Il Campidoglio ha chiesto a Tony Effe di fare un passo indietro e di rinunciare ad esibirsi nel concerto di Capodanno al Circo Massimo dopo le numerose proteste arrivate dal mondo della politica e da associazioni femministe varie nei giorni scorsi, a seguito dell'annuncio della presenza del trapper tra gli artisti ingaggiati. Tra le prime associazioni a criticare la scelta fatta dal Comune di Roma è stata “Differenza Donna”, impegnata nella difesa dei diritti delle donne e nella lotta contro la violenza di genere, con un comunicato rilasciato dalla presidentessa Elisa Ercoli: “Una scelta scellerata organizzare un concerto, dove il target saranno le ragazze e i ragazzi, nel quale sarà tra i protagonisti un cantante come Tony Effe, autore di testi sessisti, misogini e violenti. Non ci può essere posto su un palco di Roma Capitale per chi rappresenta con le parole la cultura nella prevaricazione e del disprezzo verso le donne, fenomeni che noi, ogni giorno, combattiamo nei Centri Antiviolenza e nelle Case Rifugio. La presenza di Tony Effe sarebbe una insopportabile offesa a tutte le donne che subiscono violenza e alle vittime di femminicidio: non possiamo accettarlo”. Sulla questione è intervenuto poi il sottosegretario di Stato alla Cultura con delega allo spettacolo dal vivo, Gianmarco Mazzi: "La vicenda innescata dalle polemiche sul concerto di Capodanno a Roma ci suggerisce che, d'ora in avanti, si dovrebbe prestare più attenzione a chi si offre un palco per cantare. Non c'entra nulla, in questi casi, il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, che è sacro. C'entra invece il mostrare senso di responsabilità nel non diventare complici di spacciatori di violenza strapagati, nel non preparare loro ribalte per poterlo fare come se tutto fosse normale".
Anche dalle forze politiche dell'amministrazione capitolina è arrivata la tempestiva condanna della scelta di ospitare Tony Effe al Concerto di Capodanno: “Siamo molto rammaricate del fatto che in occasione del 25 Novembre ci troviamo tutti insieme a condannare un linguaggio offensivo e mortificante, anche nella musica, che colpisce le donne nella propria dignità e invia messaggi negativi ai più giovani e poi vediamo che Roma Capitale per il concerto di Capodanno sceglie Tony Effe come artista di riferimento dell'ultima notte dell'anno'', hanno dichiarato in una nota congiunta consigliere di tutte le parti politiche, da Pd a Fdi. A loro ha fatto eco pure il senatore FI, Maurizio Gasparri che ha chiamato in causa addirittura la Rai e la partecipazione del trapper al Festival di Sanremo: “Invito pubblicamente la Rai a fare una riflessione su alcuni rapper improvvidamente coinvolti da Conti nel festival di Sanremo. Perfino il Comune di Roma, gestito dalla sinistra, di fronte alle giuste proteste per i toni molto violenti, sessisti e di offesa delle donne di canzoni di alcuni personaggi, come Tony Effe ed altri, ha deciso di cancellarne la presenza al concerto di fine anno che si terrà nella Capitale. Non si capisce perché invece il servizio pubblico dovrebbe trasformare l'importante palco di Sanremo in una tribuna per persone che, probabilmente anche a causa di una mancanza di cultura, divulgano, soprattutto tra i ragazzi, linguaggi e stili di vita assolutamente inaccettabili. La Rai è finanziata dai cittadini e non può essere trasformata nel megafono dell'Italia peggiore. Pertanto, invito pubblicamente i vertici dell'azienda a non fare il tappetino del Conti di turno e a cancellare dal Festival personaggi che non sono espressione della musica italiana, ma soltanto di una subcultura di scarto che offre cattivi esempi e usa un linguaggio deteriore.” A tutte queste legittime contestazioni è seguita infine la scelta del primo cittadino romano Gualtieri di ritirare l’invito al cantante, con una motivazione che io personalmente ho trovato assolutamente coerente e incontestabile. Il sindaco ha ricordato infatti che il concerto è un evento pubblico, finanziato con soldi pubblici e patrocinato da un comune il cui primo obiettivo e dovere deve essere sempre quello di tutelare la sensibilità di tutti i suoi cittadini: “Roma Capitale non censura nessuno. A Roma in questi tre anni hanno suonato tantissimi artisti, di ogni genere e provenienza. Roma è e resta una città aperta e libera, che ama l’arte e la musica in tutte le sue forme. Difenderemo sempre la pluralità delle idee e non imponiamo né controlliamo opinioni. Parlare di censura è quindi del tutto fuori luogo. Tuttavia, è evidente che si sono urtate alcune sensibilità su valori fondamentali come la libertà delle donne e la lotta contro ogni forma di violenza nei loro confronti. Il Concerto di Capodanno ha senso solo se è una festa che unisce e non divide la città”.
