Quentin Tarantino si è detto stregato dal film Joker, definendolo addirittura “sovversivo”. Il motivo? La scena tremenda in cui il Joker, un comico fallito con una vita orrenda ospite in diretta tv per la prima volta, si rende conto di essere lì non per avere un’occasione ma per essere deriso, così fa saltare la testa al conduttore (Robert De Niro in una parodia dei tanti conduttori americani). Ecco, il film è sovversivo per questo. Perché il Joker è malato, è un assassino, è tremendo, ma il pubblico in quel momento non vuole altro che prema il grilletto contro un’ingiustizia. Il Joker fa schifo, ma il conduttore di più poiché è il nostro specchio. Il Joker è il risultato di un mondo marcio, che crea vittime alla nascita incasellandole in ruoli da cui non riusciranno a emanciparsi sia economicamente che culturalmente e la colpa è del Sistema. Un sistema che ha la faccia di De Niro, dei ricchi, della tv, degli opinionisti, ben raccontato in Don’t look up primo in classifica su Netflix in questi giorni.
Selvaggia Lucarelli puntuale su ogni argomento sia un trend topic commenta su Domani la morte di Mauro da Mantova, noto interventista de La Zanzara. Mauro è simile al Joker. Sbagliato, brutto, paranoico, completamente senza senso e indifendibile, un complottista no-vax che muore di covid.
La Lucarelli sostiene che la colpa della morte di Mauro è anche un po’ di Giuseppe Cruciani e David Parenzo che gli davano un microfono, anche se gli ascoltatori del programma sanno che proprio grazie alle tante insistenze del conduttore Mauro si era fatto ricoverare in extremis e che in quella trasmissione regna una certa anarchia a cui il pubblico anela dopo ore e ore di pallosissimo lavoro. Insomma la colpa non può essere della trasmissione, non è compito di Cruciani e Parenzo fare da educatori. Ma non c’è tempo per questo, torniamo alla polemica e ai conduttori, complici in qualche modo di aver mandato in onda per anni «una persona che per usare un eufemismo non stava benissimo. E chi ha fatto finta di non saperlo e ancora oggi col morto caldo continua a far finta di non saperlo, forse ingannerà gli ingenui ma non chi conosce il sistema» scrive la giornalista. Ecco. Parliamo del sistema.
Il sistema a cui si riferisce la Lucarelli è quello mediatico della sparata per lo share, dell’ospite che litiga e lascia lo studio, del virologo contro Scanzi, di Cacciari contro tutti, di Bianchina e Corona, della tv che non ha il tempo per approfondire ma solo per sbraitare. Ed è un sistema a cui la Lucarelli deve tutto. Un sistema in cui proprio quando la polemica diventa personale il risultato dello scontro è esaltante. Son cose che Aldo Grasso spiega ogni giorno meglio di me sul Corriere, vi invito a leggerlo. L’opinionismo è una disciplina in cui ogni giocatore vale in base a quanto sa bucare lo schermo e fidelizzare nuovi follower e spettatori che lo portano ad avere un potere traducibile in: incarichi importanti nei giornali; libri in classifica; copie di un quotidiano vendute oppure no. La regola in quel Fight Club che è l’opinionismo è che bisogna essere veloci e spietati, non c’è spazio per la riflessione.
Lo sa benissimo Selvaggia nel cui nome, ironicamente, erano già presenti le linee guida del suo atteggiamento. Selvaggia di nome e di fatto per la sua caparbietà nel dibattito, quasi sempre vincitrice in un ring in cui scende sempre per dare tutto. Gli argomenti? Tutti. Le posizioni? Sempre forti.
Con Cruciani ha avuto una relazione che secondo le cronache non è finita bene (i due manco si parlano più, lui non vuole nemmeno nominarla) e già in passato hanno avuto screzi. Più che un pezzo su Mauro da Mantova la Lucarelli scrive un pezzo su Cruciani redarguendolo su quella morte che «dovrebbe fare scuola per chi tra i media usa gli antivaccinisti nel ruolo di macchiette per fare un po’ di show». Peccato che questo pezzo farà scalpore sui siti diventando un trend proprio perché è un nuovo tassello della lite tra Lucarelli e Cruciani. Perché è molto appetibile e acchiappa clic un pezzo di due ex che litigano, specie se famosi. Il sistema è così, lo sa bene chi ci lavora.
Che è un po’ anche il motivo per cui vanno fortissimo le litigate proprio di Selvaggia e Morgan a Ballando con le stelle. Nessuno mette in dubbio la serietà e la competenza della Lucarelli come giudice e poi sappiamo che ha litigato praticamente con tutti i concorrenti, ma di quelle liti con Morgan ci ricordiamo solo perché sono due ex. Basta guardare il suo Instragram, ha grandi numeri eh, ma il video riguardante una sua polemica con Chiara Ferragni ha 664mila visualizzazioni contro le 10 mila circa che in media ha di solito. Poteva litigare con Gianni il Panettiere che ha 3 follower ma guarda caso litiga con la più nota influencer italiana che ha un pubblico di 25 milioni di utenti. Bene o male, qualcuno di quei milioni defluirà nel suo account e diventerà follower di Selvaggia. Ecco come funziona il Sistema.
Utilizzando la logica che usa la Lucarelli stessa, ovvero quella del Sistema, potremmo ipotizzare che non aspettasse altro che la morte di un povero Mauro qualunque, per aver l’occasione di dare contro al suo ex ma saremmo maligni e sicuramente minacciabili della sua ennesima querela (le manda a tutti ma spesso e volentieri si traducono in niente di fatto). In fin dei conti è lei ad aver scritto un libro dal titolo: Dieci piccoli infami, in cui degrada al ruolo di infami alcuni suoi ex rifacendosi su di loro per vecchi screzi di coppia ma a tempo debito, non quando era una giovane inesperta ma ora che è una donna importante della comunicazione in Italia. Ed è sempre lei che conoscendo il sistema, sa che oggi sarà nelle mire degli amanti della Zanzara, che la insulteranno e le augureranno le peggio cose. Così potrà fare gli screenshot, far vedere al mondo la violenza con cui viene colpita (una violenza che ci fa schifo e che condanniamo) e usare anche l’odio a suo favore.
Tutto, poiché conosce benissimo il sistema. Così come lo conosceva Mauro che pur di far parlare di sé faceva il pazzo. Però ecco, è proprio lo stesso sistema. Questa è la gabbia in terra dell’opinionista, una condanna che lo lega a vita a tutti quelli che prende nel mirino. Anche a costo di strisciare nel loro zozzo territorio.