Beatrice Venezi, tutti ne parlano. Diciamocelo, un po’ per via del padre, ex candidato di Forza Nuova, un po’ per le sue esternazioni chiaramente filogovernative, un po’ perché è nel comparto Cultura che si sta svolgendo la vera battaglia, quella che quasi nessuno sta vedendo. Alessandro Giuli, da gramsciano quale è, ci scrisse un libro. L’obiettivo deve essere l’egemonia culturale e cioè la conquista definita di tutte le “casematte del potere” e cioè di tutti gli accampamenti in cui la politica può agire, anche per via di una certa inclinazione pigra e conformista degli italiani, indisturbata, facendo girare soldi e assegnando poltrone. Ecco perché la nomina a direttrice musicale del Teatro la Fenice di Venezia è diventata un caso politico di cui giornali e televisioni parlano. Gli orchestrali si ribellano e gli orchestrali di altri teatri si uniscono al coro di critiche. Beatrice Venezi non solo non avrebbe un curriculum adeguato, ma avrebbe ottenuto la carica per una decisione presa dall’alto, anzi, più di preciso “da Roma” (un riferimento diretto ai palazzi del potere). Ora, noi non abbiamo difficoltà a parlare di ciò che sta accadendo. Anzi, questa notizia l’abbiamo data per primi (trovate l’articolo qui) e l’abbiamo coperta anche in questi giorni. Ma vogliamo farvi una domanda.

Da sei mesi stiamo portando avanti un’inchiesta sulla Fondazione Teatro San Carlo, l'istituzione che gestisce il più antico ente lirico-sinfonico d’Europa. È un’inchiesta almeno sei volte più grande del caso Venezi, visto che non si tratta solo di una nomina controversa ma, appunto, di sei (sono quelle che finora abbiamo tirato fuori). Quella della Direttrice generale Emmanuela Spedaliere, per esempio, nominata per una carica inventata ad hoc per lei, pagata come un Sovrintendente. E quella di suo figlio, Michele Sorrentino Mangini, incredibilmente unico candidato per la manifestazione d’interesse per trovare il Direttore artistico delle Officine di Vigliena, dove per altro sono stati fatti degli spettacoli senza i permessi necessari e senza regolamentare la cosa al catasto. Terza nomina campata in aria, anzi, del tutto inventata: quella di Ilias Tzempetonidis, scelto come Direttore casting, carica originale, più adatta forse a un programma tv come Amici che non al Teatro San Carlo di Napoli. Piccolo spin-off: il San Carlo ha anche scelto di finanziare e ospitare uno spettacolo, la Bohème, nella versione proposta da un festival tirolese che ha nel board di direttori e consulenti proprio Tzempetonidis (oltre che il tenore, ultimamente particolarmente vicino al San Carlo, Jonas Kauffman). La quarta nomina controversa riguarda invece la Responsabile della sicurezza, Almerinda Padricelli, vincitrice di un bando il cui colloquio venne organizzato di domenica (e i cui risultati, cioè una graduatoria in cui per legge devono comparire tutti gli altri. C’è poi una quinta nomina, quella di Viviana Jandoli. Ora è consulente legale per la Fondazione, nominata direttamente dall’ex Sovrintendente Stephane Lissner. La cosa strana, tuttavia, è che questa nomina arriva dopo due concorsi indetti per lo stesso ruolo, e in entrambi i concorsi Viviana Jandoli non era riuscita ad arrivare prima. Insomma, nel giro di due anni, Jandoli perde due concorsi per un posto, quello di consulente legale, e subito dopo lo ottiene per nomina diretta (cioè senza un terzo concorso). Alcune voci all’interno della Fondazione, per altro, pare colleghino – ma resta una pura ipotesi – la nomina a una serie di donazioni liberali, per un totale di 80 mila euro, fatte a favore della Fondazione. Ultima, ma non per importanza, la nomina di Maria Pia Gaeta, Responsabile delle Risorse Umane, una delle aree più soggette a rischio corruzione (come evidenziato, per altro, proprio nella documentazione redatta e firmata da Gaeta), e Responsabile della trasparenza, cioè l’anticorruzione della Fondazione. Insomma, due nomine, che l’Anac (Agenzia nazionale anticorruzione) suggerisse siano tenute separata, concentrate sulla stessa persona.
Vi diciamo di più. La nostra inchiesta, condotta in solitaria, ha portato a un’indagine della Corte dei conti, grazie agli esposti dell’ex magistrato ed ex candidato sindaco di Napoli Catello Maresca, e a un’indagine della Procura di Napoli, guidata da Nicola Gratteri. E proprio nei giorni scorsi vi abbiano dato un’altra notizia, quella del primo avviso di garanzia arrivato al Teatro San Carlo. Nel frattempo la storia si è allargata, e questa delle nomine è solo una parte della nostra inchiesta. Ci sono infatti questioni irrisolte, come i punti critici nella gestione del denaro pubblico rilevati in un rapporto indipendente redatto per il Ministero dell’Economia nel 2022. E ci sono nuove piste, una delle quali ve l’abbiamo anticipata, e cioè quella che potrebbe collegare il “Sistema San Carlo” a un’altra inchiesta enorme, quella sul cosiddetto “Sistema Sorrento”, legata a un’azienda che si è occupata di comunicazione anche per il San Carlo di Napoli, Kidea srl. È evidente che la storia sia intricata e gravissima. Come mai, allora, nessuno ne ha parlato? Fino a poche settimane fa nessuno ha discusso del caso San Carlo, mentre ora chi lo fa si concentra principalmente sul braccio di ferro tra il sindaco Gaetano Manfredi (di centrosinistra) e il Consiglio d’indirizzo, che ha nominato a inizio agosto – dopo mesi di vuoto amministrativo, che ha comportato per altro altre scelte controverse e poco chiare – Fulvio Macciardi, mentre il sindaco sperava in un suo uomo (o donna…). Allora va bene tutto, va bene parlare di Beatrice Venezi, ma bisogna chiedersi perché nessuno, nel mondo della cultura, parli invece del Teatro San Carlo, nonostante si sia arrivati fino a questo punto della storia, e cioè a indagini (anche per peculato), ad avvisi di garanzia e allo smantellamento di un vero e proprio “sistema”, fatto di amichettismo, figliettismo e omertà. Noi questa domanda ce la siamo fatta. E la facciamo anche a voi.
