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Sì, la shooting brake di BYD si chiama DENZA Z9 GT e noi l’abbiamo spremuta in pista: 2 frigoriferi, 4 ruote sterzanti, tanti rimpianti a fine corsa

  • di Tommaso Maresca Tommaso Maresca

28 maggio 2025

Sì, la shooting brake di BYD si chiama DENZA Z9 GT e noi l’abbiamo spremuta in pista: 2 frigoriferi, 4 ruote sterzanti, tanti rimpianti a fine corsa
È snella, affusolata, setosa e ti guarda con un paio di occhi felini: DENZA Z9 GT, la nuova shooting brake di BYD, sotto le apparenze nasconde quattro motori potenti e una batteria che pesa meno di quanto ti aspetti. Trazione integrale, si parcheggia in un fazzoletto, all’occorrenza si muove sorniona come un granchio e all’interno ha praticamente tutto per non farti rimpiangere un soggiorno cinque stelle: noi l’abbiamo provata in pista, a Vairano, per portarla al limite e scovare tutti i difetti che la versione europea (arriverà ad inizio 2026) non dovrà avere. Ecco com’è andata

di Tommaso Maresca Tommaso Maresca

Denza. È idealmente un acronimo: Diverse, Elegance, Novel, Zenit, Aspirational. È in pratica una macchina, anzi Denza Z9 GT è la macchina che BYD esporrebbe nella vetrina di un suo qualsiasi concessionario, perché stiamo parlando della shooting brake, del modello di punta del marchio premium, dell’ammiraglia, del top di gamma, der mejo del colosseo mai realizzato dall’azienda cinese. Per capirci, è quel prodotto per il quale 1200 designer, capitanati da Wolfgang Egger, hanno programmato meeting extra allo scopo di trovare il pelo nell’uovo e ricominciare tutto da capo, fino ad abbracciare la perfezione.

Se tecnologia, stile, affidabilità e competenze di BYD sono state ormai riconosciute e apprezzate dal mercato europeo, ecco che Denza Z9 GT è qualcosa di completamente inedito, qualcosa in più: ogni componente della vettura è stato portato al limite, senza risparmiare nulla. Per questo motivo, costerà più di ogni altra BYD che avete visto sfilare nelle strade. Ovvero? Arriverà nel Vecchio Continente alla fine del 2025 con un prezzo di listino che sarà sicuramente superiore a 75mila euro e probabilmente inferiore a centomila. Il range è piuttosto ampio, sì, ma ci sono diverse variabili da tenere in considerazione: le differenze tra la versione totalmente elettrica e quella plug-in hybrid, l’imprevedibilità dei dazi di Trump e gli effetti di questi sulle relazioni internazionali. Noi, in ogni caso, abbiamo provato la versione cinese in anteprima - tra i silenzi della bassa padana interrotti dai cinguettii di un lunedì pomeriggio primaverile. Il nostro compito? Scovare il pelo nell’uovo, ovviamente.

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La fiancata di Denza Z9 GT

Sul circuito di Vairano ci hanno consegnato le chiavi della versione plug-in, che monta un motore termico 2.0 turbo a quattro cilindri da 207 cavalli, abbinato a tre propulsori elettrici, per una potenza combinata di 870 CV. Denza Z9 GT se ne sta lì, parcheggiata di traverso, all’ombra di un porticato che la ripara dai raggi perpendicolari della fase post prandiale. Sarebbe l’ora della pennica, invece lei, con quei fari anteriori sottili – con quelle luci diurne leggermente staccate quasi a formare una lacrimuccia – ti guarda e non capisci se ti stia implorando disperatamente di smuoverla da lì o se ti stia strizzando l’occhiolino per invitarti ad entrare e portarla a spasso. Le giri attorno per cercare di afferrare il suo stato d’animo: le fiancate sono scanalate da una linea di cintura che ti induce a sbriciare il posteriore, dove Denza diventa graziosamente muscolosa, bombata da un portellone convesso su cui si adagiano altri due gruppi ottici che somigliano alle pupille di un felino, protetti a loro volta da uno spoiler bicefalo con pieni poteri aerodinamici. Affusolata, sinuosa, sfuggente; Denza sembra una pantera in agguato. Le maniglie sono a scomparsa e noi, rapiti, ci eclissiamo al suo interno.

