Giunge notizia che la Nuova Zelanda stia vagliando una legge che impedirebbe ai nati dopo il 2013 l’acquisto di sigarette vita natural durante. L’intento è quello di proteggere le nuove generazioni dai danni che il fumo provoca alla salute. Intanto, a Milano sono già in vigore restrizioni per i fumatori da gennaio 2021 (non si può più fumare alle fermate dei mezzi pubblici e nei parchi) mentre dal 2025 entrerà in vigore il divieto assoluto di accendersi una sigaretta all’aperto. Abbiamo raggiunto telefonicamente il Professore di Economia Pierangelo Dacrema, autore del libro “Fumo, bevo e mangio molta carne” e portabandiera dei "Pro-smoker" che, a differenza dei No-Vax “soggetti molto simili ai terrapiattisti” in piazza un giorno sì e l’altro pure, conducono oramai da anni una battaglia silenziosa, nonostante tutte le restrizioni vigenti e in arrivo alla loro libertà. I fumatori, dunque, sono i veri oppressi di questa società o semplicemente una specie che si deve rassegnare all’estinzione? Una chiacchierata sull’attualità e sui possibili scenari che, di divieto in divieto, potrebbero venire a crearsi in futuro. Sperando che, quantomeno a Milano, Sala “la smetta di occuparsi della costruzione di nuovi stadi e centri commerciali completamente inutili, come anche di inventarsi leggi anti-fumo, per dedicarsi, una buona volta, a urgenze più serie: le condizioni in cui versano le periferie milanesi, per esempio”.
La Nuova Zelanda sta proponendo di vietare la vendita di sigarette ai nati dal 2013 in poi per tutelare la salute delle prossime generazioni. Cosa ne pensa?
Non credo sia una mossa geniale, onestamente. Non perché non ami la salute, ma perché mi sembra un metodo sbagliato nella forma, nella sostanza e nei modi e tutto sommato anche nell’esito a cui mira. Non credo sia una priorità della gente, della collettività liberarsi di questo piacere (o vizio, come preferisce). Questa proposta della Nuova Zelanda, insomma, non mi sembra un indice di civiltà.
Perché, secondo lei, non sarebbe indice di civiltà?
Perché questa idea salutista, questa protezione da tutto e da tutti nell’arco di un’esistenza mi lascia sconcertato. Tanto per cominciare, è come se non fosse assodato che ogni forma di proibizionismo abbia da sempre scatenato la voglia di trasgressione, di infrangere il divieto con danni che a volte sono risultati peggiori rispetto a quelli che si andavano a evitare.
Esistono metodi più efficaci?
Certo. Per esempio, credo di più alla possibilità di dialogare: far capire a un giovane che iniziare a fumare non sia poi questa buona idea, specialmente a lungo termine. L’ottimo, però, sarebbe spronare la Medicina a costruirci un corpo più adatto ai nostri piaceri. Invece anche la Medicina, purtroppo, ormai da anni segue la strada del divieto. Infatti, qualunque medico dice: “Guarda che il fumo ti uccide”. Sarebbe interessante, invece, se provassero a lavorare su possibili sistemi mirati ad attenuare gli effetti negativi che il fumo ha sul corpo umano. Poi, è pur vero, che già esistono vie di mezzo come le sigarette elettroniche. Ma piuttosto di comprarne una, smetto di fumare.
Intanto, quella del divieto è anche la direzione che sta prendendo, ormai da anni, l’Europa anche l’Europa (se non il mondo intero). Basti pensare che, per esempio, in Inghilterra e Francia un pacchetto di sigarette arrivi a poter costare più di 10 euro…
Beh, già questa è una politica diversa. Personalmente non la approvo, ma la trovo di certo più digeribile del provvedimento neozelandese. In assoluto, però, credo che ci si avventi sui dettagli e si lascino perdere i problemi di ordine più generale. Io sono un fumatore incallito - ho cominciato sin da piccolo - e posso riconoscere il fatto che un bambino non esposto al vizio abbia maggiori possibilità di, per così dire, “salvarsi” dal vizio stesso. Trovo però ingiusto che un adulto venga allontanato per tutta la vita da un piacere.
Come mai lo trova ingiusto, visto che questo “piacere” provoca danni anche gravi alla salute?
Perché ognuno dev’essere libero di decidere come procedere verso la fine di questa lunga agonia che è la vita. Il fumo, lo sappiamo, fa male. Ma tante altre cose sono anche più pericolose e possono uccidere in modo più immediato: il parapendio, per esempio. Allora bisognerà vietare anche gli sport estremi, poi si procederà con l’amministrazione controllata del sale, dello zucchero, dei salumi… Spaventoso. Uno Stato, un governo che comincia a vietare certi comportamenti si presume che possa meditare di vietarne altri e quindi entrare nella vita degli uomini in modo troppo prepotente. Il buonsenso di chi ti impedisce di fumare potrebbe portarlo, un giorno, a proibirti di usare troppo sale, zucchero, caffè o salumi.
Rimanendo in questo scenario futuristico (e apocalittico), non pensa che qualcuno si ribellerebbe?
Gli uomini sono molto fragili. Anche questa ossessione per la cura eccessiva del pianeta mi lascia perplesso. Certo, la Terra è il nostro quartier generale e dobbiamo salvaguardarlo. Ma non dimentichiamoci che il pianeta, in svariate occasioni, ci è stato ostile tanto che noi siamo arrivati a costruirci una vita molto complicata per rendercela un po’ più facile.
