“Stop making stupid people famous” è l’adagio che, pur scalpitando di giorno in giorno dalla notte dei tempi, storicamente non riesce a farsi strada, se non per pochi secondi, nel nostro feed cognitivo. A ricordarcelo, così, gratis come tozzi di carbone vinti con due dì d’anticipo, arriva Back to School, il nuovo show di Italia 1 che costringe un manipolo di vip a sottoporsi di nuovo (si spera) all’esame di quinta elementare. In onda dal 4 gennaio, ogni puntata, per la conduzione di Nicola Savino, vede sei differenti celebrità nostrane misurarsi con la propria ignoranza, indefessamente bullizzate - pardon, allenate e istruite - da una sporca dozzina di “Maestrini” (spietati marmocchi dai 7 ai 12 anni) che cercherà di insegnare loro i rudimenti di almeno un paio di materie scolastiche, in vista del test finale che i nostri eroi dalle orecchie d’asino sosteranno in uno studio tv a forma di aula di Forum. Protagonisti della prima puntata, i “Ripetenti” Eleonora Giorgi, Vladimir Luxuria, Nicola Ventola, Giulia Salemi, Clementino e Ignazio Moser. Ma soprattutto i loro piccoli aguzzini, capaci di quella spontanea perfidia che, signora mia, da una certa età in poi non ci si può permettere più. Figuriamoci in tv. Cosa abbiamo imparato, dunque, dall’esordio di Back to School? Che l’acqua è un fluido, il Monte Bianco è davvero alto e, last but not least, i marmocchi sono carogne allo stato puro. Basta coi ragazzini che cantano, sognano la pace nel mondo, cucinano, si sfidano in competitive gare di talento. Per dare luce al loro pieno potenziale mediatico, bastava lasciarli insegnare. E a Back to school hanno davvero campo libero contro la pur tenacissima insipienza vip. Prendete i pop corn, blastate in arrivo.
Ma come non partire proprio dai sei vip di questo primo nuovo appuntamento tv? Innumerevoli, le loro epifanie: Giulia Salemi scopre, con sommo stupore che i dinosauri siano realmente esistiti, mentre Eleonora Giorgi mostra marcate difficoltà a distinguere la Storia dalla Scienza (di cui non pare “fidarsi” più di troppo). “Per me la Storia è nata 5mila anni fa” è e rimane il granitico credo dell’attrice, non importa quanto i suoi due Maestrini cerchino di ricondurla a più miti consigli. In sottofondo, le ferali note di un flauto dolce (la cui effettività utilità resta tuttora arcano mistero) accompagnano le fughe del rapper Clementino che, accampando risibilissime scuse, va a rifugiarsi in bagno per chiamare mammà e farsi spiegare alla veloce cosa diavolo siano ‘ste maledette frazioni. Ignazio Moser si diploma in corruzione di minori più che in Geografia, ma c’è chi sostiene che le regioni italiane siano 12. Oppure 29. Non pervenuto Nicola Ventola (per altro pure mazziato dal fatto che nessuno dei bimbi presenti avesse idea di chi fosse). Tra tutti, spicca Vladimir Luxuria, unico faro di conoscenza, ovvero la sola anima in grado di coniugare un congiuntivo senza lacrimare copiosamente o ridacchiare nervosa per uscir d’impaccio.
E adesso veniamo a loro: i marmocchi-maestrini, Illuminati Rettori dell’arte della più spietata malvagità. Qualche esempio, alla spicciolata, della loro capacità di epitaffiare vite e carriere, anche prestigiose, con la paciosità di un imperturbabile schiacciasassi: ecco diventare la Giorgi “una donna seria che ancora si ricorda qualcosa, mi sembra un po’ mia nonna che ha 99 anni”. Inimitabile (e irripetibile da qualsivoglia adulto in tv senza scatenare un’interrogazione parlamentare) il bimbo che va in crash su Luxuria: “È una brava signora… un signor… vabbè, come devo dire? Signorina?”. Intanto, comunque, non è che sgorghino solo parole di stima da queste dolcissime bocche della verità. Ed ecco arrivare la blastata: “Ignazio mi ha stupito molto perché non pensavo che era una persona intelligente”. Questo, mentre un secondo “maestrino” bisbiglia all’orecchio del fidanzato di Cechu Rodriguez: “Allora, per corrompermi mi devi far avere la maglia di Dybala. Però firmata da lui proprio, mica la maglia e basta”. Non mancano stilettate delle seguenti proporzioni: “Di Nicola Ventola sapevo che era un calciatore. Però un po’ scarso. Me l’ha detto mio papà, io che ne so?”. La voce dell’innocenza.
A metà strada tra Chi ha incastrato Peter Pan? e La pupa e il secchione (versione vintage), Back to School è un programma che si presenta come la perfetta cup of tea per una rete generalista: tenuto insieme (anche) dal tipico garbo di Nicola Savino, non eccede mai nel diventare ferocemente trash (e di occasioni ce ne sarebbero in fila per tre). Se volete (ri)famigliarizzare con quella strana scatola nera che ormai da anni sta prendendo polvere in salotto, Back to School potrebbe essere una buona occasione per provarci. Leggerezza, ignoranza siderale e spontanea perfidia infantile. I bambini che parlano e cantano all’unisono continuano ad avere come loro naturale e privilegiato habitat i film horror ambientati nelle case infestate, certo. Ma anche in tv, dentro a un meno inquietante contesto scolastico, hanno la loro da dire. Soprattutto quando non (sembrano) troppo imbeccati. E pestano senza colpo ferire l'ignoranza di una ciurma di adulti famosi. Mediaset avrà trovato la propria definitiva controreplica al successo de Il Collegio dell’avversa Rai? Questo sarà l’Auditel a dirlo. Intanto, come primo appuntamento non sentiamo di poterci lamentare.