È un segreto di pulcinella, perché in Italia sappiamo come funzionano le cose. Ma mai come in questo caso Pulcinella c’entra davvero. Parliamo del Teatro San Carlo, la più antica istituzione lirico sinfonica d’Europa. Lo stiamo facendo da mesi, da soli in Italia. Stylo24, in parallelo, ha portato avanti a livello locale la questione, ma noi abbiamo cercato di unire dei punti, di darvi le prove, di mostrarvi i documenti. Abbiamo ricostruito un sistema, quello che tiene insieme familismo amorale, amichettismo, figliettismo d’arte, inciuci all’italiana e degrado culturale del potere politico. Vi abbiamo mostrato come sopravvive un ente fondamentale per la cultura italiana, vittima dei giochi e delle dinamiche di potere. E ora tutto questo diventa oggetto di indagine della Procura di Napoli, guidata da Nicola Gratteri. I nomi che sono usciti fuori toccano tutta la gerarchia politica e istituzionale campana. Ci sono di mezzo il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, l’ex Sovrintendente della Fondazione Stephan Lissner, la Direttrice generale Emmanuela Spedaliere, vari dirigenti nominati in modo quantomeno controverso, il figlio della Direttrice generale piazzato alle Officine Vigliena, dove si tenevano spettacoli senza i permessi basilari necessari. Ma questa storia riguarda anche la Regione Campania, che da anni fa opposizione a Manfredi, oltre che sindaco anche Presidente della Fondazione. De Luca si era opposto alla nomina di Spedaliere e ora ha fatto pressione per la nomina del nuovo Sovrintendente. Un nome è uscito, proprio quando Manfredi, con delle scuse tirate fuori all’ultimo, non era presente all’incontro del Consiglio di Indirizzo. È quello di Fulvio Macciardi, professionista competente e con un curriculum, ex numero uno del Teatro Comunale di Bologna, ma anche uomo di Fratelli d’Italia. Vicino a quel mondo lì che, in teoria, non dovrebbe piacere né a De Luca né a Manfredi. In teoria, appunto. In realtà, il 4 agosto, è arrivata l’intesa tra ministero della cultura e Regione Campania, Macciardi viene confermato Sovrintendente e partono i ricorsi di Manfredi, che si sente scaricato, lasciato indietro. Forse sacrificato?

Ricordate lo “stronza” di De Luca a Giorgia Meloni? Ora, sulla più importante realtà culturale della regione, ci si allea. Di comune intesa si sceglie un uomo di FdI, si scarica il primo cittadino di Napoli, le sue proposte, i suoi progetti (forse far diventare sovrintendente il direttore casting e attuale sovrintendente a interim, scelto proprio da Manfredi, Ilias Tzempetonidis). C’è in ballo altro? Non ci suona strano l’accordo tra regione di centrosinistra e ministero di destra, ci suona strano che non ci sia nessuna contropartita prevista. Allora abbiamo provato a capire cosa può nascondersi dietro questa falsa armonia tra avversari politici e siamo partiti dalla rabbia di Manfredi, che ieri è uscito fuori dall’ultima riunione del Consiglio di indirizzo irato. Possibile che sia solo frustrazione per la nomina del Sovrintendente? O si sente abbandonato su altri fronti? Questo è il primo elemento. Seguite. Il secondo è l’accordo trovato in regione tra deluchiano e Pd. Mentre Vincenzo De Luca cede sul terzo mandato ma piazza il figlio alla segreteria regionale del Partito democratico, il centrosinistra si accorda su Roberto Fico, uomo di Schlein e di Manfredi, nel senso che lo appoggiano, lo sostengono. La sinistra arriva a una quadra proprio a ridosso delle Regionali e questo potrebbe giovare, a livello locale, anche a Manfredi, che in Fondazione potrebbe passare in maggioranza con un nominato dalla regione più vicino a lui rispetto a Riccardo Realfonzo. O forse no. Forse la destra ha visto la traiettoria, la sconfitta a livello regionale, e punta magari ad avere potere dove può, e cioè all’interno della Fondazione per poi risalire, da lì, fino allo scranno del primo cittadino di Napoli. Bello scherzo a Manfredi. Se fosse così, l’accordo tra destra e sinistra garantirebbe una vittoria a tutti, tranne che a Manfredi, che sperava di poter mantenere intatta la sua influenza al San Carlo, estendendola invece in regione, dove dal 2021 è invece in una posizione di assoluta debolezza. Insomma, nessuno scandalo, nessun giornale che ne parla, perché tutti, a destra e sinistra, cercano di aggiustarsela come credono.

Resta poi un altro aspetto da sottolineare. Catello Maresca, ex magistrato, è in assoluto il politico più coinvolto nella battaglia contro la gestione del San Carlo. Ha un curriculum impeccabile, un consenso forte, cultura politica, giuridica e capacità comunicativa. Sui social e non solo in Commissione trasparenza porta avanti le critiche a Manfredi e alla gestione del San Carlo. Il suo esposto è entrato nei faldoni delle indagini promosse dalla Corte dei conti. È l’uomo giusto al momento giusto, cioè quando il castello di potentati di Manfredi rischia di crollare. Ma chi è Maresca? È l’ex candidato sindaco di Napoli, arrivato secondo con una buona percentuale di voti nel 2021. E la destra potrebbe – e, strategicamente, dovrebbe – pensare a lui per competere in futuro per l’amministrazione del capoluogo. Insomma, tutti al posto giusto, come in una partita di scacchi in cui non ci sono pedine ma solo regine e re feriti. Alcuni dei quali potrebbero essere presto mangiati dall’avversario.