Va bene, va bene, lo ammetto: questa cosa di Summertime mi è sfuggita di mano. Iniziata con un “devo guardarlo per lavoro”, è bruscamente evoluta in binge watching compulsivo, con tanto di reportistica non richiesta sull’evolversi di ogni singolo episodio a disinteressati e incolpevoli amici e colleghi. Il fatto è questo: Summertime è un insieme lascivo di ingredienti così squisitamente pop da non poter fare altro che conquistarvi, se avrete la pazienza di lasciarvi condurre per mano in questa storia leggera, fatta di amori estivi e di fine della scuola. Summertime è Dawson’s Creek che incontra Roma Nord, è The O.C. con la piadina, è Netflix al posto di Italia 1, e noi non riusciamo a parlare d’altro. Ecco il perché.
Cos’è
Innanzitutto, si chiama Summertime perché, manco a dirlo, la storia si svolge d’estate e la protagonista - primus inter pares - si chiama proprio Summer, al secolo Rebecca Coco Edogamhe, su cui torneremo più tardi. Le vicende narrate ruotano attorno a un gruppo di amici, in un arco temporale che copre una intera estate di un presente indefinito, fra le spiagge, i bagni, la scuola e gli alberghi di Cesenatico.
Al fianco di Summer una serie di personaggi, a cominciare da Edo, l’amico del cuore, segretamente innamorato di lei e interpretato da Giovanni Maini. Con lui, Sofia (Amanda Campana), l’amica del cuore, altrettanto segretamente innamorata della protagonista. Completano il team Summer, l’istrionica madre, Isabella, la sorellina Blue - interpretata dalla bravissima sorella della “vera” Summer, Alicia Ann Edogamhe -, un padre assente e alcuni personaggi secondari.
Sull’altro lato del ring, Alessandro Alba (aka Ludovico Tersigni), romano, piacione e, udite udite, pilota di Moto3, in bilico tra il ritiro e il rilancio come professionista, e Dario, interpretato da Andrea Lattanzi, l’amico del cuore di Ale, pure lui romano, pure lui appassionato di moto (ma meccanico), cuore tenero e ancora vergine. Ad incombere sul primo, la figura di un padre-padrone team manager decisamente poco credibile (per scrittura del personaggio e per recitazione) e una madre alla direzione del Gran Hotel di Cesenatico.
Ora, cos’ha di tanto speciale questo Summertime?
Ve lo diciamo subito: non il link con le moto.
Le moto di Summertime
Le cose sbagliate sulle moto, in Summertime, sono davvero tante. Ale (che abita a Cesenatico), si allena abitualmente ad Adria (WTF?), che raggiunge a bordo di un fichissimo Booster (WTF2) e che usa come fosse il campetto da calcio a 7 dietro casa - tipo quando gli pare. Per i suoi allenamenti usa una KTM RC 390 (ok, plausibile), indossando una bella tuta Spidi e un casco Nolan un po’ troppo stradale. E fin qui, passi anche. Ma è quando scende in pista che le braccia cascano davvero. Il padre-padrone lo segue dal muretto box, fornendogli indicazioni in tempo reale… via radio! Non solo, ad essere monitorate sono anche le prestazioni fisiche del ragazzo, con tanto di battito cardiaco e speculazioni varie sul suo stato di forma post infortunio. Fin dalle prime battute, infatti, lo spettatore viene messo al corrente di come Alessandro sia stato vittima di una brutta caduta in gara, che ne ha compromesso temporaneamente la capacità di stare in sella. È recriminando su questo errore che il padre mostra al figlio e agli spettatori il replay dell’incidente, con tanto di logo MotoGP, in basso a destra. Quando l’ho visto per la prima volta ho fatto un colpo: ma che hanno fatto? Hanno preso un replay della Moto3 e mo fanno finta che dentro ci sia uno dei personaggi della serie? Quello in testa è Niccolò Antonelli, quello vero. È come se, in una serie sul calcio, il protagonista venisse mostrato in campo con una squadra di Serie A. E la sospensione dell’incredulità che fine fa?
E invece no. Quando il filmato è tornato ad essere centrale nello sviluppo della trama perché la povera Summer lo ha scoperto, sull’internet, piena di stupore, ho deciso di capire una volta per tutte da dove venissero quelle immagini. Senza riuscirci.
Dopo aver googlato furiosamente, infatti, ho scoperto che gli sponsor che appaiono a bordo pista non esistono, così come quelli sulla carena del personaggio-pilota-Ale che rotola nella ghiaia. Non solo: anche la tuta e il casco sono gli stessi visti nelle fintissime giornate di allenamento. Come hanno fatto? Impossibile abbiano girato tutto apposta. Quella pista è Jerez, ne sono sicuro e quello è Antonelli. Ma gli altri? Che sia una gara di Moto3 spagnola?
