Superati Natale e Capodanno, passiamo tutti, vaccinati e no, all’unica sacra festività che ci unisce davvero: Sanremo 2022. Il countdown è ufficialmente partito (come, naturale, le polemiche): il primo febbraio avrà inizio la sola settimana santa degna di questo nome. E qualcuno ha già rischiato di non arrivarci. Fortunatamente, non per via della variante Omicron ma per aver postato su Facebook parte del brano che porterà sul palco dell’Ariston e che, da regolamento, deve restare inedito fino all’ora X del Festivàl, pena squalifica immediata. L’anno scorso fu la volta di Fedez (come riporta anche la docu-serie Ferragnez su Prime Video), graziato da Amadeus per il rotto della cuffia (e per il bene dell’Auditel della kermesse). Oggi, invece, si è reso protagonista del medesimo - e teoricamente fatale - inciampo, nientemeno che Gianni Morandi. Alcune note del suo futuro inedito sanremese, dal titolo Apri tutte le porte, hanno fatto da sottofondo a un video backstage maldestramente postato online dal "marito di Anna". Profonde scuse social, l’intervento della Rai che concede la grazia, tutto risolto nel giro di una mattinata. Per il secondo anno di fila, il rigidissimo regolamento della kermesse, diventa interpretabile ad personam, Lucia o Morandi che sia. A Sanremo, dunque, non si squalifica più nessuno. A meno che, certo, il “nessuno” in questione risponda al nome di Marco Castoldi in arte Morgan. L’ex Bluvertigo, infatti, nel Guinnes World Record per aver vinto il maggior numero di edizioni di X Factor, ha anche in cv più squalifiche di chiunque altro abbia mai calcalto il prestigioso palco fiorito sanremese. La legge è uguale per tutti. Ma vale solo per Morgan.
Veniamo ai fatti odierni: Gianni Morandi in un lungo post Facebook (e Instagram) si cosparge il social capo di cenere per aver inopportunamente aperto la porta di Facebook al suo inedito festivaliero. Tale pentimento giunge ad assoluzione della Rai già sfornata. La direzione artistica del Festivàl aveva emanato poche ore prima, infatti, una nota dal sapore fantozziano: “Si è trattato di un puro inconveniente tecnico, dovuto alla necessità di Morandi di portare un tutore alla mano destra che ha subito diversi interventi a seguito dell’incidente occorsogli alcuni mesi fa. L’impedimento al movimento della mano ha determinato l’errore per cui Morandi ha messo in rete il backstage che stava vedendo privatamente. Morandi non è mai ricorso ai social media manager per la gestione del suo profilo Facebook e ha quindi commesso l’errore tecnico sopra menzionato”. Un perdonabilissimo “errore tecnico”, dunque. Dovuto pure a sacrosanti motivi di salute (le conseguenze delle ustioni che l’interprete di Uno su mille ce la fa ha riportato la scorsa estate in seguito a un incidente domestico). Fatto il regolamento, trovato l’inganno: eccovi servito il novello l’escamotage di stagione per sbertucciare allegramente i sacri requisiti del Festivàl e salvare il soldato Gianni Morandi.
Per quanto riguarda la scorsa edizione, invece, Fedez e Michielin, poi arrivati secondi con Chiamami per nome, avevano mantenuto l’accesso alla kermesse perché le note del loro inedito postate dal rapper di Rozzano su Instagram furono considerate dalla direzione artistica: “una porzione di brano sufficientemente ridotta da non potersi considerare una effettiva diffusione della canzone che mantiene, quindi le caratteristiche di inedito conforme al regolamento della gara”. Il tutto con buona pace, per esempio, del cantautore Riccardo Sinigallia che, nel 2014, si vide comminare una squalifica coatta per aver eseguito parte della sua splendida Prima di andare via live a un evento pre-festivaliero davanti a una spicciolata di astanti che, con ogni probabilità, non se ne erano nemmeno accorti.
