Sono 4 decenni che vaga di corsa e mangia al volo, tentando di salire sempre di livello, provando a guadagnare crediti e rifuggendo i suoi fantasmi che vogliono fermarlo; con il solo sollievo di quattro costanti per ogni fase che annientano quei fantasmi (per qualche secondo) e di frutti proibiti da cogliere al volo (quando compaiono). È di maggio e compie 40 anni.
Quando devi scrivere un pezzo per celebrare il 40esimo compleanno di PacMan, il videogioco cult degli Anni 80 e simbolo di una generazione, ma ti ritrovi ad aver scritto un lead che sembra la tua autobiografia, allora tanto vale usare direttamente la prima persona.
Era il 22 maggio del 1980 quando PacMan (in verità Puckman come era nel primo nome poi cambiato per il rischio di diventare Fuckman), è stato lanciato per la prima volta da Toru Iwatani e dalla Namco. Io sarei nato appena un annetto dopo, con una avversione viscerale verso i videogiochi. Tutti. Tranne, appunto, PacMan.
La cassettina dell’MSX (l’antenato dei Nintendo e consolle varie) l’avevo praticamente fusa nel tentativo di sopravvivere a quei maledetti fantasmini che inseguivano quell’irresistibile pallino giallo che aveva come unico scopo la fine del quadro. E il quadro successivo era, di fatto, identico a quello precedente. Sempre. Per ben 256 livelli, di più non ce ne erano per via di un bug di progettazione del gioco, dove sostanzialmente non cambiava mai niente. Se non il numero di punti accumulati, grazie anche ai bonus (che avevano le sembianze di gustosi frutti), fino al fatidico record di 3.333.360. Di più non se ne potevano fare, ma per me non è mai stato un problema, visto che non mi ci sono mai neanche lontanamente avvicinato a quel record. Però Blinky, Pinky, Inky e Clyde, questi i nomi dei quattro fantasmini che giocavano il ruolo dei cattivi, mi hanno fatto dannare. E divertire.
Ma Pacman ha rischiato persino - proprio perché assolutamente non cruento e “troppo carino" - di non vedere mai la commercializzazione, visto che gli esperti di videogame di allora lo avevano stroncato sul nascere. Invece il successo fu globale. Enorme. Per un videogioco che, almeno a sentire la leggenda, era stato immaginato da Toru Iwatani durante una cena con gli amici, osservando una pizza a cui era stato tolto uno spicchio.
Il resto è storia, lunga solo 40 anni: quel pallino giallo ha segnato un’epoca ed è divenuto icona per due generazioni, con PacMan che è stato imitato e riproposto in ogni salsa. Tanto da esistere ancora oggi, in tempi di videogiochi super realistici e sofisticati, con versioni per le più note consolle in commercio.
Oggi PacMan fa 40 anni… roba da farci impallidire tutti al cospetto di quanto è riuscito a lui, che pure sapeva solo mangiare e muoversi a comando, in questi quattro decenni.