“Lavoro incessante, analisi, riflessione, molta scrittura, infinita autocorrezione: questo è il mio segreto” pare abbia detto Johann Sebastian Bach. Per i musicisti italiani, però, si aggiunge anche un ulteriore compito, diventato col tempo un vero e proprio obbligo: quello delle masterclass.
In Italia ci sono 72 conservatori, istituti che si dedicano interamente all’insegnamento della musica, che ricevono fondi statali e che oggi contano 91mila studenti, il 51% in più rispetto a soli dieci anni fa. I conservatori italiani attraggono anche studenti stranieri e assorbono la maggior parte degli investimenti Afam, che riguardano anche istituti musicali preuniversitari e alcune accademie private.
Nel 2014 il Ministero dell’Università e della Ricerca ha tentato di regolamentare le attività extraistituzionali di Direttrici e Direttori Afam, con una nota del 29 maggio (prot. n. 3305). Nel documento della Direzione Generale delle Istituzioni della Formazione Superiore si chiariva quali fossero gli incarichi “caratterizzati da incompatibilità assoluta” e che dunque “non possono essere autorizzati”.
Si tratta di tre categorie: l’esercizio di attività commerciale, comprensivo dell’accettazione di cariche (es.: presidente, consigliere d’amministrazione) in società costituite a fine di lucro; gli incarichi di lavoro subordinato, pubblico o privato; e attività che prevedano l’erogazione da parte dei docenti di lezioni private individuali e/o collettive, comunque denominate (ivi comprese le “masterclass”), ad allievi dell’Istituzione ove si presta servizio.
Ma chi rispetta questo divieto? Ci sono arrivate varie testimonianze riguardo ai corsi estivi che i docenti “invitano caldamente a seguire” per poter poi partecipare agli esami previsti nell’appello di settembre. Seguire queste masterclass, poi, garantirebbe una valutazione migliore al momento dell’esame.
Spesso, tuttavia, questi corsi sono a pagamento e chiaramente finiscono per avvantaggiare chi può permetterselo, senza tenere conto che la legge vieta tassativamente ai professori di tenere corsi per i loro stessi studenti fuori dal piano didattico previsto dal conservatorio (figuriamoci se dietro compenso).
La prima musicista che ci scrive racconta: “Sono una violinista: ho conseguito il triennio di Violino presso il Conservatorio “Stanislao Giacomantonio” di Cosenza e successivamente i bienni in Violino e Musica d’Insieme al Conservatorio “Girolamo Frescobaldi” di Ferrara. Già durante gli anni in Calabria avevo imparato una regola non scritta, ma ben chiara: nessun esame di settembre era pensabile senza aver prima frequentato ‘almeno’ un corso estivo, rigorosamente con i propri stessi insegnanti”.
“Il passaggio a Ferrara non ha fatto che confermare questa dinamica. Il Maestro ci forniva ogni anno una lunga lista di corsi estivi da seguire per ‘recuperare’ il programma non svolto durante l’anno”. Una vera campagna promozionale: “Spesso ci veniva proposto un pacchetto ‘conveniente’: se partecipavi a tre o quattro corsi, le lezioni di uno di questi erano gratuite, salvo poi dover comunque affrontare le quote associative, le spese di viaggio, vitto, alloggio, e tutto il resto”.
Certo, non erano masterclass obbligatorie. Ma davvero imporre un corso è l’unico modo per costringere gli studenti a partecipare? “Sulla carta nessuno ci obbligava. Ma chi ha vissuto questo mondo sa bene quanto sia forte la pressione psicologica: la paura di non essere pronti per l’esame, di deludere il proprio insegnante, di sentirsi dire che’“non hai studiato abbastanza’ e quindi, se qualcosa va storto, è solo colpa tua. Non perché non hai studiato, ma perché non hai partecipato ai corsi extra”.
Un’altra allieva conferma la storia, ma stavolta ci spostiamo a Torino: “Una delle persone in questione è insegnante al conservatorio ‘Giuseppe Verdi’ di Torino. Io stessa sono stata allieva per anni e obbligata a frequentare masterclass estive e corsi durante l’anno (i quali, sempre a pagamento, sostituivano saggi di cui noi avremmo diritto gratuitamente in conservatorio)”.