Intanto a Milano dal 2025 entrerà in vigore il divieto di fumare all’aperto…
Non mi pare un’idea eccezionale. Sala, magari, dovrebbe essere meno orientato alla costruzione di immobili, centri commerciali o di nuovi stadi inutili, cercando invece di rimanere un po’ più concentrato sullo stato delle periferie e sulle condizioni psicologiche di giovani e giovanissimi. Persino a New York dove, glielo assicuro, la vita di un fumatore è durissima perché se ti accendi una sigaretta dove “non puoi” vieni allontanato dai poliziotti coi manganelli. Poliziotti che possono arrivare a pesare pure 200 kg (e che, di conseguenza, avranno pure loro, dei vizi). Ma nemmeno lì si è arrivati al divieto assoluto di fumo all’aperto.
Però, sempre a Milano dal 2025, sorgeranno delle cabine in cui sarà possibile fumare. Come quelle che già esistono in alcuni aeroporti…
Ah, i ghetti aeroportuali! Ecco, quelle sono letteralmente delle camere a gas. Entrarci ti svilisce nel corpo e nell’anima.
Lei, parafrasando il titolo di un suo libro: fuma, beve e mangia tante carne. Le manca solo di confessare una sfrenata passione per la plastica per risultare del tutto anacronistico rispetto al comune pensiero della società attuale.
Sono un vizioso abbastanza settoriale: cerco di non allargarmi oltre a quelli che sono i miei piaceri. Ho una certa attitudine a cadere nel vizio quindi alcuni li evito a prescindere: non bevo Coca Cola, non ho i social, non mangio troppo cioccolata… Però salumi, carne, fumo e anche alcool sono tutte cose che reputo abbastanza pericolose ma ci faccio i conti quotidianamente, come quotidianamente faccio i conti con la morte: chiunque sappia di essere, oltre che un essere vivente, un essere morente, lo fa. Credo che la possibilità individuale di danneggiarsi più o meno lentamente sia una prerogativa di quella che chiamiamo libertà.
Come mai non è sui social?
Sono convinto che sui social, se li avessi, mi scatenerei. Ho scelto di non esserci per non cadere in tentazione perché ho una certa attitudine a cedere al vizio. Inoltre, li reputo un gioco relatiivamente stupido.
Perché?
Essendo un Professore, ho a che fare ogni giorno con i giovani: credo che molti di loro abbiano inconsciamente rinunciato a parti della loro vita per credere ciecamente alla versione virtuale di se stessi e del mondo. Non voglio suonare passatista: la tecnologia è l’unica cosa che potrebbe salvarci e magari ci riuscirà pure. Solo, trovo una grande stupidaggine il fatto che venga utilizzata per realizzare questo gioco - i social, intendo - sciocco e fine a se stesso. Continuo a credere che il telefono, gli aerei e la tv siano mezzi molto più rivoluzionari rispetto a quelli che siamo abituati ad avere attualmente grazie a internet.
Non considera internet, dunque, una rivoluzione?
Non ne metto in discussione l'utilità: ne sto mettendo in discussione l’uso attuale. Ecco, se internet ci aiuta a sconfiggere la morte del sole, ok. Ma al momento si è ridotta a un gioco che addirittura induce la dipendenza… no, mi sembra davvero uno scherzo di cattivo gusto.
Tornando al fumo e all’idea di ribellarsi al divieto per tutelare le libertà individuali che non possono essere stabilite o limitate dal governo, non le sembra che siano le stesse motivazioni addotte dai No-Vax?
La questione del vaccino è diversa. Essere No-Vax significa non credere alla scienza, non credere al futuro, non sostenere l’idea di un’umanità che cerca di sopravvivere in condizioni decenti. Anche per questo, mi sembra che si annidino tra loro un certo numero di cretini e di soggetti addirittura pericolosi non solo per se stessi, ma anche per gli altri. Credo che la posizione dei pro-vax e dei pro-smoker sia, invece, perfettamente compatibile. E poi il vaccino, ti allunga un pochino la vita o comunque tendenzialmente ti protegge da pericoli imminenti e gravi. Praticamente, ti aiuta a fumare o a continuare a farlo. Quindi non posso essere contrario (ride).
C’è differenza, quindi, tra un No-Vax e una persona che sostiene il diritto al fumo?
Il No-Vax corre dei rischi sul piano personale e tende a farli correre alla collettività. Chi invece fuma tranquillamente una sigaretta aspettando il tram - magari fuori dal gabbiotto della fermata - o mentre fa due passi, si reputa che onestamente non possa far male a nessuno. Questa è la differenza. L’argomento del No-Vax assomiglia a quello di chi ti dice: “Non sopporto l’idea che in macchina ci si debba fermare al semaforo rosso perché la trovo una limitazione delle mie libertà personali”. Praticamente, come stare a sentire le argomentazioni di un terrapiattista.
Terrapiiatisti e No-Vax, però, fanno spesso convegni e manifestazioni. Perché i fumatori, invece, non parlano mai pubblicamente dei propri diritti nonostante tutte le restrizioni a cui vengono, gradualmente, sottoposti?
Essendo un accanito fumatore, è importante per me sventolare la bandiera dei “pro-smoker”, visto che di questi tempi bisogna per forza dire le cose in inglese, usiamo pure questo termine. Dietro all’essere pro-smoker, che può sembrare una cosa piccola e di poco conto, c’è un modo di intendere la vita, una strenua difesa della libertà personale che ogni individuo dovrebbe avere. Poi, personalmente, non sono tipo da scendere in piazza. Ma sostengo e sempre sosterrò questa battaglia sia pure silenziosa ma altrettanto necessaria.