Un tempo era conosciuta solamente per le sue prestazioni in Formula 1 e in altre gare su quattro ruote, come la 24 Ore di Le Mans appena vinta per il secondo anno consecutivo. Poi Ferrari si è trasformata in uno dei brand più ambiti dagli automobilisti di mezzo mondo, e in seguito è entrata anche nell’universo Fiat. Ma cos’è oggi il Cavallino rampante? E soprattutto, cosa sarà in futuro? A rispondere a queste domande sono i due giornalisti Chiara Albanese e Tommaso Ebhardt in una puntata del loro podcast Quelli che i soldi non dicono di Bloomberg (prodotto da Chora Media) intitolata “La Ferrari del futuro”. Insomma, non solo un produttore automobilistico e una scuderia di F1, ma anche “una delle storie di maggior successo finanziario degli ultimi dieci anni”, perché la nuova stagione, o meglio ancora la nuova era della Rossa di Maranello è iniziata quando “Sergio Marchionne la separò da Fiat-Chrysler per quotarla prima a New York e poi anche a Milano – racconta Ebhardt –, con un’operazione finanziaria da manuale”. Il dirigente italo canadese, in poche parole, è stato l’uomo che ha fatto cambiare pelle all’azienda. Poi, dopo la morte improvvisa di Marchionne, è toccato a John Elkann (presidente di Stellantis) salire al controllo del marchio made in Italy, che ha cercato di massimizzare l’essenza di Ferrari in campo finanziario. Ma adesso il mondo delle quattro ruote si ritrova nel pieno di una rivoluzione radicale, e al Cavallino non resta far altro che “imparare a cambiare pelle”…
Basta con l’esempio di Sergio Marchionne, “per accompagnare l’azienda in questo processo di trasformazione – dice sempre Ebhardt – John Elkann […] ha scelto un laureato in fisica, che ha lavorato nel settore della tecnologia, diventando un guru dei chip. Un ragazzo della Basilicata, che ha girato il mondo senza perdere le proprie radici […] lui – continua il giornalista – è Benedetto Vigna”. È lui il volto della nuova Ferrari, che magari non vincerà più mondiali di F1, ma che in Borsa è semplicemente imprendibile. Il ceo del Cavallino, quindi, interviene nel podcast, raccontando il proprio metodo di lavoro, ma soprattutto la sua visione del futuro; il futuro dell’azienda. “Ferrari è una delle aziende più sexy al mondo – commenta Chiara Albanese –, ma cosa vuol dire per un’azienda essere sexy? Non solo avere un brand conosciuto a livello globale e iconico, ma anche essere una società in grado di attrarre talenti che ci vogliono lavorare. Nel caso di Ferrari – assicura Albanese –, c’è questo e altro”. Comunque sia, al microfono di Quello che i soldi non dicono, Vigna, dopo aver parlato dei metodi approccio al lavoro (e al mercato), discute dei futuri obiettivi di Ferrari, toccando (inevitabilmente) anche il tema dell’elettrificazione. “Questo qui è un decennio molto importante – ha rivelato l’amministratore delegato della Rossa –, è un decennio durante il quale noi, come azienda abbiamo sviluppato delle auto ibride, che hanno riscosso già tanto successo presso i nostri clienti. Ma – continua Vigna – stiamo sviluppando anche un’auto elettrica”. Il Cavallino da rosso diventa green? “Io penso – dice ancora il dirigente del Cavallino – che una società come la nostra debba essere in grado di usare qualsivoglia tecnologia: la termica, la ibrida, quella elettrica, per dare delle emozioni di guida ai nostri clienti che sono uniche. Quindi – sottolinea Vigna – noi in Ferrari continueremo a fare le auto termiche, ma faremo anche le auto ibride, e le auto elettriche”. Vigna la chiama “strategia a tre colori: rosso, blu e verde”, quella “giusta per una società come la nostra che vuole continuare a fare sempre prodotti unici e che – conclude (e ripete) Vigna – ti danno emozioni di guida uniche”.