La voce di Veronica, adesso, la possiamo solo ascoltare in qualche video. La voce di Veronica era potente. Ogni volta che la ascoltavo sui social o in tv, in qualche clip postata da Vanni o da Sara, mi impressionava. Lei seduta su una sedia a rotelle, piccola e giovane e fragile, con un microfono, una base e la gente esterefatta davanti a lei. Ogni volta mi veniva voglia di conoscerla. Ma non la conoscerò, non la conoscerò mai. È scemo interessarsi delle persone dopo che sono morte. Mia nonna diceva: io i fiori li voglio da viva. E ho sempre pensato che avesse ragione. Però dopo che ho saputo che Veronica Franco ci aveva lasciati, ho chiamato Vanni, che mi ha raccontato un po’ più di lei.
Veronica fino ai 16 anni era una ragazza come tante, poi la scoperta della leucemia, poi un trapianto rigettato e la sedia a rotelle. Ma aveva quella voce. Vanni l’ha conosciuta durante una delle sue mototerapie. “Io per farmi guardare dovevo muovere furgoni, saltare a testa in giù con la moto. A lei bastava un cellulare e un microfono. Impressionante”.
Negli ultimi tre anni Vanni l’ha affiancata molte volte. Anche sul palco di Tú Sì Que Vales. Se non fosse morta, Veronica sarebbe in finale. “Ho cercato di farla conoscere il più possibile, ma non ho avuto abbastanza tempo” dice Vanni. Veronica ha scoperto della malattia quando una ragazza invece spicca il volo, diventa grande. Però, magra consolazione, almeno restano un po’ di cose. Quattro, soprattutto.
Resta la rabbia, per l’ingiustizia della vita. Ma la rabbia deve diventare il pozzo da cui attingere per ricordarsi che le scelte che facciamo sono fondamentali per la felicità nostra e degli altri.
Resta il ricordo. Vanni racconta: “Veronica proviene da una famiglia semplice e aveva un cuore grande. Quando le ho detto che poteva vincere Tù Sì Que Vales mi ha detto che, se fosse successo, tutti i soldi li avrebbe dati a sua sorella, che le è sempre stata vicina e che ha due bambini piccoli. Non mi ha risposto che si sarebbe comprata qualcosa, no. Mi ha risposto pensando alla sorella”.
Resta la consapevolezza che non importa la quantità di tempo che vivi, è molto più importante la qualità. A maggio Veronica ha compiuto 19 anni. Eravamo in pieno lockdown ma Vanni le ha organizzato comunque una festa nel suo casolare ligure. Non poteva, ma l’ha fatto lo stesso. Così l’ultimo compleanno della sua vita Veronica non l’ha passato da sola in casa ma insieme ai suoi amici. Il motto della mototerapia di Vanni è Fuck The Normal Life. Ribellarsi è un atto sano, spesso, sicuramente a volte. Non rispettare le regole, spesso, sicuramente a volte, ti fa essere un pessimo cittadino ma un uomo migliore.
E infine resta la sua voce. Il giorno in cui Veronica è entrata in coma Vanni ha ricevuto la telefonata di una etichetta discografica: “Vogliamo fare un album con lei” gli hanno detto. Vanni non ce l’ha fatta a rispondere, piangeva.
Il giorno dopo, due giorni fa, Veronica se n’è andata. Io non la conoscerò mai.
Quando ci viene in mente qualcosa, va fatta. Altroché. Fuck The Normal Life.
Se siete arrivati fino a qui seguiteci anche su Facebook e su Instagram