Giovanni Muciaccia, il noto volto di Art Attack che un’intera generazione di bambini e ragazzi ha imparato a conoscere e seguire negli anni Novanta, è oggi un influencer di tutto rispetto. Il conduttore, reso popolare anche dalle tante imitazioni che Fiorello ha scelto di farne per lungo tempo, è tuttora ambasciatore della colla vinilica e delle forbici a punta arrotondata, ma i suoi interessi e orizzonti si sono decisamente ampliati: ha scritto un libro sull’arte contemporanea (in cui, tra le altre cose, traspone grandi canzoni in partiture di colori che, a saperle leggere, possono essere suonate come fossero spartiti), ma soprattutto può vantare un seguito impressionante sui social: oltre 200mila persone non si perdono un suo post su Instagram, mentre il canale TikTok che ha aperto a suo nome conta più di 6 milioni di like. L’abbiamo contattato telefonicamente dopo aver visto alcuni video su Youtube in cui, Muciaccia, spiega il mondo delle criptovalute. Il titolo del format? Crypto Attack, naturalmente! E pensare che, forse, tutto questo successo non sarebbe mai arrivato se il nostro non avesse fatto un gran rifiuto (a un’allettantissima proposta televisiva) nel lontano 1998. Eccovi il personalissimo (e coraggioso) Sliding Doors di Giovanni Muciaccia, oggi orgoglioso TikToker nonché “maestro della semplificazione”...
Giovanni Muciaccia oggi è un influencer a tutto tondo…
Instagram mi è sempre piaciuto molto, mentre da maggio dell’anno scorso, sono diventato un TikToker. Devo dire che TikTok è il social che mi diverte di più, il primo che apro ogni giorno. È molto vivo e giovane. Facebook, invece, oramai non lo guardo più: è diventato il social degli anziani. Su TikTok, poi, ho ritrovato il mio pubblico e mi ha dato fin da subito una grandissima accoglienza.
Infatti volevo chiederle come si trova lì. Alla fine, è un social molto giovane. Una volta dentro vedendo tutti questi creator magari anche dodicenni o quattordicenni, non si è detto: “Oddio, ma dove sono finito?!”?
Ho avuto la fortuna di entrarci in un momento di passaggio quando è cambiata la modalità comunicativa: non era più importante fare il balletto fine a se stesso, ma il messaggio, il contenuto. Magari potrà sembrare paradossale, ma TikTok è diventato anche una forma di informazione.
Ci sono molte critiche a questo riguardo: per esempio, in merito alla guerra tra Russia e Ucraina, sono spuntati molto ragazzini che fanno video per “spiegare il conflitto in un minuto”...
No, chiaramente non mi riferisco a questo tipo di contenuti. Trovo utile, invece, che TikTok dia la possibilità di smontare pezzi di trasmissione e rimetterli insieme. Se qualcuno non ha seguito un programma, ritrova lì tutto quello che gli potrebbe interessare, senza doversi guardare la puntata intera di tre ore in tv. Vale per tutte le trasmissioni: da Porta a Porta a Non è l’arena di Giletti. Così puoi farti un’idea degli interventi…
Dubito che Vespa e Giletti (insieme a tutti gli altri conduttori tv) siano felicissimi di questa cosa: i social stanno segnando la fine della televisione?
Loro non saranno contenti ma non si può negare che, in questo senso, TikTok offra un servizio molto utile. Figurati se uno oggi, nel 2022, si starebbe a guardare per intero tutta una puntata del programma di Giordano!
Ha ancora senso, quindi, nel 2022 ambire a partecipare (oppure proprio a fare) un programma tv?
Guarda, io mi sono spostato totalmente sui social. Mi occupo soprattutto di campagne pubblicitarie. Devo dire che le mie, però, sono sempre un po’ diverse dalle altre: propongo contenuti come artwork, costruisco oggetti… Un po’ sulla falsa riga di Art Attack!
Ha mai rifiutato delle proposte televisive?
Sì, molte.
Tra le quali…
Guarda, io non ho l’ansia di stare in tv tutti i giorni “altrimenti poi la gente si dimentica”, come invece si dice. Quindi ne ho rifiutate parecchie anche perché rispetto a fare qualcosa che non sento mio, per quanto in tv, preferisco stare sui social a dare sfogo alle mie passioni che, fortunatamente, coinvolgono parecchio il mio pubblico. C’è stato, però, un gran rifiuto che feci tempo fa e che, col senno di poi, è stato la mia fortuna.
Ora le tocca parlarmene…
Era il 1998 e mi avevano chiamato per condurre Solletico, dopo le edizioni presentate da Elisabetta Ferracini e Mauro Serio. A quel tempo, avevo fatto una sola serie di Art Attack e su Disney Channel, non in Rai. Quindi la proposta di un daily sulla prima rete del Servizio Pubblico, con un’ottima remunerazione era la cosa più allettante che potessi immaginare, almeno sulla carta. Però rifiutai.
E come mai?