A tutte queste legittime contestazioni è seguita infine la scelta del primo cittadino romano Roberto Gualtieri di ritirare l’invito al cantante, con una motivazione che io personalmente ho trovato assolutamente coerente e incontestabile. Il sindaco ha ricordato infatti che il concerto è un evento pubblico, finanziato con soldi pubblici e patrocinato da un comune il cui primo obiettivo e dovere deve essere sempre quello di tutelare la sensibilità di tutti i suoi cittadini: “Roma Capitale non censura nessuno. A Roma in questi tre anni hanno suonato tantissimi artisti, di ogni genere e provenienza. Roma è e resta una città aperta e libera, che ama l’arte e la musica in tutte le sue forme. Difenderemo sempre la pluralità delle idee e non imponiamo né controlliamo opinioni. Parlare di censura è quindi del tutto fuori luogo. Tuttavia, è evidente che si sono urtate alcune sensibilità su valori fondamentali come la libertà delle donne e la lotta contro ogni forma di violenza nei loro confronti. Il Concerto di Capodanno ha senso solo se è una festa che unisce e non divide la città”. Apriti cielo! Orde di “vip” e cosiddette “influencer”, a partire dalla stessa Giulia De Lellis, attuale fidanzata di Tony Effe, hanno iniziato a gridare allo scandalo e alla censura! A me duole immensamente dover stare anche solo per una volta dalla parte di gente come Gasparri, ma dove erano Mahmood, Sattei, De Lellis e tutti gli altri, quando a febbraio scorso c’è stato un vero caso di censura di stato nei confronti di Ghali e di Dargen D’Amico a cui la Rai ha impedito con vergognosi comunicati e rimproveri in diretta televisiva di parlare del genocidio in Palestina e di immigrazione? Forse le guerre e la disperazione umana non sono argomenti abbastanza comodi per prendere una posizione? Viene quasi da pensare che dietro questa alzata di scudi, con assurdo boicottaggio incluso, non ci sia tanto la singola volontà di difendere la libertà di un “artista”, quanto piuttosto un ordine alla comune sommossa gestito da case discografiche e agenzie correlate. A questi pseudo paladini ipocriti del politicamente scorretto che fino a ieri protestavano contro il patriarcato violento e maschilista del nostro Paese, pubblicando post e storie strappalacrime per le terribili vicende di Giulia Cecchettin e Giulia Tramontano, e che oggi invece difendono la “licenza artistica” di chi racconta le donne come “pu**ane” a cui “sputare in faccia” e “far su**hiare”, da usare come “un joystick”, “bambole” da “fott*re” dopo avergli “tappato la bocca”, vorrei ricordare che stanno applicando lo stesso identico amichettismo e doppiopesismo tanto contestato ai nemici politici, e che avrebbe avuto senso parlare di censura nel caso in cui fosse stato emesso un divieto statale di vendere i dischi, trasmettere le canzoni o invitare Tony Effe in un qualsivoglia concorso nazionale, non certamente per un episodio come questo di pura e semplice libertà di scelta, in cui un comune ha preferito ritirare un banale invito (come già accaduto, per altro, innumerevoli volte in svariati ambiti) per coerenza e rispetto nei confronti dei propri cittadin* che neanche un mese fa, in occasione della “Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne”, hanno riempito le strade della capitale per onorare la memoria delle cento e rotte vittime di femminicidio nel solo anno corrente, al grido di “disarmiamo il patriarcato”, lo stesso che trasuda pericolosamente dalle canzoni di Tony Effe e di tanti altri suoi colleghi sempre più inspiegabilmente in voga tra i giovani di questo Paese…era ora che la politica se ne accorgesse!