Sedersi prego, lo show sta per iniziare. Cosa c’entrano le elezioni regionali in Campania con la nostra inchiesta sul Teatro San Carlo? Tutto, perché il gioco delle tre carte potrebbe dare respiro al sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, già presidente della Fondazione lirica e rimasto sprovvisto di consenso in senso al teatro. Come si dice: dum spiro, spero.
In questo senso vale la pena di leggere con occhi diversi la dinamica di questi mesi. Vincenzo De Luca rinuncia al terzo mandato, ma in cambio della poltrona di segretario regionale del Pd per il figlio De Luchino. Nel frattempo Roberto Fico si presenta in barca e cravatta alle elezioni, impegnandosi come pochi altri candidati per perdere. Fico, invece, è amico del prof Manfredi, che gli ha anche prestato una parte del suo programma elettorale, riciclando così il riciclabile. Il legame viene così ulteriormente evidenziato.
Ora, Vincenzo De Luca esprime una figura nel Consiglio d’Indirizzo del Teatro San Carlo e attualmente quel nome è Riccardo Realfonzo, uno dei pochi ad aver espresso più di una preoccupazione non solo in questi mesi, ma negli ultimi anni. Per ora lui è lì, ed è tra quelli che scelse Fulvio Macciardi ad agosto, facendo un torto a Manfredi. Ma cosa accadrebbe se si arrivasse a un’ulteriore rottura in Fondazione o alla “riforma” del Consiglio d’indirizzo? Cosa accadrebbe, se, fra cinque anni o prima, l’uomo della regione fosse la “foglia di Fico” di Gaetano Manfredi?
Domande, scenari possibili, per alcuni solo fantasie. Ma abbiamo più di un motivo per credere che la guerra civile all’interno della Fondazione sia lo specchio della crisi politica di Napoli e della Campania. Da un lato abbiamo chi su questa inchiesta ci ha costruito nei mesi più di un contenuto: parliamo dell’ex magistrato ed ex candidato sindaco di centrodestra Catello Maresca (sta puntando alle prossime comunali di Napoli?). Dall’altro abbiamo una regione che si è espressa fin tanto che De Luca non ha ottenuto una poltrona per il figlio, diciamo agosto, inizio settembre. Prima di allora lo scontro è stato ben più aspro ma lo stesso Manfredi, nelle ultime settimane, pare aver accettato Macciardi come sovrintendente. Macciardi che, come ricorda il Domani, è un uomo vicino a Fratelli d’Italia. Insomma, il gioco è chiaramente politico (ma evidentemente attira meno di quello a La Fenice di Venezia)
C’è tutto, insomma, abbastanza per viaggiare un po’ con l’immaginazione e chiedersi come mai i diretti interessati si siano magicamente chetati a ridosso delle regionali e nei giorni in cui ognuno, per altre vie, veniva fatto contento.