Dark Boys Club è il nuovo disco della Dark Polo Gang: il tipico esempio di come la qualità sonora portata ai massimi livelli rischi di uccidere le liriche. Eppure, il nuovo lavoro della crew romana che macina numeri record è un album che ricalca molto lo stile delle origini della DPG, già strutturato con LP precedenti, su tutti il The Dark Album.
Dieci tracce inedite che occupano 26 minuti, caratterizzati da una produzione poderosa, a discapito dei testi come al solito molto scarni.
Ogni canzone ha delle basi spaziali, un timbro di qualità sonora ben riconoscibile e il marchio di fabbrica di Sick Luke (arricchito dagli altri produttori che hanno preso parte a questo progetto).
Tra i featuring vanno segnalati Tedua, Anna, Boro Boro, Traffik, Ketama126, Drefgold, Samurai Jay, Mambolosco, Capo Plaza. Insomma, quello che si può definire un parterre de rois della scena rap-trap attuale. Due, però, spiccano su tutti. Si tratta di Salmo e Lazza.
Una presenza inaspettata la loro, posto che, fino ad ora, entrambi si erano dimostrati sempre poco riconducibili al mondo della DPG, con Lazza in particolare che aveva avuto vari battibecchi in passato con la band romana e che, in tracce come Fuego, non aveva risparmiato anche qualche frecciata al quartetto. Evidentemente è acqua passata, visto che anche lui è presente nel disco in modo dirompente. Quanto a Salmo, la sua presenza ha arricchito il disco in modo molto credibile, con i soliti flow incalzanti che hanno dato prova (se ce ne fosse ancora bisogno) della sua versatilità.
Ma la vera domanda è: c’era veramente bisogno di un disco del genere, oppure è il solito modo per mantenere alta l’attenzione verso la DPG, permettendogli di non perdere il primato di visualizzazioni che ogni volta ottengono?
Perché il rischio di essere oscurati è dietro l’angolo, in particolare in tempi come questi, in cui le tendenze cambiano alla velocità della luce, così come i personaggi che le rappresentano. Di sicuro Dark Boys Club coglie nel segno per rimanere sulla breccia: aggregare attorno a questo progetto vari artisti, tra pilastri della scena e nomi in ascesa, è un ottimo escamotage per attirare l’attenzione di un pubblico molto vasto, da chi si aspettava un suono molto più avanzato e che potesse soddisfare la propria fame di novità, fino a chi attendeva solamente nuovi brani per scatenarsi.
Ma forse dalla Dark Polo Gang era difficile aspettarsi altro, visto che fin dalle origini ha puntato quasi tutto sul far parlare molto di sé – del collettivo o dei vari singoli – più per l’atteggiamento che per le reali qualità artistiche. Nonostante ciò, ha influenzato moltissimo la trap in circolazione, spingendo l’acceleratore verso una musica di immagine (e di impatto) più che di contenuti.
Sul loro terreno, comunque, le 10 tracce proposte sono oggettivamente una bomba sotto il profilo della produzione e dei flow, così come dal punto di vista del marketing. Insomma, piaccia o non piaccia, la DPG è sempre la DPG. Piaccia o non piaccia, Tony Effe, Dark Pyrex, Dark Wayne, Dark Side sono ancora i quattro re di Roma.