Anche un altro musicista racconta sempre la stessa storia: “Il docente, al conservatorio di Sassari, obbligava gli allievi dei corsi inferiori a fare lezione a pagamento con gli allievi dei corsi superiori perché non era mai presente. Un altro a Cagliari, praticamente sempre assente, mandava i propri allievi a pagamento dalla spalla del teatro. Un altro ancora, sempre a Cagliari, obbligava gli allievi a lezioni private a pagamento con lui anche durante l’anno scolastico”.
Il racconto, ancora una volta, combacia perfettamente e non è nuovo: “Ciao, i fatti che ho raccontato risalgono all’anno 2013, il mio ottavo anno di arpa, quello precedente all’anno del diploma. Lei [la docente, ndr] svolgeva ogni estate una masterclass a Orvieto in cui invitava minacciosamente gli allievi ad andare. Ho sentito dire a un'alunna che lamentava di non avere abbastanza soldi: ‘Chiedili a qualche tuo parente’… Io mi sono rifiutata di andare e al contrario avevo fatto una breve masterclass di due giorni (molto più economica dunque) con il docente di arpa del Royal College di Londra (anche più interessante direi). Dal momento in cui le ho comunicato la mia partecipazione a questa masterclass mi è stato vietato di studiare nell'aula di arpa in conservatorio”.
Le segnalazioni si sono moltiplicate, anche grazie al lavoro pubblico di Tiziana Tentoni, musicista, manager e insegnante, che sui social ha scelto di occuparsi di quanto accaduto. “Sono un allievo del conservatorio di Napoli, non so se è stato segnalato, nel dubbio, segnalo adesso uno degli insegnanti di violino del conservatorio di Napoli”. “Vorrei segnalarti dei fatti molto gravi nel conservatorio Tartini di Trieste. Il Maestro faceva quella cosa che hai scritto delle masterclass e dei corsi”.
La dinamica è sempre la stessa e si estende persino ad amici e familiari: “Il Conservatorio di Torino è un covo pieno di persone scorrette. La Maestra sfrutta le sue studentesse, incassando soldi da vari comuni per le loro esibizioni, senza offrirgli niente in cambio. Il Maestro mi ha sempre messo voti più bassi per progetti collettivi (un sestetto di soprani, contralto, corni e arpa) perché appena accettata dal conservatorio avevo deciso di smettere di fare lezioni private con la sua compagna”.
A parlare sono anche dei docenti, come in questo caso: “Io ho conosciuto ‘colleghi’ che non solo lo facevano con i propri allievi ma anche con gli allievi degli altri colleghi. Un collega di Salerno, anche molto in vista, veniva in conservatorio regolarmente, entrava in classe, apriva il registro e, con una scusa qualsiasi, se ne andava e ritornava quando aveva finito le ore (chiaramente senza fare lezione). Poi chiamava i genitori e gli diceva che se volevano lui avrebbe fatto lezione a casa a 50 € ad ora… non solo, li vessava anche, perché questi poveretti dovevano anche andare a fargli la spesa (a spese loro) a prendere il caffè al bar sotto casa (sempre a spese loro). Lui, poi, li ‘gratificava’ chiamandoli a suonare al teatro quando c’era bisogno della banda di palcoscenico (a 40€ al giorno)”.
Si tratta di un vero e proprio sistema, come spiega un’altra fonte: “E certo che c’è un sistema. Quello più usato è: non faccio fare gli esami alla sessione estiva agli allievi; organizzo una master o mi faccio chiamare da qualcuno che organizza; avviso i miei allievi senza obbligarli; chi non viene agli esami prende qualche voto in meno; quando gli allievi o spesso i genitori chiedono spiegazioni la risposta angelica è: ha studiato tutta l’estate da solo e senza controllo e così l’anno successivo vanno a fare la master”.
Cosenza, Ferrara, Torino, Cagliari, Orvieto, Trieste, Salerno. Sono solo una parte, immagini campione di una rete più ampia, di un modus operandi considerato normale, sopportato dagli allievi e dalle istituzioni accademiche, ma soprattutto subìto da chi in quei contesti ha poco o nessun potere. Non è solo un modo di agire dove la legge e i regolamenti non arrivano, perché le regole ci sono. È una consuetudine baronale, di chi agisce sentendosi intoccabile, di chi ha il potere di accendere e spegnere le carriere dei propri studenti, che quindi dovranno pensarci bene, molto bene, prima di denunciare quanto accade. Ma alcuni di loro lo hanno fatto. E noi abbiamo dato inizio alla nostra nuova inchiesta, dopo quella sul San Carlo. Stavolta sul racket delle masterclass in conservatorio. Un altro segnale di come funziona il Sistema cultura italiano.