“Tante volte è meglio chiedere scusa che permesso” recita furbescamente la saggezza popolare e questa pare essere la regola aurea del (pongo)regolamento sanremese. Se non fosse per l’esistenza di Marco Castoldi in arte Morgan, orgoglioso portabandiera di ben due squalifiche dalla kermesse da cui è, in tempi recenti ma in fondo da sempre, praticamente impossibile essere estromessi (con l’unica variabile dell'effettivo peso del proprio nome d’arte, s’intende). Nel 2010 l’ex Bluvertigo venne fatto fuori dalla gara a sole due settimane dall’inizio della kermesse per aver rilasciato dichiarazioni sbarazzine (da lui stesso smentite) nel corso di un’intervista al magazine Max sul proprio uso di cocaina per curare la depressione. Curioso a dirsi, nel regolamento del Festivàl non viene riportato che qualsivoglia aspirante cantante in gara debba osservare una condotta morale approvata dal Papato. Di base, per iperbole ma fino a un certo punto, finché l’artista riesce a non farsi fisicamente trascinare in gattabuia prima della sera della sua esibizione all’Ariston, può partecipare serenamente alla competizione. A meno che, appunto, non si chiami Marco Castoldi in arte Morgan. Per altro, il cantautore quell’anno aveva in serbo per i milioni di seguaci della kermesse un brano davvero niente male, La sera. Per orrore di cronaca, l'edizione da cui il Castoldi fu così brutalmente cancellato dai radar, incoronò vincitore Valerio Scanu (l'ex amico di Maria che faceva l'amore in tutti i luoghi e in tutti laghi), mentre al secondo posto si piazzò l'orripilante trio Filiberto-Pupo- Canonici con Italia amore mio). "Tutto molto bello ma però la droga no", per dirla alla Valerio Lundini.
La seconda squalifica (che, in un mondo giusto, gli sarebbe valsa la vittoria ad honorem di quella e delle successive 34 edizioni festivaliere) l’ex Bluvertigo la ottiene invece nel 2020 quando boicotta la perfomance di Sincero, il brano che aveva portato all’Ariston in duetto con l’oramai ex amico Bugo, cambiandone il testo della strofa iniziale con sottili ma perfidi rimbrotti al compagno di palco e causandone la rancorosa uscita di scena, nonché quell’ormai proverbiale “Che succede?”. Da regolamento, se un cantante non porta a termine l’esibizione del brano in gara, viene squalificato istantaneamente. Qui il provvedimento, carta canta, era assolutamente legittimo, dunque. In ogni caso, sussiste più di un “ma”...
Per esempio, già durante il Festival, moltissimi brani in gara vengono accusati, più o meno fantasiosamente, di plagio. Molto spesso, si tratta non di semplici mitomanie ma di effettive somiglianze che dovrebbero far sorgere più di un dubbio sull’effettiva originalità della canzone in questione. Eppure, oramai da anni, se ne parla solo sul web, dove si fa salotto argomentando e dimostrando tali tesi, nella più totale noncuranza della direzione del Festivàl. L’anno scorso, giusto per non andare troppo indietro nel tempo, accadde perfino agli oggi mitologici Maneskin: la loro Zitti e Buoni suonava, a orecchio, incredibilmente simile al brano F. D. T. (Fuori di testa) di Anthony Laszlo, prodotto da Dade dei Linea 77. La casa discografica del gruppo fece sapere che, dopo accurato ascolto tecnico comparativo, così non fosse e nessuno, tra quelli che detenessero del poter decisionale, ne fece più parola a livello mainstream. Eppure il plagio sarebbe, da regolamento, il principale motivo, per gravità, di squalifica coatta. Nei fatti, naturalmente, non è così. Perfino i vincitori del 2008, Ermal Meta e Fabrizio Moro, furono inizialmente vicinissimi alla squalifica per la somiglianza della loro Non mi avete fatto niente con un brano portato due anni prima proprio a Sanremo (ma nella categoria Giovani). In gara sì, in gara no, il Festival dei cachi.