Indagini delegate dalla Corte dei conti e dalla Procura. Accertamenti, perquisizioni, raccolta di documentazione sulla gestione Lissner (cioè quella precedente all’attuale sovrintendente, Fulvio Macciardi). L’ipotesi è peculato. Non vi ricorda niente? A noi sì: sette mesi di inchiesta, a partire da questo maggio, che ci hanno portato a raccontare gli ultimi anni della Fondazione Teatro San Carlo. Nomine controverse, gare d’appalto, intrecci strani. Non c’è nulla di nuovo, se non che solo adesso, a dicembre, i giornaloni si svegliano. Noi la notizia delle indagini l’abbiamo data il 27 settembre. Sia l’informazione locale, da Il Mattino a Napoli Today, sia quella Nazionale: Corriere, Repubblica e così via.Ma dove sono stati in tutti questi mesi? Quando vi abbiamo raccontato delle relazioni della Ragioneria Generale dello Stato, che evidenziò tutte i punti controversi di una gestione economica poco chiara, quando il Teatro, per fingere di aver risolto tutto, scelse di togliere un euro ai buoni pasto dei dipendenti invece di affrontare i veri problemi, come lo stipendio della Responsabile delle Risorse Umane e della Trasparenza Maria Pia Gaeta (due cariche che per altro non potrebbero essere assegnate alla stessa persona, soprattutto perché una delle due aree è quella che dovrebbe vigilare sulla corruzione e l’altra è proprio quella a maggior rischio corruzione).
Dov’erano quando vi abbiamo raccontato degli accordi con Kidea Srl, degli stipendi dei dirigenti, degli incarichi e delle masterclass dei soprani, degli spettacoli affidati a realtà esterne, della poca chiarezza riguardo ad alcuni incarichi che coinvolgevano settore universitario e Fondazione. O della Società delle pulizie, che ha vinto un bando al ribasso ma che da mesi chiede straordinari a cifra tonda e molto alti, nonostante i dipendenti sostengano di non lavorare più di quanto non abbiano fatto in passato. Delle liquidazioni a tanti, troppi zeri, per un Responsabile della Sicurezza e del concorso per chi prese il suo posto, di una consulente legale che secondo i dipendenti, che la accusano con una lettera depositata in Procura, sarebbe entrata dopo alcune donazioni importanti fatte dal padre (e che in ogni caso è entrata, a seguito di una manifestazione di interesse, dopo aver perso non uno ma ben due bandi pubblici per la stessa carica). Dov’erano quando parlavamo delle confessioni, ci sono state già anche quelle, negli uffici della Procura di Napoli, delle liti interne, dei giochi di potere tra Fondazione, Comune e Regione, dei ricorsi di Manfredi che fino a poco tempo fa si era rifiutato di accettare Macciardi come successore di Lissner.
Dov’erano quando abbiamo raccontato di come la classe dirigente di un ente finanziato per milioni dallo Stato si chiudeva a riccio e non rispondeva alle domande dei giornalisti, mentre tutti fingevano che andasse tutto bene. Dov’erano quando in questi mesi davano notizia di spettacoli, inaugurazioni o party al San Carlo e a questo scandalo non dedicavano neanche una riga? Dov’erano, infine, quando riportavano timidamente che il San Carlo non aveva un Sovrintendente da aprile 2025 ma non si chiedevano il perché di quel vuoto? Dov’erano, attenzione, prima delle elezioni regionali in Campania, quelle vinte da Roberto Fico, un uomo della sinistra non deluchiana e quindi vicina a Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli e presidente della Fondazione?