Ci sono due immagini che resteranno nella mente dei tifosi nella sofferta, e bellissima, vittoria della 24 Ore di Le Mans di quest'anno della Ferrari. La prima è quella degli occhi lucidi di Nicklas Nielsen, il pilota danese di 27 anni dell'equipaggio numero 50 che ha avuto l'onore di portare alla bandiera a scacchi la Ferrari 499P vincitrice della gara più bella del mondo. Lo sguardo sofferto che spunta dalla visiera sollevata del casco, l'emozione impossibile da nascondere dopo 24 ore di tensione assoluta in cui è capitato di tutto al box della rossa: penalità, problemi, pioggia, strategie compromesse e ricostruite da zero. Poteva essere un disastro, dopo la vittoria dello scorso anno, e invece il successo è arrivato in un insieme di perseveranza e talento, dove ogni membro del team ha dato tutto quello che poteva dare.
La seconda immagine è proprio quella dei compagni di squadra di Nicklas Nielsen, Antonio Fuoco e Miguel Monina, fermi nel box della Ferrari ad aspettare gli ultimi minuti di gara come se da quelli dipendesse la loro intera vita. Le mani sulla bocca, lo sguardo paralizzato: la numero 50 è arrivata al traguardo con il 2% di autonomia, vicinissima a dover rientrare per il pit stop. Anche nei loro occhi c'era la stessa emozione del compagno di squadra danese, la tensione e la gioia di una vittoria conquistata con i denti. Ed è proprio la difficoltà di questa impresa a rendere la domenica di Le Mans ancora più bella: i tre sfilano, come da tradizione, sotto gli occhi di tutti quelli che nelle ultime 48 ore hanno reso Le Mans possibile, dai tifosi agli addetti ai lavori. Abbracciano i colleghi dell'equipaggio numero 51, che lo scorso anno ha vinto Le Mans, stringendo Antonio Fuoco, James Calado e Alessandro Pier Guidi con la stessa gioia con cui loro, un anno fa, hanno fatto lo stesso.
E' una grande famiglia quella costruita da Antonello Coletta, che conosce e rispetta l'imprevedibilità di una gara sacra e assurda come la 24 Ore di Le Mans. Dove chi avrebbe meritato di più, come la 83 di AF Corse, è costretta al ritiro, e dove chi invece sembrava aver perso ogni speranza si ritrova sul tetto del mondo, per la seconda volta consecutiva. La Ferrari torna così al successo, vincendo nello stesso anno la 24 Ore francese e - in Formula 1 - il Gran Premio di Monaco, un'impresa che una squadra non realizzava nella stessa stagione dal 1934. Un sogno vivo, lucido, riflesso negli occhi dei tre ragazzi che l'hanno ottenuto e di tutti quelli che ce l'hanno fatta con loro.