Max Mosley non ha bisogno di presentazioni. Lo storico ex presidente della Fia (Federazione Internazionale dell'Automobile) è morto suicida nel 2021, lasciando, è emerso ora, un nuovo testamento redatto poco prima di farla finita. Aveva 81 anni ed era allo stadio terminale di un cancro. Ha scritto le sue ultime volontà il giorno del suo compleanno, a un mese dal gesto estremo, e l’oggetto era la sua proprietà nel Regno Unito, valore stimato di quasi 75 miloni di euro. La casa vale più di quanto lo stesso Mosley pensasse.
La fortuna del già boss della Formula Uno era a sua volta l’eredità del padre, il leader fascista Oswald Mosley (l’avversario di Tommy Shelby nelle ultime stagioni dell’acclamata serie Peaky Blinders). Sono 22 pagine di documento. La maggior parte del patrimonio è andata alla moglie Jean, 61 anni e una prospettiva media di venti per godersi la fortuna del marito defunto. 3 milioni di sterline sono stati inveci conservati per Horatio Mortimer, amico del figlio defunto Alexander Mosley, probabilmente morto per overdose, e fiduciario dell’Alexander Mosley Charitable Trust. Lo stesso Trust era finito nell’occhio del ciclone quando donò 12 milioni di sterline, l’anno scorso, all’Università di Oxford, accusata di aver accettato soldi da una famiglia storicamente legata al fascismo. Legami non certo trascurabili, se si pensa che il padre di Max sposò la moglie a casa di Joseph Goebbels, in presenza di Adolf Hitler stesso.
Dopo la stesura del testamento Mosley ha scelto di spararsi con un fucile a doppia canna. Un solo biglietto insanguinato con su scritto “Non avevo scelta”. Un colpo di fucile per accorciare la sentenza di morte che i medici gli avevano dato, a causa di un linfoma che avrebbe comportato “un’aspettativa di vita molto limitata”. Forse un gesto di delicatezza, quello verso il suo governante e assistente, che si trovò un biglietto sulla porta della sua stanza in cui c’era scritto di non entrare ma di chiamare direttamente la polizia. La madre, impenitente, morì agli inizi del Duemila, convinta delle idee della giovinezza, e pochi anni dopo, a conferma dei legami ben poco ambigui con la cultura nazifascista, Max Mosley stesso sostenne di aver partecipato a un’orgia a tema nazista insieme a cinque prostitute. La sua fama, tuttavia, era legata anche alle riforme varate per la sicurezza in Formula Uno quando era presidente della FIA. La sua vita tra i motori era iniziata però molto prima, nel 1969, quando co-fondò la March Engineering, una squadra di corse automobilistiche a Bicester, nell’Oxfordshire. Un personaggio controverso, che nel corso degli anni tentò di bloccare la libertà di stampa in più di un’occasione, sicuramente abbastanza potente da rimanere impunito per le sue affermazioni ai limiti del filonazismo. Il milionario ex presidente di Formula Uno lascia denaro e un’eredità scomoda, ora in mano della fondazione in onore del figlio, e di una moglie silenziosa e invisibile, che mai sembra aver pronunciato in pubblico un giudizio sul marito.