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Questo libro non lo ha scritto Baricco ma avrebbe potuto

  • di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

21 dicembre 2025

Questo libro non lo ha scritto Baricco ma avrebbe potuto
È il catalogo di una mostra che non esiste, un’archeologia che scava nella vita, nelle opere e nelle parole di Alessandro Baricco. Annalisa Ambrosio e Paolo Di Paolo hanno costruito la storia di uno dei migliori scrittori italiani. Tra velocità e visione. Per restituirne il sound

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

Intanto qualche piccola coordinata. Chi scrive, cioè io,  ha risposto alla domanda di Camillo Langone su Il Foglio a proposito del “più grande italiano vivente” facendo il nome di Alessandro Baricco. Non è scontato che il più grande italiano vivente sia anche il più grande scrittore, quindi lascio l’inferenza a chi preferisce approvare o condannare un giudizio del genere. Nel caso di Baricco gli amanti e gli odiatori sono egualmente ben rappresentati in Italia (altrove credo prevalgano gli amanti, a conferma della poco pretenziosa ma platealmente vera massima “nessun profeta in Patria”).  Seconda indicazione: Baricco è così bravo che quando fa uscire un libro di solito è il più bel libro dell’anno e quando non fa uscire libri si dedica ad altre cose che potrebbero essere le “migliori dell’anno”: la Scuola Holden, i saggi sulla mutazione digitale, gli articoli barbarici e così via. Persino quando viene intervistato, da Fabio Fazio a Che tempo che fa o nei podcast, è così bravo che l’intervista, quella vera, se la fa da sola. Un altro modo per capire quanto sia bravo, ma lo abbiamo già detto, è capire quanto sia odiato. Tanto, come tutti quelli bravi. Senza voler fare paragoni ma: André Gide definì Victor Hugo, ci racconta Umberto Eco, il più grande poeta francese, e aggiunge: “Hélas”, ahimè. Busi aveva e forse ha più nemici che appassionati, e tra i nemici i più sono anche antipatici. 

Baricco in "L'amore è un dardo" (Rai 3)
Baricco in "L'amore è un dardo" (Rai 3) Rai

Certo che dedicare a uno così bravo e così odiato un catalogo su una mostra immaginaria, immaginata sulla base dell’opera, della vita e delle “omissioni” del Baricco intellettuale, cioè dedicargli un libro per la casa editrice Electa, potrebbe essere una gran mossa oppure no. Oppure no, cioè: una mossa scientemente kamikaze, ma anche un azzardo da gran giocatori di poker. Annalisa Ambrosio e Paolo Di Paolo ci provano e vincono, con l’eleganza che solo le insegne di Broadway ti danno il coraggio di sfoggiare: una “B” intarsiata di lampadine e un titolo diretto, chiarissimo, inequivocabile: The BARICCO BOOK (2025). Un libro, va da sé, che Baricco avrebbe potuto scriversi da solo e forse, come dimostra il percorso della mostra tra oggetti, frasi, e persino un racconto che l’autore stesso quasi non ricordava, ha scritto nel corso di questi anni. 

Una recensione di una mostra è già difficile perché, se fatta nella speranza che qualcuno leggendola venga spinto a comprare il biglietto, si confronta con un pubblico che di quella mostra non ha visto nulla. Ed entrare in empatia parlando di una cosa che nessuno ha visto è molto difficile. Come insegnano i primi cristiani, è rischioso persino per la propria vita. Ma recensire una mostra che non esiste è proprio un paradosso, perché voglio invitarvi a visitare una mostra che non solo non avete visto ora, ma che non vedrete mai. Una mostra di cui conserverete un’unica traccia, il biglietto d’ingresso, posto nella prima pagina del Baricco Book, e un catalogo, a mo’ di testimonianza antica, a mo’ di epica tramandata e fissata sulla pagina dopo secoli. Insomma, l’eco di una mostra: per dirla con Baricco, il suo sound. 

"The BARICCO BOOK" a cura di Annalisa Ambrosio e Paolo Di Paolo
"The BARICCO BOOK" a cura di Annalisa Ambrosio e Paolo Di Paolo (Electa, 2025)

Tante cose colpiscono, come i cerchi concentrici, che per motivi tipografici sembrano quasi formare una spirale, con le citazioni da City di Baricco che Paolo Di Paolo ha associato a ognuno degli altri romanzi di Baricco, cercando di venire incontro alla convinzione, confidatagli da Baricco stesso, che tutto ciò che ha scritto, in barba al tempo lineare, sia stato “anticipato”, o “posticipato”, insomma, sia rimbalzato, in questo romanzo della maturità. Città. Colpisce anche il lavoro di storia della letteratura dei due curatori, che rintracciano frasi adatte a ciascun oggetto, a ogni angolo della mostra. Frasi che danno l’idea di quanto Baricco sia evidentemente il nostro grande scrittore internazionale (come dimostra il fatto, fin da subito messo in chiaro, che sia tra i dieci autori italiani più tradotti). Quando scrive, per esempio, che “i libri devono scomparire nei film”, sembra di sentir parlare un altro autore incendiario come Bret Easton Ellis. Quando, è l’oggetto 37, si sottolinea la scelta di Baricco - criticatissima - di tagliare per la tv tutte le scene dell’Iliade in cui apparivano gli dèi, si sta dicendo che Baricco ha le mani di un americano, la cultura di un tedesco e la capacità di scamparla (cioè il fascino) di un francese. Ha le palle di chi potrebbe autoprodursi un colossal, tipo Avatar, ma ambientato nell’epoca di Barry Lyndon. 

Alessandro Baricco
Alessandro Baricco Ansa

Sarebbe stato più facile scrivere di un catalogo che non c’è su una mostra che non c’è. Invece i libri, che hanno per loro stessa natura qualità quantistiche, di concretezza e impalpabilità, ti obbligano a operare in modo criminale, cioè tagliando senza criterio. Io ho tagliato novantasette dei novantanove oggetti collezionati da Ambrosio e Di Paolo. Ma un altro modo di vederla è dire che vi ho lasciato novantasette ragioni per leggere The BARICCO BOOK, un catalogo immaginario su uno show rumoroso, veloce, fluviale, come solo l’opera di un grande sa essere. 

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  • Alessandro Baricco
  • Cultura
  • Letteratura
  • Libri
  • recensione
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