Questa è una dichiarazione d’amore, anzi, una confessione d’eterna stima. E che sia messa a verbale. Forse non ne saremo all’altezza, di sicuro lei, la destinataria dei nostri entusiasmi, sistemerebbe virgole e accenti in modo migliore, anzi, perfetto, modulando la voce nella lettura di questo pezzo per questioni di enfasi e pathos, per comunicare con garbo ed eleganza tutte le emozioni che ci spingono a descrivere, come possiamo, l’immensa fortuna di ritrovare nel palinsesto di Rai 3 il nome di Franca Leosini con un programma tutto nuovo, "Che fine ha fatto Baby Jane?", in cui promette di fare, di nuovo splendidamente, quello che è il suo lavoro: intervistare assassini e rei di fatti criminosi sospendendo il giudizio e con occhio attento e vigile agli atti processuali, agli incartamenti che tiene sempre davanti a sè dal 1988 quando iniziò l’ascesa del suo Storie Maledette. Franca Leosini ha raccontato l’Italia peggiore nel modo migliore. E ora, tornando su Rai 3 con due puntate speciali il 4 e l’11 novembre ci propone incontri con ex galeotti, da lei già intervistati in passato, pronti a raccontare la loro storia di redenzione dopo la pena. Sempre ammesso che esista un “dopo”. Perché non possiamo fare a meno di Franca Leosini? Per i neofiti, ecco un prontuario, una guida a tutto ciò che c’è di mirabile nella giornalista più puntuale ed elegante della nostra tv.
Per farlo, partiamo dalle storie, quelle “maledette” che ci regala dal 1988: Marco Mariolini, il collezionista di anoressiche, Angelo Izzo, gli occhi del massacro del Circeo, ma anche il ragazzino che ha ucciso il nano di Termini (fatto di cronaca nera diventato poi film, "L’imbalsamatore", per la regia di Matteo Garrone), la Leosini negli ultimi 30 anni ha intervistato qualunque tipo di mostro, dai più “celebri” all’assassino della porta accanto, come il mite tuttofare brianzolo che un tragico giorno strangolò la bellissima e giovane cugina nelle cantine del loro palazzo perché di lei indicibilmente innamorato e afflitto da un ulteriore segreto: la propria impotenza sessuale. Non si nasce killer, si cresce avidi: e allora può accadere che nel più tranquillo dei paesini bene, un padre uccida la figlia ex tossicodipendente in rinascita per intascarne l’assicurazione sulla vita. E che non ne provi rimorso nemmeno in gattabuia. Può accadere, anche, che una madre lasci morire l’amata neonata lasciandola chiusa in macchina con 40 di febbre per dedicarsi ad amoreggiare con l’amante al parco. Narrazioni che sembrano venire da sceneggiature schizzoidi, ma che sono fatti di cronaca nera delicati e pesantissimi allo stesso tempo. Storie di un’umanità che a un certo punto si distorce, devia dal proprio tracciato e uccide per espiarne poi la colpa, per convivere con la colpa.
Situazioni limite di questo tipo, in mano a qualunque altra conduttrice, diverrebbero momenti di bruttissima e morbosa televisione. Grazie al garbo di Franca Leosini, invece, non c’è una frazione di secondo che si possa giudicare tale. La giornalista sceglie il caso di suo interesse, lo studia fin nei minimi particolari (impiega anni per tornare in onda con nuove edizioni di "Storie Maledette", non è una casualità) e poi indaga vis a vis sui peggiori mostri, che lo siano per la vita o per un giorno soltanto. Non c’è niente di malato, solo un interesse umano, genuino ed empatico nei confronti di persone che hanno commesso un errore fatale per le proprie vittime come per se stesse. L’unica cosa che emerge, chiara e cristallina, è la verità dei fatti a cui è la stessa Leosini a condurre l’intervistato nonostante le recidive omissioni o indulgenti fantasticherie. Seguendo l’iter delle sue domande, si parte per un viaggio nella mente del killer che è come un film di Lanthimos: succede tutto anche quando sembra che non stia accadendo nulla. Al termine, si viene avviluppati dal velo strappato, travolti da una sola, terribile domanda: “E io cosa avrei fatto nei suoi panni?”.
Oracolo di chiunque voglia fare del giornalismo la propria professione, la Leosini è ormai un simbolo nazionalpopolare anche grazie ai meme e alle gif che riportano le sue espressioni cult come “Non lo ricorda? Allora glielo ricordo io”, oppure quell’ormai mitologico riferimento al “dito birichino”, come anche la massima: “il cervello non è una polpetta piazzata al centro della testa”. Il sarcasmo, pur sempre elegante, è un’altra freccia che la giornalista scocca dal suo arco, sapendo benissimo dove, quando e con chi intervenire. Il suo linguaggio si alza o si abbassa, rispettosamente, a seconda dell’interlocutore che ha di fronte: che sia un professore universitario o un faccendiere comasco con la terza elementare, l’importante è comunicare con lui e rendere fruibile per il pubblico l’intera conversazione. Anche per questo, la tensione psicologica, a ogni intervista, resta costantemente alle stelle. Franca Leosini è talmente innamorata della lingua italiana, oltre che del proprio lavoro, da scriversi a mano le proprio interviste, con tanto di accenti segnati su ogni parola per dare l’opportuna enfasi alle domande poste. Praticamente una nerd della nera dalla piega sempre perfetta, una creatura di altri tempi che purtroppo, chiaramente, non sono quelli odierni.
Da sempre allergica al termine “femminicidio”, la Leosini torna in tv nella prima serata di Rai 3 con "Che fine ha fatto Baby Jane?": il 4 novembre la vedremo intervistare Filippo Addamo che a 20 anni uccise, con un colpo di pistola alla nuca, la madre, “rea” di volersi rifare una vita sentimentale dopo il divorzio dal padre del ragazzo. In carcere dal 2000, Addamo ha scontato la sua pena e ora racconterà l'uomo che è diventato a Franca Leosini che già l’aveva intervistato in carcere 17 anni orsono. La puntata dell’11 novembre, invece, avrà per protagonista la ballerina polacca Katharina Miroslawa che uccise il proprio amante, l’imprenditore Carlo Mazza, per intascarne l'assicurazione sulla vita pari a un miliardo di lire. Dopo l’omicidio, si guadagnò invece 21 anni e 6 mesi in cella. "Che fine ha fatto Baby Jane?" ci mostrerà come vive oggi, da donna libera, direttamente dalle sue parole.
Anche a scatola chiusa, prima di averlo visto, ci sentiamo di dire che "Che fine ha fatto Baby Jane?" sia imperdibile. Perché ogni volta che Franca Leosini torna in tv, almeno un autore cane cambia mestiere e si dà al giardinaggio. Gli altri, telespettatori compresi, imparano qualcosa di più sull’orribile e allo stesso tempo incantevole prisma che è l’animo umano. Franca Leosini non si discute, Franca Leosini è. E questa, come dicevamo all’inizio, è la nostra sperticata dichiarazione d’amore per lei, l’unica e sola Queen Elizabeth della televisione italiana.