Che qualcosa stesse accadendo ve lo avevamo raccontando. Che cosa stesse accadendo: pure. Ora i giornali iniziano a parlare perché l’inchiesta sul Teatro San Carlo di Napoli fa rumore, tocca tutti. Ministero, regione, comune di Napoli (il presidente della Fondazione San Carlo è il sindaco Gaetano Manfredi). Da un mese la direttrice generale Emmanuela Spedaliere e Manfredi disertano la Commissione trasparenza istituita dall’opposizione a Napoli, ma le notizie abbiamo continuato a farle uscire. Abbiamo scavato, non solo tra le nomine arbitrarie del Sovrintendente Stephane Lissner, quella di Spedaliere per esempio, chiamata per un ruolo inesistente nello Statuo della Fondazione, o quella della Responsabile dell’anticorruzione e delle Risorse Umane (due cariche per altro incompatibili, come vi abbiamo spiegato qui), Maria Pia Gaeta, che potrebbe guadagnare più di quanto regolamentato dalla legge, almeno stando a una relazione fatta dal Ministero dell’Economia (Mef). O quella del figlio di Spedaliere, Michele Sorrentino Mangini, diventato direttore artistico delle Officine San Carlo a Vigliena. Mangini, che ha organizzato degli spettacoli, alcuni con la sua regia, proprio nelle Officine, ex stabilimenti della Cirio, che tuttavia, da dati catastali, non sarebbero adatte a ospitare eventi culturali aperti al pubblico. Esattamente un mese fa, il 12 giugno, uscivano con questa notizia. No, alle Officine si fanno spettacoli ma senza permessi. Le Officine, di proprietà dell’Autorità portuale e in concessione alla Fondazione, sono laboratori e depositi, magazzini. Non sono teatri aperti al pubblico. Abbiamo visionato le visure catastali, gli accordi tra proprietari e Fondazione. Le domande le abbiamo poste e qualcosa ha iniziato a muoversi.

Qualche giorno dopo degli agenti sono stati visti a Vigliena, controllavano i locali. Nelle ultime settimane nessuno spettacolo è stato fatto alle Officine. Tutti sono stati spostati al teatro. E il 9 luglio arriva la risposta ufficiale proprio dell’Autorità portuale. Il consigliere comunale Catello Maresca invia una richiesta di chiarimento, e i proprietari dei locali di Vigliena rispondono con una lettera indirizzata direttamente al sindaco Gaetano Manfredi, al Comandante della polizia municipale e al responsabile dello Sportello unico per le attività produttive: “In mancanza di autorizzazione/atto di competenza della scrivente le attività segnalate non possono essere svolte”. No, gli spettacoli non si possono fare. Con un provvedimento del 19 giugno 2024, infatti, l’Autorità portuale aveva rigettato “la richiesta di ampliamento dello scopo della concessione di effettuare spettacoli, conferenze pubbliche e buvette a servizio delle stesse attività”. Nella nota l’Autorità portuale chiude chiedendo alla Fondazione “di voler fornire chiarimenti e/o delucidazioni in merito a quanto riportato da recenti notizie di stampa relative all'organizzazione di eventi presso gli ex stabilimenti Cirio a Vigliena”. Le recenti notizie di stampa di cui si parla le trovate su MOW, pubblicate negli stessi giorni in cui ci chiedevamo perché tutto questo silenzio da parte della stampa locale e nazionale e da parte dei sindacati. Quindi continuiamo a fare il nostro lavoro e ci poniamo questa domanda: ma solo ora vi svegliate? Tra ieri e oggi Fanpage e Repubblica hanno ripreso alcune notizie, la coda di un’inchiesta che dura da mesi e mai presa in considerazione. Uno scandalo, invece, che durava da anni e che è stato tenuto sotto il tappeto. Come mai nessuno si è interessato prima alla vicenda del San Carlo di Napoli? Dentro c’è di mezzo la politica, posizioni di potere, denaro pubblico, concessioni ministeriali, spettacoli, prestigio. La Fondazione si è trasformata in un esempio chiarissimo di come amichettismo, figliettismo e familismo amorale si intreccino a vantaggio di tutti, ma soprattutto nel silenzio di chi dovrebbe fare da watchdog (cane da guardia) del potere. Certo, meglio tardi che mai. Ma perché così tardi. E perché proprio ora?
