Un bel film italiano
Ci sarebbero i presupposti per rendere questa storia un prodotto hollywoodiano di tutto rispetto. Il dramma, la forza femminile, la lotta per combattere i creditori, la redenzione familiare, una spruzzatina di storia vera. E invece il grido di battaglia di tutto il film è “Vacca Boia” e la storia non potrebbe essere più italiana di così. Per una volta si parla di motori nella terra dei motori e lo si fa senza sporcarli di perfezione.
Gran Turismo
Sempre e solo Formula 1. Nuova, vecchia, rivisitata, in versione documentario o serie TV. Abbiamo visto la Formula 1 in tutte le sue sfaccettature ma non avevamo mai visto il GT. Il Campionato Italiano Gran Turismo è un mondo speciale, degno di essere raccontato al cinema. È fatto di pochi soldi e tanta gavetta, di sponsor che non sono mai abbastanza, di troppa passione e pochissima visibilità. Eccolo qui, proprio com’è.
De Angelis/Accorsi
Le unghie sporche, i denti marci, i capelli unti e quella magrezza un po’ ammalata coperta appena dagli abiti luridi. Della bellezza di Stefano Accorsi non rimane nulla, così come dell’uomo che Loris era. Un’interpretazione che gli è valsa il David di Donatello per il miglior attore protagonista. Al suo fianco Matilda De Angelis non sfigura mai. Novellina del grande schermo è dolce come un’adolescente che perde tutte le sue sicurezze ma incazzata come chi ha già visto il male del mondo. Una coppia di disadattati perfettamente riuscita.
Viva i motori
La Motor Valley italiana, il circuito di Imola, quell’accento lì. Ragazzi che brividi. È la prima volta che un film sui motori non ha l’accento americano e i colori sgargianti di un spot in TV. Meno vittorie, meno leggende, più sentimenti veri. È tutto un po’ più grezzo, più crudo, più nostro.
La storia vera
A completare Veloce come il vento è la verità. C’era una volta Carlo Capone, vincitore del campionato europeo di rally nel 1984. Un dramma diverso da quello del suo gemello Loris, per uno la tossicodipendenza, per l’altro la depressione dopo la perdita di una figlia. E poi Loris per tutti è Il ballerino, Capone era Lo Sfasciacarrozze. Uguali anche in questo seppur diversi. Una libera interpretazione di una storia senza lieto fine che regala a Veloce come il vento l’autenticità di tutte le cose più vere.