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5 motivi per guardare
Drive to Survive

  • di Giulia Toninelli Giulia Toninelli

17 aprile 2020

5 motivi per guardare Drive to Survive
Un titolo altisonante che non rende giustizia alla docu-serie fatta di emozioni vere che per prima ha portato il dietro le quinte della Formula 1, al grande pubblico, grazie a Netflix. Ecco cinque buoni motivi per cui vale davvero la pena vederla

di Giulia Toninelli Giulia Toninelli

Nell'attesa di vedere i semafori spegnersi sulla nuova stagione di Formula 1, Netflix regala agli appassionati la possibilità di entrare nei box delle scuderie e nella testa dei piloti che hanno animato gli ultimi campionati. Come? Con Drive to Survive, la docu-serie in due stagioni che ripercorre gli episodi salienti dei mondiali di Formula 1 2018 e 2019. 

Scopri cose che non sapevi

Netflix reinterpreta con una nuova chiave narrativa i campionati già conclusi

Non è vero che per gli appassionati di Formula 1 guardare questa serie non ha senso. In ogni puntata potrete scoprire le sfaccettature dei vostri piloti preferiti, i sentimenti che li hanno mossi nelle decisioni più difficili della loro stagione, i grandi punti interrogativi sul loro futuro e i piccoli drammi che non avreste mai pensato potessero avere. La difficoltà di vedere il proprio sedile a rischio e la consapevolezza di non avere una seconda chance sono raccontate magistralmente, nella stagione 2 di Drive to Survive, nel caso Renault-Hulkenberg mentre pian piano - nella stessa stagion - ad emergere sono la personalità Valtteri Bottas, i problemi economici della Williams, la cruda retrocessione di Pierre Gasly. 

Ferrari a Monza

Rivivi la sfida

Ditemi che non avete avuto i brividi lungo tutta la schiena il giorno in cui Charles Leclerc è salito sul gradino più alto del podio di Monza, lo scorso anno. Davanti a quella folla rossa, con lo sguardo di un bambino emozionato dopo aver lottato come un diavolo contro il campione del mondo. Piccolo e grande allo stesso tempo. Drive to Survive vi regala di nuovo quei brividi, raccontando un punto di vista che non conoscevate e trovando sempre un collegamento tra i momenti più diversi della stessa stagione. Netflix osserva il campionato guardandolo da fuori, a giochi conclusi, e ve lo ripropone come qualcosa di nuovo. Operazione riuscita. 

Daniel Ricciardo

Ridi tantissimo

A questo basterebbe la sola presenza di Daniel Ricciardo, grande protagonista sia della prima che della seconda stagione. E come potrebbe non esserlo? L’australiano si presta più di tutti a rendere la serie un vero e proprio show. Nella seconda stagione si aggiunge alla squadra il piccolo Lando Norris, pupillo della McLaren che sembra appena uscito da un meme di Instagram più che dalla vita vera. A fare da collante sono i battibecchi nei box, le frecciatine tra compagni di squadra e i backstage inaspettati. 

Anthoine Hubert

Ti emozioni

Netflix tratta con estrema delicatezza e rispetto la morte di alcuni piloti, nel racconto di uno sport che è fatto (anche) di rischio

Su questo Netflix ha fatto centro. Nella prima stagione, Drive To Survive ha dedicato un'intera puntata alla scomparsa di Jules Bianchi, al suo rapporto con il giovanissimo figlioccio Charles Leclerc, alla sofferenza della perdita che viene a patti con uno sport fatto di rischio. Nella seconda stagione il sentimento viene amplificato e Netflix tratta con estrema delicatezza e rispetto la recente morte del pilota di F2 Anthoine Hubert. Il weekend del suo tragico incidente a Spa, in un sabato di fine agosto 2019, è messo a nudo attraverso le voci dei piloti che sono stati per Hubert colleghi e amici. Una nota di sofferenza che non si vorrebbe vedere ma che fa parte di questo sport. 

Kimi Raikkonen

C'è Kimi Raikkonen

Chi ha già visto la serie sa di che cosa parlo, chi non l’ha vista dovrebbe guardarla solo per godersi il gran finale dell’unico e solo Kimi Raikkonen. Praticamente assente in tutte le puntate compare nel finale per dare il suo mitico e iconico giudizio sulla passione che lo guida in questo sport. Imperdibile. 

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  • Cinema
  • Documentari
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