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Denza Z9 GT nel cortile di Vairano
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Il posteriore di Denza Z9 GT

Dentro, Denza è docile e rassicurante. C’è spazio, tanto spazio, più di quello che suggerirebbe la scheda tecnica alla voce “passo”, tre metri e dieci centimetri sfruttati come se fossero il lungomare di Cannes. Spazio nel bagagliaio da 580 litri, spazio per stirare le gambe sia davanti che dietro, mentre la schiena poggia su sedili in pelle inclinabili in dodici angolazioni, riscaldabili, disposti a massaggiarti le terga in dieci punti diversi. Non fosse abbastanza, tra i due sedili anteriori – sotto il bracciolo – si nasconde un frigorifero di quattro litri per le bibite fresche. Abbassando il poggiatesta del sedile centrale posteriore, invece, spuntano due portabicchieri e un altro frigorifero da dieci litri adatto a tenere in fresco un sempre soddisfacente prosciutto e melone, o une crudité di pesce se lo sfizio scalpita e diventa incontrollabile. E poi schermi, schermi dappertutto: un infotainment centrale da 17 pollici, due display laterali che fungono da specchietti retrovisori elettronici (l’opzione tradizionale con specchi retrovisori classici, di vetro, resta comunque disponibile), un display di tredici pollici di fronte al sedile del passeggero che si somma a quelli posizionati sugli schienali dei sedili anteriori. Ognuno può farsi gli affari propri sul rispettivo televisore, oppure possono essere integrati per cantare tutti insieme grazie all’ormai intramontabile opzione karaoke targata BYD (impianto audio Devialet con 24 altoparlanti), dove solo il pilota è tenuto a ricordarsi a memoria il testo, che non compare sull’infotainment centrale per evitare la sbirciata all’attacco della seconda strofa dopo il ritornello. Al fine di scongiurare il rischio dell’impersonalità propria di una sala riunioni, tutti questi schermi sono incastonati in rifiniture in legno affumicato, che scaldano un’atmosfera fluttuante, variabile a seconda del meteo e dell’umore: la scelta di spalancare il tetto panoramico di due metri quadrati addobbato di parasole è esclusivamente vostra.

 

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Gli interni di Denza Z9 GT - plancia di comando
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Gli interni di Denza Z9 GT - sedili posteriori

A questo punto, Denza freme, ce lo suggeriscono gli altoparlanti che gracchiano le istruzioni per l’attivazione della modalità “Sport”. Noi le ascoltiamo ed entriamo in pista. Sul rettilineo dei box ci chiedono di portarla al limite, non ci facciamo pregare: a 210 km/h Denza diventa leggermente meno silenziosa del solito, emettendo un ronzio di fondo che segna l’entrata in scena del motore termico. Pinziamo delicatamente il freno al cartello dei 100 metri per impostare curva uno. È una sinistra lunga, ampia, scorrevole, con punto di corda ritardato: la percorriamo a 115 km/h senza che la macchina emetta un lamento, un’oscillazione, il benché minimo accenno di rollio. In poche parole, è una goduria. Poi ci chiedono di rallentare fino ai settanta orari per assaggiare le reazioni della macchina su un tracciato esterno, pieno di buche e dossi artificiali, vagamente simile ad un crossodromo o alle strade di Milano a novembre dopo una settimana di pioggia: Denza è morbida, elastica, si alza e si abbassa sulle sospensioni in maniera graduale; sogna di restituire strattoni e brusche proteste ma sopporta sommessamente la fatica. Così torniamo su un nastro d’asfalto lungo e stretto, dove l’esercizio è quello di invertire ossessivamente la macchina a U e di accelerare fino ai cento orari. Vengono a galla altri due punti forti di questa macchina, che impiega 3,6 secondi per passare da zero a 100 km/h e ha un raggio di sterzata di 4,62 metri, paragonabile a quello delle più minute citycar.