Non ci ho dormito tre notti prima di dare una risposta. Ma, alla fine, non me la sono sentita perché avevo visto che il programma già non stesse andando bene quindi sarebbe stata una scommessa, per quanto allettante. Così, ho preferito restare in Disney. Anche per non tradire in qualche modo la fiducia di chi aveva creduto in me scegliendomi per la tv.
Se n’è mai pentito?
Assolutamente no! Anche perché l’edizione che ero stato chiamato a condurre, chiuse prima del tempo. Mi sarei ritrovato senza lavoro, se avessi accettato. Inoltre, non avrei fatto cinque stagioni di Disney Club e le quattro successive da Buenos Aires. Quella scelta mi ha cambiato la vita, è stata determinante per la mia carriera. All’epoca non sapevo che nel giro di qualche tempo Art Attack sarebbe approdato in Rai, che Fiorello mi avrebbe imitato e così via.
Ecco, e oggi invece è passato da Art Attack a Crypto Attack…
Sì, le criptovalute per me sono un discorso davvero affascinante. I ragazzi di Young Platform mi hanno chiesto di spiegare il mondo dei bitcoin. Io, in fondo, sono da sempre un maestro della semplificazione e quindi ho accettato volentieri questa nuova sfida. Si tratta di un mondo nuovo, che appartiene ai giovani: c’è gente che comincia a capirne tantissimo e io sono una persona curiosa. Dopo una serie di riunioni e confronti, abbiamo messo giù questi sei spot perché credo sia molto importante cercare di rendere comprensibile il futuro. Tengo a dire che non sponsorizzo una valuta digitale rispetto a un’altra, il mio ruolo è quello di semplificare e diffondere dei concetti generali su cosa sia e come funzioni la blockchain, sicurezza e rischi compresi.
Quindi le criptovalute sono il futuro?
Sicuramente ne faranno parte, le banche già le utilizzino. C’è solo da fare, appunto, questo passaggio al mainstream, in modo che tutti possano comprenderle.
Tornando, invece, sul contemporaneo, una sua passione è l’arte. E proprio a quella contemporanea ha dedicato un libro per Rizzoli: “Attacchi d’arte contemporanea - Per comprendere l’arte e stimolare la creatività”...
Sono molto orgoglioso di questo lavoro che nasce sempre dalla mia urgenza di semplificare e rendere comprensibile a tutti concetti che non sempre sono immediati ma che ritengo importanti. Trovo paradossale che apprezziamo molto il figurativo, ma siccome il moderno e il contemporaneo non ci vengono spiegati a scuola, non ce ne appassioniamo. Il risultato è che non siamo in grado di capire né di carpirne i linguaggi. Apprendendone, invece, una grammatica di base - che trovate nel libro - risulta più facile apprezzarla.
In senso lato, quale artista attuale può essere considerato arte contemporanea?
Apprezzo molto Fabio Viale, un bravissimo scultore che spesso si confronta con la statuaria classica, però tatuandola. I suoi lavori sono sempre molto interessanti e penso che possa incontrare davvero il gusto dei più giovani e non solo…
Invece nel mondo della televisione e/o della musica?
Non sono molto ferrato sulla musica, devo confessarlo. Ma se penso a un personaggio che ha da sempre molta energia e capacità di reinventarsi mi viene da dirti Jovanotti: combina diversi stili e colori, rimanda sempre tanta allegria oltre a essere un poeta.
Solo per una questione di conferme: Giovanni Muciaccia, nonostante questa svolta social e digital, usa ancora la colla vinilica, vero?
La colla vinilica è sempre stata usata dai più grandi artisti anche da quelli di oggi, potrei farti i nomi di Castellani e Bonalumi, per esempio. È ancora molto contemporanea, indubbiamente. Anche io la uso tutti i giorni, anzi, ne ho proprio un barattolo aperto qui davanti in questo momento. Stavo facendo una cosa…
Non posso non chiederle che cosa, a questo punto…
Mi sto appassionando a un lavoro che riguarda la trasposizione in colori delle note musicali. Anche nel libro potete trovare molti esempi, tra cui una versione di Imagine di John Lennon che, volendo, sarebbe possibile suonare attraverso l’immagine che ho realizzato. Ma sempre con la colla vinilica, eh?
Insomma, tra cripto e arte, siamo alla vigilia del lancio del primo NFT di Giovanni Muciaccia?
Ci sto pensando. Il concetto di base è questo, per come la vedo: se io costruisco una statua, poi la filmo e da questo filmato genero un NFT, per me non ha molto senso a livello puramente artistico. Anche se girano centinaia di milioni in quel mondo. Pensa che un NFT è stato pagato più dello Stupor Mundi, opera attribuita a Leonardo! Non capisco tanto queste dinamiche perché, essendo un collezionista, a me piace proprio l’idea di poter apprezzare un’opera davanti a me, gustandone i cambiamenti cromatici a seconda della luce… Insomma, sono più concreto che digital in questo. Un pezzo unico per me è quello, ho difficoltà a concepirlo come un codice.
Alla fine, con buona pace del futuro, nessuno può mettere la colla vinilica in un angolo...
Assolutamente. E nemmeno le forbici a punta arrotondata.