Sarà il rumore degli scarichi che fa tremare lo stomaco, l'odore della gomma bruciata che entra dalle narici e sembra appiccicarsi direttamente all'interno del cranio, le luccicanti grafiche e le forme pazzesche delle auto o l'adrenalina della gara… più facilmente sono tutte queste cose insieme che rendono la HillsRace un evento unico nel panorama italiano che vale la pena di seguire.
Per la prima volta vent'anni fa un gruppo di amici, appassionati di gare di accelerazione in puro stile americano, hanno trovato ospitalità presso la pista dell'aeroporto di Rivanazzano (vicino a Voghera) e, da allora, hanno continuato a trovarsi ogni anno dando vita a un evento unico nel panorama italiano. In cosa consistono le gare di accelerazione? Semplice: una striscia di asfalto, un semaforo, e il tentativo di percorrere un quarto di miglio, circa 400 metri (402,335 per l'esattezza) nel più breve tempo possibile. Questo tipo di competizione affonda le sue radici nel lontano e mitico far west, i cowboy si sfidavano con i loro cavalli su questa distanza perché dovevano correre più in fretta possibile per radunare il bestiame. Ora di cavalli ce ne sono parecchi, fino a 1300, che consentono a questi bolidi di coprire la distanza in poco più di sei secondi e uscire alla folle velocità di oltre 260 Km/h. Sembra già di sentire qualcuno che dice che però le Formula1 potrebbero fare anche meglio… forse è vero, ma queste sono auto stradali, con motori stradali (o almeno lo erano) modificati quasi in maniera artigianale, dove oltre alla benzina e al Nos trovano spazio ettolitri di passione. E questo lo si capisce girando tra i gazebo che fungono da box per questi mostri con le ruote larghe e che un tempo erano maggioloni, Fiat Uno, berline e perfino station wagon. Sì, perché una delle caratteristiche della HillsRace di Rivanazzano è che si può girare liberamente tra le auto, parlare con piloti e meccanici e immergersi fino al collo in un'atmosfera che più a stelle e strisce non si può.
Un luogo dove si torna a respirare la passione vera, fatta di rispetto per il lavoro altrui e dove la gara è innanzi tutto contro se stessi, dove si possono vivere storie che sembrano uscite da film in bianco e nero come la scuderia che cede il cambio del proprio maggiolone all'"avversario" visto che loro hanno rotto il motore, un'ora di lavoro e il vecchio Volkswagen ipervitaminizzato torna in pista per le semifinali.
Perfino il pubblico è uno spettacolo: famiglie con bambini, ragazzini che viaggiano sui mezzi più improbabili, probabilmente assemblati dai genitori che si lanciano nel quarto di miglio con le loro auto, ragazzi di un tempo con barba e capelli bianchi e l'immancabile gilet in pelle con le patch del motoclub o dei paesi attraversati con la loro Harley. Dopo una giornata passata a Rivanazzano non vediamo l'ora che arrivi l'edizione numero 21 per tornare a respirare gomma, benzina e passione.