Il Teatro San Carlo di Napoli ha fatto la fortuna di grandissimi artisti, attirando la crème de la crème del settore. Ma alcuni son più fortunati di altri. Jonas Kaufman, uno dei più quotati tenori del momento, è diventato molto amico del San Carlo, al punto da aver partecipato a vari spettacoli, chiaramente come protagonista. Dall’Aida del 2020 all’Otello del 2021, fino a La Gioconda del 2024. Ma come viene pagato un artista di questo livello? Per capirlo bisogna tornare a una disposizione ministeriale in materia di coordinamento delle fondazioni lirico-sinfoniche datata 28 febbraio 2006. Questo documento prevede dei tetti ai compensi degli artisti chiamati dalle realtà culturali italiane, in base al loro ruolo all’interno dello spettacolo. Per esempio un direttore d’orchestra all’apice della sua carriera, può arrivare a un compenso di 21 mila euro a spettacolo e non può scendere sotto i 3 mila euro. Un protagonista, invece, può arrivare a guadagnare, se considerato al massimo della sua carriera, 17 mila a spettacolo. Questa è la cifra massima, che va poi moltiplicata per il numero di repliche. Se uno spettacolo, come per esempio l’Aida andata in scena nel 2020, viene messo in scena due volte, allora il protagonista prenderà 38 mila euro di compenso. Se, come nel caso della Tosca del 2020, le repliche sono tre, allora il compenso salirà a 68 mila (la prima più le tre). E anche nel caso di Jonas Kaufman le cose sono andate così.

Tuttavia, nello stesso periodo, in concomitanza con tutti gli spettacoli in cui era coinvolto, Jonas Kaufman è stato chiamato anche a tenere delle masterclass pagate separatamente. In parallelo all’Aida a giugno del 2020, per esempio, il Sovrintendente Stephane Lissner, riconosceva un compenso di 16 mila euro per le attività di docenza di Jonas Kaufman. A novembre dello stesso anno verranno riconosciuti altri 6 mila euro di compensi, mentre a luglio del 2021 il compenso per l’attività di docenza sarà di 40 mila euro per le lezioni che si sarebbero dovute tenere tra novembre e dicembre 2021; a dicembre del 2021, quindi parallelamente alle masterclass per cui era stato pagato in estate, la Fondazione riconoscerà un compenso di 16 mila euro per le lezioni che si sarebbero tenute tra il 10 e il 14 dicembre in occasione dello spettacolo di cui Kaufman era protagonista, l’Otello. La stessa cosa verrà fatta a febbraio del 2022, quando Kaufman porterà sul palco la Tosca, ma stavolta il compenso sarà di 32 mila euro; idem a luglio 2022, in occasione del Die Walküre di Wagner, stavolta per un compenso di 40 mila euro. A gennaio 2023, nell’ambito dello spettacolo La Gioconda, Kaufmann riceverà invece 24 mila euro, sempre per delle masterclass da tenere tra il 3 e il 16 aprile 2024. Infine, a marzo 2024, sempre tramite il Sovrintendente Lissner, la Fondazione gli riconobbe altri 34 mila euro, ma per le stesse lezioni da tenere tra il 3 il 16 aprile 2024, nell’ambito dello stesso spettacolo, La Gioconda. Tra il 2020 e il 2024, Jonas Kaufman ha ricevuto dei compensi per un numero decisamente importante di masterclass, pagate complessivamente 190 mila euro.

Nulla di irrituale, ma è certamente indicativo dei buoni rapporti che intercorrevano tra il tenore e la Fondazione, che ha voluto Kaufman come docente più spesso di qualunque altro artista nello stesso periodo. Una bella fortuna, insomma, alla quale se ne aggiunge un’altra, molto recente, che suona come una coincidenza sui generis. Nel 2026, il Teatro San Carlo ospiterà la Bohème di Puccini. Uno spettacolo meraviglioso, per il cui San Carlo ha in deposito un allestimento di sua proprietà. Ma questa scenografia non verrà utilizzata. Gli occhi del sindaco Gaetano Manfredi e del direttore dell'area artistica Ilias Tzempetonidis, lo stesso che, come vi abbiamo raccontato, venne nominato da Lissner direttore casting, carica inventata ad hoc per lui, sono caduti sull’allestimento dello spettacolo prodotto dal Festival tirolese di Erl. Nel contratto firmato il 12 giugno 2025, in un periodo in cui la Fondazione per altro non aveva il Sovrintendente ma veniva rappresentato da Manfredi e Tzempetonidis, la Fondazione esprime il desiderio di ospitare uno degli spettacoli del Festival, la Bohème appunto, che dovrà occuparsi anche della parte definita di “produzione fisica” dello spettacolo: allestimento, scenografie, costumi eccetera, tutto chiaramente pagato dagli organizzatori, e cioè dalla Fondazione Teatro San Carlo. Il valore di questa nuova produzione è di 243 mila euro a cui si aggiungono 45 mila euro per i diritti del team creativo. Insomma, 300 mila euro di spettacolo pagati dalla Fondazione. Nulla di strano, se non fosse per il board del Festival tirolese. Oltre al direttore artistico Andreas Leisner, che ha effettivamente sottoscritto il contratto, nella squadra compaiono altri due nomi che ci interessano particolarmente: quello dell’intendente e quello del consulente artistico. Indovinate chi sono? Il tenore Jonas Kaufman e Ilias Tzempetonidis, il direttore dell’area artistica del San Carlo, attualmente reggente della Fondazione, uno dei tre che ha stipulato il contratto di collaborazione per la Bohème. Oltre alla notevole botta di fortuna del tenore, che è riuscito a costruire questo ciclo virtuoso di profitti intorno a lui, ci chiediamo se la presenza di Tzempetonidis in entrambi i progetti sia una pura coincidenza e non costituisca un aspetto controverso di questa storia. Lo chiediamo anche alla Responsabile trasparenza della Fondazione. Altra domanda: è normale stipulare dei contratti di collaborazione in un momento in cui alla Fondazione manca il Sovrintendente? Infine, è normale ospitare uno spettacolo che si sarebbe potuto organizzare internamente e per cui si aveva già a disposizione un allestimento completo e di proprietà?
