Che fatica la vita, un altro anno se ne va, ma almeno possiamo guardare dei bei film e delle belle serie tv. Almeno questo è la speranza. Nel 2025 sono molti a essere usciti delusi dalla sala o da una paittaforma streaming. Qualcosa di valido e minimamente memorabile c'è. Ma trovarlo non è stato facile. Ecco i titoli preferiti dalla redazione di MOW. Si va da Slow Horses a Mission Impossible. E c'è pure Paolo Sorrentino.
Moreno Pisto: "Slow Horses"
Perché sdoganare le scorregge in una serie è quello che ci voleva in questo mondo che fa sempre più cagare.
(Bonus track) - Birdman (Alejandro G. Inarritu): perché volare è uno stato mentale e la meditazione è la via.
Riccardo Canaletti: "Mission Impossible - The Final Reckoning"
Tom Cruise porta il film d’azione a un altro livello, estremo radicale e totale, un atto di amore verso il cinema ma anche una dimostrazione di talento e competenza. Tom Cruise è uno dei tanti maestri del cinema mondiale, ormai è il caso di dirlo, e nel 2025 ci regala una delle scene più belle (e lunghe) di quest’anno, mentre scende nelle profondità marine per entrare in un sommergibile affondato da anni.
Emanuele Pieroni: "Diva Futura"
L’hanno intitolato Diva Futura perché “Il desiderio di essere liberi e l’istante preciso in cui quella libertà inizia a pesare” sarebbe stato troppo lungo e non sarebbe piaciuto a nessuno. Ma è comunque il mio film del 2025, perché racconta e contestualmente osserva. Perché non celebra, ma definisce l’immensità di un genio visionario che, nell’Italia di Santa romana Ecclesia, ha ammesso con pornografico candore che i corpi esposti sono, in realtà, la parte materiale di anime che cercano uno sguardo che le riconosca. E un’utopia che si consuma nel momento stesso in cui diventa sistema. Business. Targa sociale. Dimenticando il segreto inconfessabile che l’umanità si trascina dietro: la carne è il più caldo dei modi di essere amati, visti, ricordati. È un film imperfetto, sintetizzato senza la dovuta e doverosa Libertà e interpretato pure maluccio, ma è un racconto intimo brutalmente onesto. E lascia una malinconia che somiglia molto alla verità.
Gianmarco Serino: "Parthenope" (uscito nel 2025 su Netflix)
Il mio film preferito del 2025 è Parthenope, dove Sorrentino supera il mito della Grande Bellezza e ritorna alle proprie radici, contrapponendovi il mito lacapriano della Bella Giornata e attraverso il proprio sguardo poetico ne sviluppa una critica eretica ed erotica. E poi Celeste Dalla Porta che si tromba il Cardinale Tesorone con addosso il Tesoro di San Gennaro è poesia pura.
Cosimo Curatola: "Pluribus"
Non vado più al cinema e mi secca moltissimo. Vedo tanti film in aereo, così posso consigliare Pallottole su Broadway, Harry a Pezzi e qualche altra meraviglia vista su di un ITA Airways per New York. Sulla stessa linea m’è piaciuto A Complete Unknown, il biopic su Bob Dylan. Anche di serie ne guardo pochissime eppure mi sento però di spedire te, caro lettore, davanti a qualunque schermo stia proiettando Pluribus.
Ottavio Cappellani: "Mountainhead"
Di Jesse Armostrong (il creatore di Succession). IA e fake news portano il mondo all'Apocalisse. Perché non è distopia ma neorealismo.
Domenico Agrizzi: No Other Choice
Il vincitore morale dell'ultima Mostra del cinema di Venezia, parla di lavoro e alienazione in grande stile, la firma di Park Chan-wook è riconoscibilissima. C'è anche, tra le varie cose, quel vecchio conflitto tra natura e artificio che ha animato dibattiti filosofici per secoli. Il maestro coreano, come sempre, non si lascia andare alla retorica. No Other Choice arriverà in sala nel 2026. Ne vale la pena. Perché non solo di fame si muore, ma di licenziamento.
Elena Cupidio: "Frankenstein"
Buondì (più o meno) mi sono chiarita le idee (non è vero) allora ti direi un paio di film. Se guardo l’aspetto internazionale mi viene da dire Frankenstein ma in realtà è più una questione di estetica. Per me il film poteva durare molto meno, ma lo premio come film dell’anno per l’estetica e per Mia Goth perché sappiamo tutti che sono tutti bravi, sono tutti dei mostri in quel film, però, per me onestamente ha schiacciato tutto il resto (è il lato positivo d’altra parte, perché c’è uno studio che secondo me in pochi fanno). Per quanto riguarda il cinema italiano metto Primavera di Damiano Michieletto, perché è un debutto alla regia e Tecla Insolia è una garanzia, Riondino è una garanzia e poi io sono appassionata di roba vecchia: parla di Vivaldi, di musica e del Settecento, quindi per me ha già vinto un po’ a prescindere. Se parliamo di invece serie televisive in realtà quest’anno non ho visto quasi niente, se non l’ultima serie di Sky su Amadeus, che poverina non ce la fa a scalzare il film del 1984.