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Denza Z9 GT in pista a Vairano

La domanda sorge spontanea: considerando la lunghezza della vettura, 5 metri e 20 centimetri, com’è possibile un raggio di sterzata così corto? La risposta non è nelle stelle, ma nella tecnologia forse più impressionante di Denza, che dispone delle quattro ruote sterzanti. Non sarà l’unica macchina sul mercato con questa funzionalità, ma la prima a sfruttarla con tale ampiezza di prospettive: a basse velocità le ruote posteriori possono sterzare fino a 15° in controfase con quelle anteriori (facilitando notevolmente le manovre di parcheggio) e in concordanza (con la macchina che può strisciare in un fazzoletto d’asfalto alla pari un granchio che zampetta sulla battigia). Grazie ai due (di tre) motori elettrici posteriori appostati in corrispondenza delle ruote, Denza può ruotare anche attorno al proprio asse, mentre le ruote anteriori restano ferme e fanno da perno. Questa modalità di guida si attiva manualmente attraverso l’infotainment, tenendo conto di una controindicazione: le ruote posteriori sterzano ma lasciano evidenti virgoloni neri sull’asfalto. Ovvero? Le gomme durante queste manovre di emergenza si consumano ma si tratta – appunto – di occasioni isolate che nel complesso comportano un degrado trascurabile.

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I cerchioni da 20 pollici di Denza Z9 GT

In riferimento alle situazioni di pericolo, Denza è una fortezza. Dispone della frenata di emergenza, che abbiamo testato, verificando come la macchina sia capace di fermarsi a ridosso di un ostacolo mentre noi teniamo il gas puntato sui 60 km/h. È dotata, poi, di un sistema di gestione dello scoppio di uno pneumatico: funziona anche sul dritto di Vairano, ad oltre duecento orari, con l’anteriore destra che parte e Denza che mantiene incredibilmente stabilità e traiettoria. Come fa? La centralina elettronica riconosce in dieci millisecondi lo scoppio, interrompendo la trasmissione della coppia alla ruota interessata ed evitando sbandamenti improvvisi. A questo punto, le ruote posteriori diventano sterzanti e possono convergere forzatamente per stabilizzare la vettura, senza farla deragliare. Mica male.

È doveroso passare in rassegna qualche dato quanto mai utile sull’autonomia e sui tempi di ricarica di questa ammiraglia. Denza, in versione plug-in, con un pieno di benzina e una ricarica completa, certifica un’autonomia combinata di 1100 km. La versione completamente elettrica, che monta una batteria da 100 kwh (contro i 38,5 della ibrida) per una potenza di 960 cavalli (e un peso di 2800 kg a vuoto=, ha bisogno di una ricarica dopo 630 km inanellati su strade urbane. In compenso, supporta il flusso della corrente continua delle colonnine ultrarapide (capacità massima 300 kw) che le consentono di rifocillare il 70% della batteria in poco più di venti minuti. I tempi, naturalmente, si dilatano se la ricarica viene iniettata con corrente alternata.

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DENZA - il logo tridimensionale

In conclusione, al di là di qualsiasi numero, conta ciò che provi alla fine, quando ti dicono che il test drive è finito. Premi un pulsantino alla sinistra del volante che ti spalanca automaticamente la portiera, ti tiri su con estrema lentezza e con altrettanta flemma richiudi la portiera alle spalle. La verità è che ti dispiace lasciare Denza, già rimpiangi quel lasso di tempo ovattato trascorso al suo interno. Ti sentivi al sicuro, a contatto con la modernità e in linea con sensazioni di guida sportiva vecchio stampo. La percezione di avere tutto l’occorrente e anche qualcosa in più. La sensazione di poter fare tanto, praticamente tutto, sicuramente più di ciò che hanno a disposizione il 95% degli esseri umani che incroci per strada. Così ti mordi la lingua, ti rimproveri per non esserti goduto abbastanza quella che a tutti gli effetti è un’esperienza di vita. In testa rimbomba una sola domanda: quando mi ricapita?

 

 

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Il bozzetto del designer Wolfgang Egger per Denza Z9 GT

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