Dopo aver mobilitato mari e monti - tra i vari, persino il povero Zamagni - con tanto di amica che mi dava del pazzo mentre la tenevo ovviamente informata su tutte queste elucubrazioni, la risposta è arrivata grazie a TROLL GP (che potete leggere sulle nostre pagine con il suo nome da Clark Kent, Antonio Cicerale), ormai peggio dei servizi segreti della moto. Il filmato originale su cui è stato realizzato l’adattamento in post produzione si basa su una caduta di Rodrigo, a Jerez. Come faceva a saperlo il nostro Antonio? Semplice, gliel’ha detto proprio Rodrigo, in risposta alla sua Instagram Stories con cui ha mostrato le immagini dell’incidente ritratto in Summertime. Un enorme lavoro di post produzione, quindi, che potrebbe essere costato uno sproposito (ma c’è il 50% di possibilità che l’abbia fatto un’universitario in stage, stile Boris) e che perdona, per il rotto della cuffia, tutte le cappelle descritte in precedenza. Oh, ovviamente Ale ha una cafe racer: una Malanca 125 E2C Sport del 1976.
Tommaso Paradiso + Sapore di Mare + Instagram = Summertime
A farvi crogiolare in un senso di ovattato confort, spingendovi ad andare avanti puntata dopo puntata, ci penseranno, ad ogni modo, tutta una serie di richiami pavloviani a cui la regia di Lorenzo Sportiello e Francesco Lagi, liberamente ispiratisi agli scritti del mefistofelico Moccia di Tre metri sopra il cielo, fanno sapientemente richiamo.
A cominciare dall’ambientazione pseudo-romagnola-riccionese. Chi non è stato almeno una volta in vacanza da quelle parti? Chi non sa cosa voglia dire alzarsi all’una e fare colazione al McDonald’s di Viale Ceccarini, pronti a sciabattare fino alla spiaggia libera di Piazzale Roma?
Summertime va a toccare proprio quelle corde, dando a tutta la serie una dimensione onirica, che sembra a tratti rendere (inconsapevole?) omaggio al Sorrentino di The New Pope e Youth, con passaggi come la vista zenitale sui vecchi che fanno riscaldamento muscolare in una azzurrissima piscina. Tutto è super saturo in Summertime, nel senso cromatico del termine. Un perenne e gigantesco mega filtro di Instagram rende tutti i colori archetipizzati, il cielo bruciato, i rossi più rossi e così via. È un altro degli escamotage che faranno credere al vostro cervello di aver già visto questa cosa, di volerne avere ancora, al pari delle paraculissime colonne sonore.
Secondo i migliori dettami della cinematografia contemporanea fioriscono già, su Spotify, le playlist a tema Summertime, tra ufficiali e non. Dentro ci trovate uno spaccato di contemporaneità capace di ridurre drasticamente la distanza tra spettatori e finzione: Frah Quintale, Francesca Michielin, Salmo, Childish Gambino; c’è la nostra Thoiry Remix, c’è Bruno Martino, con le sue Estate e E la chiamano estate, che puntualmente riportano Summer alla sua infanzia, c’è Raphael Gualazzi e ci sono i Coma Cose (entrambi presenti con un cammeo), e c’è poi un Franco 126 sull’attenti, chiamato a scandire i momenti più romantici della serie. C’è, ancora, quel tocco di romanità che fa un po’ Baby, un po’ Tommaso Paradiso, grazie all’ottima interpretazione di Ludovico Tersigni (Ale), cui va il merito di essere comprensibile quando parla, al contrario di Edo, al quale vogliamo un gran bene in qualità di amico friendzonato, che è interpretato per altro bene da Giovanni Maini, ma che, a momenti, non si capisce proprio cosa dica - in ossequio alla new wave che vuole i dialoghi delle serie Netflix fondamentalmente indecifrabili causa mancanza di attori studiati (vedi, ex multis, Suburra e Baby). A fare da collante, un retrogusto vanziniano, che vi farà storcere il naso davanti a personaggi apparentemente caricaturali come la vicentina svampita Giulia o il padre di Edo, interpretato da Giuseppe Giacobazzi (sì, lo stesso di Zelig), e che, tuttavia, nulla hanno di diverso da un Guido Nicheli dell’oggi iconico Sapore di Mare.
E poi c’è Summer, di cui siamo perdutamente innamorati (sono, usavo il plurale per nascondere questa mia debolezza). Non parlo di Alicia Ann Edogamhe che ha recitato benissimo, che non conosco e che sono tentato di non conoscere, per paura che la realtà demolisca l’immaginario idilliaco su cui ho costruito questo platonico amore. Parlo proprio di Summer, la protagonista della serie: bellissima, pura e buona. La ragazza di cui sono tutti innamorati (fidanzato, migliore amico, migliora amica), che lotterà per la sua emancipazione e che, siamo sicuri, ci incollerà al più presto al divano per un’altra stagione di ricordi indotti in un passato comune fatto di menate adolescenziali e profumo di crema solare.