Alla fine ne rimarrà solo uno: il conduttore. Il destino di Realpolitik su Rete 4 sembra ormai segnato: partito come esperimento per allargare la platea, il pubblico l'ha fatto scappare. Inchiodato sin dal debutto dalle parti del 3% di share infatti, il talk show condotto da Tommaso Labate è ormai ufficialmente l'ennesimo fallimento della Mediaset di Pier Silvio Berlusconi che, per il successo di una Ruota della Fortuna, colleziona una moria d'ascolti dietro l'altra. E se ti chiami Tomaso Labate, non hai un tuo pubblico pronto a seguirti, finisci per sembrare capitato lì per caso: l' extraterrestre appena sbarcato nella landa televisiva che fu amplificatore salviniano nel periodo d'oro prima del Papeete, e ora meloniano. Per di più, un extraterrestre direttamente arrivato dal pianeta La7 dove, invece, ci sono programmi tipo Piazzapulita dove la Meloni proprio non va.
Pubblici diversi, aziende diverse: la tele-evoluzione di Labate da ospite da talk di Urbano Cairo a conduttore Mediaset era un azzardo. Il passaggio aveva funzionato per Bianca Berlinguer, a cui il salto carpiato da Rai Tre a Rete Quattro era riuscito perché volto noto, già forte di un suo seguito. Ma quando si tratta di un giornalista che, pur conosciuto, non ha una sua identità televisiva definita, la strada è tutta in salita. Il compito era sì di farsi conoscere dal pubblico di Rete Quattro, ma soprattutto apprezzare: impresa complicata, se fino a pochi mesi prima, al tuo posto, campeggiavano i toni urlati di Mario Giordano. Quello stesso Giordano che, spostato alla domenica per fare posto proprio a Labate, ultimamente si sta riscoprendo moderato: bastava vederlo martedì scorso, tutto compunto a Non è Cartabianca, a dire che il governo non si sta adoperando abbastanza per la sicurezza. Ma a Rete Quattro Mario Giordano gioca in casa: è Tommaso Labate che è fuori contesto, né è stato fatta una qualche manovra di avvicinamento che permettesse ai telespettatori di familiarizzare con il nuovo volto. Arrivato come corpo estraneo a Mediaset, dopo qualche puntata non gli è rimasto che provare a integrarsi al clima generale, in quanto a temi e ospiti: ma col risultato di chi sta indossando un vestito che non è della propria taglia. L'esperimento Labate ricorda per certi versi l'avventura di Antonino Monteleone a Rai Due, quando la iena ha scoperto di non essere abbastanza iena per tenere in pugno la prima serata con L'altra Italia. Fuori contesto anche lui, in una rete che da anni aveva azzerato l'informazione in prima serata.
Di tutto il pacchetto Mediaset, è proprio Rete Quattro quella con una sua specificità, per quanto coltivata a suon di talk populisti. Se il palinsesto di Italia Uno consiste infatti in una sfilza di serie e film, tanto che l'unico programma è Le Iene, Canale 5 sfrutta La Ruota della Fortuna e ammazza la prima serata, destinando all'irrilevanza qualsiasi programma parta dopo Gerry Scotti. Fa eccezione Maria De Filippi, per ovvi motivi: incluso che per lasciare spazio a Tu Sì Que Vales, la baracca chiudeva mezz'ora prima. Realpolitik è l'ennesimo flop, e per quanto sia fastidiosa la parola, non ve n'è un'altra quando una rete nazionale si ferma al 3% di share: ieri sera per esempio, mercoledì 10 dicembre, lo share era appena al 3,2% con 421mila telespettatori. I giochi sembrerebbero finiti, si parla di chiusura a dicembre: ma davvero la responsabilità è tutta di Tommaso Labate? Oppure di una tv usa e getta, di una dirigenza con lo sguardo troppo concentrato sull'orticello del presente per proiettare la propria visione al futuro? Trovare il nome giusto, affidargli un progetto adeguato, coltivarlo: sono esattamente quei lavori che non vuole fare più nessuno; quelli che toccano ai piani alti. A una dirigenza competente, e ci scusiamo per la parolaccia.