Come riuscire a documentare in maniera unica squarci di giovinezza? Paul Thomas Anderson ci è riuscito. Licorice Pizza, nuovo film a distanza di 4 anni da Il filo nascosto, è un tuffo nella nostalgia e in quel decennio tanto caro al regista: gli anni ‘70. La crisi energica del ‘73 (un’altra ci fu nel 1979) , Richard Nixon, la nascita del film porno come lo conosciamo oggi con Gola profonda, gli orribili letti ad acqua e la recessione: PTA ricrea il perfetto sfondo storico per i due meravigliosi protagonisti, Gary Valentine (Cooper Hoffman) e Alana Kane (Alana Haim), lui un quindicenne dalla personalità scafata, lei una venticinquenne che s’improvvisa con lavoretti e ancora non sa chi è realmente.
Si conoscono nella giornata della fotografia per l’annuario scolastico in una scena magistrale, lineare, semplice e grandiosa come dovrebbe essere l’amore, quello vero. In un approccio già visto degno della scrittura di Nora Ephron (Harry ti presento Sally), i due convergono l’uno verso l’altro come corpi celesti condizionati dalle altrui gravità. Lui, figlio del compianto Philip Seymour Hoffman, è un aspirante attore/imprenditore/viveur e non si vedeva un personaggio così affascinante da tempo; lei, la rivelazione Alana Haim (qui lavora con tutta la famiglia), ha il piglio tragicomico di una eroina della screwball comedy, meno ingenua della Streisand in What’s up Doc?e più Riot Grrrl in anticipo di quindici anni sani. Valentine sa che lei è la donna della sua vita, d’altra parte per Alana lui è solo un ragazzino, interessante, ma pur sempre un adolescente.
Quello che fa PTA è molto facile, e questo richiede un lavoro enorme, in poco più di due ore ci lascia intravedere dallo spioncino episodi della giovinezza di Valentine e Kane: Valentine viene arrestato, rilasciato, mette su diverse attività, recita per Lucille Ball, e prova a lanciare la carriera di Alana come attrice che, stanca prima di iniziare e perplessa dall’ambiente del cinema, decide di darsi alla politica.
Non è un omaggio solo al primo amore, ma anche alla San Fernando Valley tanto cara al regista. Mentre New York si prepara a una stagione fatta di black-out e inevitabile bancarotta, la West Coast (indipendentemente dalle critiche di Woody Allen) si scrolla di dosso i massacri di Cielo drive, e sulle note di Donovan, Tod Rundgren, Sonny & Cher e Jim Morrison (losangelino di adozione) lascia che gli adulti (Tom Waits nei panni di un regista e Sean Penn di una vecchia gloria del cinema d’azione) si trascinino in cerca di segnali di vita nella città degli angeli. I ragazzi, invece, gli amici di Valentine su tutti, in uno scenario quasi privo di genitori, con la loro vitalità diventano l’economia emotiva -e non solo- di una generazione dalle fragili certezze.
Licorice pizza nei suoi momenti migliori sembra una graphic novel, degna dell’eredità totalmente americana di dare una dignità ai giovani e alle loro inquietudini. Tra le scene più belle c’è Bradley Cooper nei panni di Jon Peters (produttore ed ex di Barbra Streisand), e la fuga a retromarcia sul camion di Valentine e Kane, rimasti a secco in piena crisi del greggio. Ma nel film, candidato a tre Oscar, qualcosa manca, e quel qualcosa è la volontà di Anderson di non farne un capolavoro (benché la fanbase, come ogni fanbase, sia insopportabile e lo spacci come tale).
Il regista racconta una storia d’amore: che sia quella tra due ragazzi, o quella dello stesso PTA nei confronti di una città o di un decennio intero. Si viaggia con toni più leggeri (e non per questo superficiali) e verso i lidi della nouvelle vague francese, allontanandosi dalle coming of age story che vengono in mente durante la visione.
Le polemiche riguardo al personaggio asiatico (una moglie sottomessa da un marito idiota) dimostra ancora una volta come la frangia progressista del pubblico non sia capace di contestualizzare: l'intenzione di PTA era di sottolineare l'idiozia del marito americano nei confronti della compagna asiatica. Perché scandalizzarsi tanto quando fino ai Goonies gli asiatici erano preferiti agli afroamericani? O ci siamo scordati di quando Data (Jonathan ke Qua), il bambino asiatico, era l'unica minoranza del cast del film cult degli anni ‘80?
Ciò che gli manca è la parabola amara, la consapevolezza di una sconfitta, delle necessarie perdite al giro dell’età adulta: meno Fast Times at Ridgemont High, American Graffiti e Ghost World e più Tutti vogliono qualcosa (Richard Linklater). Licorice pizza (catena di negozi di dischi dell’epoca) è un continuo crescendo verso l’inevitabile finale perché, se abbiamo imparato qualcosa, è che un giorno o l’altro dovremo appartenere qualcuno, e l’importante è riuscire a capirlo prima che sia troppo tardi. Tra inesprimibili silenzi e la bellezza nel trovare una persona con cui condividerli, strade deserte, il caldo vento di Santa Ana, locali dove puoi sentirti a casa, emerge la possibilità che in un mondo distopico l’amore possa sopravvivere e sia raggiungibile correndo fino all’ultimo respiro.