so anche che non posso limitarli nella loro libertà, che la scoperta si porta appresso il rischio, e che per quanto un padre possa proteggere il proprio figlio non potrà mai farlo fino in fondo. La vita è bastarda, infame e puttana spesso. Ma tu e il tuo dire sì a un sogno di tuo figlio non c’entrate niente. Non è colpa tua. E tantomeno di tuo figlio. Ti abbraccio, ti abbracciamo. Viva la vita, viva la moto, viva la libertà e viva chi regala sorrisi ai propri figli. Nonostante tutto. Perché l’amore, questo sì che conta. E tu gliene hai dato tanto. Anche di ciò devi essere fiero. Spesso commettiamo l'errore di ricordare solo il male e di dimenticare il bello. Ma è un errore, appunto.