Sono un po’ confusa. Ci avevano venduto Le grand rendez-vous, il corto di Claude Lelouch, come una nuova pietra miliare della storia del cinema d'autore: il ritorno di una pellicola che nel 1976 scioccò il mondo, le strade suggestive di una Montecarlo senza Gran Premio e un registra premio Oscar che dirige e battezza l’esordio da attore di Charles Leclerc, il rampollo della Formula 1 che sembra in grado di fare qualsiasi cosa.
Ma io, dopo aver visto il cortometraggio, mi sono sentita come Fantozzi costretto a commentare La corazzata Potëmkin.
E vorrei davvero usare termini eclettici e avanguardisti per riassumere questo film ma l’unica cosa che mi viene in mente al momento è proprio di fantozziana memoria: “Le grand rendez-vous…. è una cagata pazzesca”.
Che poi chiamarlo film è pure eccessivo: questo corto è una pubblicità nella pubblicità, poco altro. Leclerc si improvvisa attore ma è uno specchietto per le allodole, nel corto guida e basta, non recita mai. La Ferrari piazza sulle strade di Monaco la sua SF90 Stradale come in un filming day qualsiasi e il Principato si mette in mostra spolverando il Principe Alberto, coprotagonista di questa scenetta senza sceneggiatura.
Quando Leclerc parcheggia la sua Ferrari dopo un giro full gas (mancano però i microfoni ben posizionati e il rombo si sente pochissimo) ci sono addirittura gli applausi di chi lo sta aspettando. Piccolo inchino al Principe e via un altro giro, questa volta ancora più istituzionale. E mentre lo guardo mi aspetto qualcosa, un errore, un colpo di scena, una battuta. E invece niente.
Almeno nei video su YouTube in cui i piloti di Formula 1 portano in giro un passeggero c’è da divertirsi… c’è sempre qualcuno che urla o si sente male. La moglie di Riccardo Patrese che dice al marito di rallentare perché a pranzo ha mangiato lo spezzatino meriterebbe un premio per l’interpretazione, Alberto di Monaco decisamente no.
È uno spot congiunto, Leclerc il fulcro di tutto. Va bene così, non c’è nulla di male, ma accomunare questo piccolo prodotto di marketing al capolavoro di Lelouch degli anni 70 è uno sfregio al cinema. Questo sarebbe il remake di C'etait un rendez vous? Il corto per cui il regista rischiò l’arresto? Il piccolo gioiello del cinema d’autore francese? Ma non scherziamo.
A un certo punto mi viene addirittura il dubbio di essere uscita di testa così vado a controllare i commenti social sotto al video. Non che da lì arrivi il giudizio della commissione per Palma d’oro a Cannes però così, tanto per togliermi il dubbio. Mi sento di nuovo Fantozzi, questa volta però attorniata dai miei colleghi, tutti che gridano in coro “è una cagata pazzesca”.
Dall'ira del pubblico, che come si aspettava 007 misto a Forrest Gump misto a Titanic, si salva solo lei: Rebecca la fiorista. Seguendo il filo logico del ramake, come Lelouch sfrecciò per Parigi per arrivare dalla sua fidanzata Gunilla Friden, così Leclerc sfreccia per Montecarlo per andare a prendere Rebecca la fiorista. Solo che prima tocca fare il giro con il Principe Alberto. Poi ci sono i saluti, gli applausi, le mascherine, i fiori preparati proprio da Rebecca la fiorista.
Eccoli finalmente che rifanno insieme (per la terza volta!) il magico percorso del Gran Premio di Montecarlo. Si guardano, imbarazzatissimi, e si tolgono la mascherina. Fine. Titoli di coda. 92 minuti di applausi.