C'è un solo commento che potrebbe davvero toccare nel vivo Checco Zalone, il personaggio dell' ei fu Luca Pasquale Medici. Un solo commento, che poi è anche il primo che viene in mente dopo aver visto Buen Camino: a Checco s'è ammosciato. Il film, ovviamente.
Avevamo appena finito di vergognarci delle sparate becere dei nostri parenti alle tavolate di Natale, che Luca Medici rispolvera la maschera di Checco Zalone e la tira fuori dall'armadio, dove l'aveva riposta nel 2020, anno di Tolo Tolo. Eccola dunque che torna cinque anni dopo: stavolta si sposta sulla caricatura fuori tempo massimo di un Gianluca Vacchi qualsiasi, ma che, nonostante il ridimensionamento degli influencer tutti bella vita e apparenze, riesce comunque a mantenersi attuale grazie agli strascichi del fenomeno. La realtà del resto, l'ha già superato a destra da quel dì: quanto possono sembrarci pacchiani Checco e la sua festa egizia se, nella realtà, il Presidente degli USA demolisce l' Ala Est della Casa Bianca per costruirci un'enorme sala da ballo? Quanto può essere considerato scorretto Checco con la battuta su Schindler's List se, di nuovo, nella realtà la ministra Roccella parla di “gite ad Auschwitz”? Poco, molto poco.
A proposito: esaltate come fossero incendiarie, le battute su Gaza e quella prevedibilissima su Schindler's List, in quanto a scrittura, sono due miccette. Quota del “politicamente scorretto” portata a casa pure stavolta, però con il minimo della fatica: e se il punto è che, tra i comici più famosi, l'unico a provarci è Zalone, domandiamoci semmai che pubblico siamo diventati, nel Paese in cui Propaganda Live viene considerato un programma di satira.
Ora, se una paga un biglietto del cinema nove euro, il minimo che il film debba fare, è ridere: è una questione quantomeno di educazione. E Zalone, educato di certo lo è. Ma Checco s'è, appunto, ammosciato: nato ricco senza mai aver lavorato un giorno in vita sua, in Buen Camino Zalone è un ereditiero che segue una figlia di cui non sapeva nemmeno la data di nascita lungo il Cammino di Santiago. In questo percorso dell'eroe, l'antieroe si scopre padre amorevole redimendosi. Basta un infortunio della ragazza per calare Checco, dall'oggi al domani, nel ruolo di padre e, man mano che la storia procede verso l'epilogo, renderlo persino una persona migliore. Il Checco Zalone del posto fisso, quello sì che era scorretto: quello pure a pochi minuti dalla fine, persino nel cuore dell'Africa, provava a cavarsela a discapito altrui; a cercare la scorciatoia. Quel Checco lì la lezione non l'aveva imparata, ché non basta mica un po' di Norvegia per scardinare una mentalità annaffiata da decenni di mezzucci; quel Checco lì, pur compiendo il bel gesto finale, non si era mai snaturato.
Se la satira attacca il potere, Checco Zalone che incarnava lo stereotipo dell'italiano rozzo, ignorante e incapace di guardare oltre il proprio seminato, prendendoci in giro, ci restituiva il potere che, in quanto cittadini, avevamo. In Buen Camino invece, tutto è rivolto allo stereotipo del riccone gretto: un personaggio che non ci racconta, né ci è vicino ma su cui, al contrario, possiamo puntare il dito senza rivederci il parente delle sparate becere alla tavolata di Natale. Nei cinepanettoni si rideva -chi ci riusciva- delle sguaiatezza, delle cafonate dei ricchi in vacanza che si barcamenavano tra amanti, soldi, bugie e tette. Esattamente quello che succede in Buen Camino, che nelle inquadrature sulla fidanzata modella, attinge più dal mondo dei cinepanettoni anni '90 e primi 2000, che dai social e dai reel; con buona pace del personale di servizio che improvvisa i balletti per Tik Tok.
Ecco perché Checco s'è ammosciato: non è tanto che in Buen Camino si rida meno rispetto al passato, è che s'è fatto cinepanettone. Ma allora perché la gente lo guarda? Lo spiega bene l'infornata di trailer che precedono la proiezione, i film in uscita nei prossimi mesi: il thriller trash Agata Christian-Delitto sulle Nevi, Edoardo Leo e Claudia Pandolfi in una commedia di coppia che è già un' accozzaglia di luoghi comuni a ritmo di lei femminista vs lui conservatore (2 cuori 2 capanne); Le cose non dette, l'ultima fatica di Gabriele Muccino con l'immancabile Stefano Accorsi e gente che urla. Con questi chiari di luna, Checco Zalone può ammosciarsi e rimanere comunque campione d'incassi a lungo.