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A petto nudo davanti al G20, ma Nicola Frangione ha detto tutto quello che c’era da dire sui social e su di noi

  • di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

7 luglio 2021

A petto nudo davanti al G20, ma Nicola Frangione ha detto tutto quello che c’era da dire sui social e su di noi
È diventato un caso sui social, è diventato il motivo per cui abbiamo saputo che il G20 era a Matera. Ma Nicola Frangione, 74 anni, è diventato soprattutto un ottimo motivo per guardarsi dentro e capire che, tutto sommato, ad essere inadeguati davanti a qualcosa di più grande siamo noi, non lui. Che cita Umberto Eco e ci fa riflettere sulle parole: sempre troppo poche, sempre le stesse

di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

Le buone maniere. L’abitudine a parlare per farsi capire ed ascoltare. La barba fatta con maggiore cura perché ci sono i giornali, o forse no. Nicola Frangione, 74 anni, è l’uomo che si è affacciato sulla terrazza di casa davanti al G20 a torso nudo. È un caso mediatico, anzi social, anche se tutto sommato ormai è la stessa cosa. Scrivi G20 Matera su Google e c’è lui, il “multilateralismo con al centro l’ONU” devi andarlo a cercare. Cosa che, comunque, neanche la sua foto ci ha persuaso a fare.

Lo scatto è questo: un panzone alla finestra, colletti bianchi sotto. È l’estetica del sud con i suoi ritmi lenti e soleggiati, la distanza tra un uomo e un’organizzazione. È dire al mondo “ecco l’Italia”, ce ne fotte un cazzo del G20. Tutti ne scrivono, valanga di meme, La Repubblica lo va a intervistare. E Nicola Frangione ribalta tutto in tre minuti come la prima volta che fai l’amore. Non proprio così, ma va bene lo stesso.

“Mi ha colpito la grande rilevanza che ha avuto un fatto del genere - racconta nell’intervista  pubblicata su Instagram - Ho cominciato a leggere i commenti: spesso il numero delle parole usate è molto stretto, hanno usato quasi tutti le stesse parole. Sia chi era a favore sia chi era contro, chi era più critico… Ma quasi sempre erano le stesse parole e la cosa è un po’ preoccupante. Mi diverto, non ho niente da ridire, lascio andare. Una domanda, però, me la faccio: cosa direbbe Eco davanti a una cosa del genere? Mi sono sempre interessato a quelli che stavano ai primi piani della scala sociale, alias tossicodipendenti, detenuti. Perché forse penso che siano quelli che hanno più bisogno di interesse. […] Ma possibile che chi usa i social, internet, sia così ridotto? Così poco analitico? Non dico che i social debbano scomparire, io chiederei un’altra cosa. Scrivete tutto quello che volete, come volete, però pensateci un pochino sopra”.

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Un post condiviso da la Repubblica (@larepubblica)

Nella stessa settimana, Nicola Frangione si trova a dividere l’attenzione dei social con Imen Jane e Francesca Mapelli. Due persone famose su Instagram che hanno deciso di dare lezioni di civiltà a Palermo, a cominciare dalla cassiera pagata tre euro all’ora e che, a detta loro, facendo la guida turistica ne guadagnerebbe trenta. Su Twitter qualcuno ha scritto: “Quindi Chiara Ferragni avrebbe detto a Trash Italiano di levare il video di Imem Jane perché Francesca Mapelli è una delle sue migliori amiche? Ma la Ferragni non era quella giusta, quella che si scherza sempre, quella che usa bene i propri privilegi?”. Tra le risposte, nel mezzo di lunghe analisi, si legge anche un: “Rilassati, non è il mondo reale”. Il fatto però è che non se lo ricorda più nessuno.

Umberto Eco diceva che grazie ai social gli imbecilli hanno acquisito diritto di parola su ogni tematica, possono parlare di quello che non conoscono con la stessa autorevolezza di un Premio Nobel. Eco è morto e non sa che ora è il contrario. Gli imbecilli sono così tanti che il dibattito è guidato da loro. Bulldog sì, bulldog no. Cosa ha detto un’influencer di Instagram. Come si è posta la madre di tutte le influencer a riguardo e cos’ha voluto aggiungere il suo marito rapper. Sono il riferimento del paese e la guida della democrazia, anche oggi che hanno attaccato Matteo Renzi. "Che schifo che fate politici", ha scritto Chiara. Cinque parole che arrivano dritte nello stomaco, lasciando il vuoto nel giro di un amen come se fosse un panino di MacDonald's. I social sono fast food, ma ormai ci siamo scordati il sapore del cibo. Detto questo, il panzone alla finestra siamo noi. Sbracati e sudati, lontanissimi dal comprendere cosa stia succedendo. Parliamo per meme, emoji, sticker. Parliamo per tormentoni. E ciò fa di noi delle persone peggiori.

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