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Crimini, amore e leggenda
di Bonnie e Clyde

  • di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

23 maggio 2020

Crimini, amore e leggenda di Bonnie e Clyde
87 anni fa, la Ford Model B v8 di Bonnie Parker e Clyde Barrow fu raggiunta da 160 colpi sparati da 6 poliziotti. Una storia di crimini che è diventata la leggenda d'amore di una coppia che ha dato persino il nome a una Sindrome. L'Ibristofilia, l'attrazione per chi commette azioni sbagliate

di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

23, 24, 25. Potete anche giocarveli, ma sono i numeri di una fine che ha segnato un passaggio da storiaccia a leggenda. Quella di Bonnie e Clyde, catturati e uccisi il 23 maggio, di 87 anni fa, rispettivamente a 24 e 25 anni. Una di quelle leggende in cui gli eroi non sono affatto buoni, ma hanno quel qualcosa di romantico, irresistibile e sfacciatamente umano che fa trovare Bellezza (sì, con la maiuscola) anche nei fatti più atroci. Non a caso esiste la Sindrome di Bonnie e Clyde: l’attrazione morbosa verso chi commette azioni sbagliate. Ibristofilia, è il termine scientifico. E, inutile negarlo, ce l’abbiamo un po’ tutti. Tanto che siamo ancora qui a scriverne a 87 anni dai 160 proiettili che dilaniarono la Ford Model B V8 su cui viaggiava la coppia di criminali. Erano le 9:15 del 23 maggio 1934.

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Una storia di crimine e passione

Clyde Barrow e Bonnie Parker erano nati in Texas, entrambi in una condizione di povertà e marginalità che divenne ancora più pesante con la grande crisi del ’29. Avevano uno un anno in più dell’altra e si conobbero nel 1930, a casa di un’amica comune. Bonnie era già sposata, ma non fu certo un problema per due che il destino aveva voluto far incontrare per diventare la coppia di criminali più famosa della storia moderna. E non fu un problema nemmeno che Clyde fosse zoppo, visto che si era fatto tagliare due dita di un piede per uscire di prigione poco prima di conoscere Bonnie. I due hanno incarnato, a modo loro e scegliendo la strada del crimine, il Sogno Americano, l’ambizione di trovare gloria e ricchezza nonostante le origini umili e la partenza disastrosa. Così li descrive Arthur Penn in Gangster Story, un film pazzesco del 1967.

All’inizio rapinavano pompe di benzina e negozi, poi passarono ad obiettivi più appaganti, finendo, però, per sparare qualche colpo di troppo. Uno di questi ferì mortalmente un certo sceriffo Moore e per la coppia fu l’inizio di una fuga continua. Era il 1932. Non che prima andasse meglio, visto che tra gli arresti di Clyde e quelli di Bonnie, in un amore che ha resistito alle manette e alle fughe dalle prigioni, i due non avevano certo passato molto tempo insieme. Giusto il tempo di rapinare una decina di banche, con Bonnie che probabilmente era mossa dalla fedeltà assoluta verso il suo uomo e dalla voglia di trovare la ricchezza mai avuta e Clyde che, invece, raccontava di combattere attraverso il crimine la sua personalissima guerra contro il sistema carcerario del Texas, vivendo contestualmente un amore di rara umanità verso quella donna incontrata a casa di un’amica.

E quanto i due fossero felici lo scoprirono proprio alcuni poliziotti e giornalisti, che durante un blitz in un appartamento in cui i due si erano nascosti trovarono alcune poesie scritte da Bonnie e foto abbandonate durante la fuga. I volti di quelle foto non sono i volti di due efferati killer, ma di due ragazzi capaci di trovare tenerezza e diventare inseparabili anche in mezzo alla disumanità di cui erano protagonisti. La pubblicazione di quelle foto, che fecero il giro di tutti i giornali, fecero conoscere l’Ibrisstofilia di massa agli Stati Uniti d’America.

Bonnie Clyde car

Una fine di sangue e consacrazione

Inutile elencare i colpi, decine e decine, e gli omicidi, decisamente troppi e quasi sempre di uomini delle forze dell’ordine, che portano la firma di Bonnie, Clyde e della banda Barrow. Meglio andare dritti alla fine. E al tradimento che segnò la capitolazione. Non il classico tradimento che può far parte della storia di una coppia. Ma un tradimento alla coppia. Quello di Henry Methvin, uno della Banda Barrow che Clyde aveva aiutato a fuggire di prigione, ma che aveva scelto di collaborare con l’FBI. Fu lui a spiegare il raffinatissimo sistema di fuga che aveva permesso alla coppia e agli altri della banda di non cadere mai in trappola. Fino, appunto, a quel 23 maggio, quando, individuato il percorso dei fuggitivi, sei agenti aspettarono l’arrivo della Ford Model B nella Parrocchia di Benville, in Luoisiana, scaricandogli addosso tutti i colpi che avevano in tutte le armi dell’intero arsenale che avevano dietro. 160 in tutto, di cui una ventina trafissero il corpo di Bonnie e il circa il doppio quello di Clyde.

Quel macabro luogo di sangue si trasformò in poco tempo in una sorta di meta di pellegrinaggio, con i corpi dei due e la Model B (oggi esposta al Whiskey Pete Casino, in Nevada) che divennero addirittura qualcosa da cui asportare pezzi da conservare e rivendere come souvenir. Migliaia di persone raggiunsero la piccola cittadina di Arcadia, dove furono trasferiti i corpi in attesa della sepoltura. Una sepoltura che, contro le volontà che avevano lasciato, li vide però separati, perché la madre di Bonnie rifiutò, nonostante il linciaggio della folla, che il corpo della figlia giacesse per sempre accanto a quello di Clyde.

Lui ebbe un funerale privato nonostante le migliaia di persone che chiedevano di poter portare un ultimo saluto. Al funerale di lei, invece, c’era una grande folla e fiori giunti da ogni parte degli States, con tanto di enorme tributo floreale fatto recapitare da un gruppo di giornalisti di Dallas.

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  • Cronaca nera
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