Nei giorni precedenti a San Vanlentino, com'è d'uopo, sulle principali piattaforme di streaming assistiamo a un fiorire di titoli rosa che manco gli storici Harmony di cui vostra nonna, avida lettrice, vi spediva in edicola ad acquistare il nuovo numero al dì della peccaminosa uscita. Questo prurito non si è mai davvero sopito, come dimostra HarperCollins, l'orgogliosa casa editrice (da 41 anni!) dell’iconica collana romance, che a fine gennaio ha annunciato Terzo Tempo, una serie di opere sempre periodiche, mirate a mostrare tutte le sfaccettature dell’amore âgée. Per le casalinghe nostrane e internazionali, Netflix, tra le varie alternative, fa scendere in campo la Corea (del Sud), mamma di Squid Game, per un film di due ore sul BDSM dal delicatissimo titolo Amore e guinzagli. Un’esperienza unica e, si spera, anche inimitabile. Com’è, dunque, questo (non dichiarato) “parasite” delle celebri 50 sfumature di grigio (e conseguente saga)? Potrà mai risultare più sciapo dell’originale? E, soprattutto, perché esiste? Vi portiamo in Sud Corea, allacciate le cinture (e i lacci, le manette, quel che ritenete necessario per giochi che nonna Harmony - forse - non capirebbe).
Cominciamo subito dalla trama, Jung Ji-woo e Jung Ji-hoo sono i nostri due protagonisti. La prima, una lei, lavora nell’ufficio pr di un pupazzetto che va fortissimo su Youtube, mentre il secondo, un lui, è il suo nuovo superiore, fresco fresco di inserimento. Come avrete notato, i nomi dei due protagonisti sono praticamente identici e, visto che - com’è ovvio - è proprio tra loro che si instaurerà il rapporto porcino da cui il titolo del pregevole lungometraggio, possiamo da ora in poi denominarli, per praticità, le Lelly Kelly del BDSM.
Sì, perché il tema qui viene trattato in location dai colori pastello e con un candore che, purtroppo non intenzionalmente, rende lo spettatore se non - mai! - eccitato, parecchio ilare. Alcuni highlights: il nostro protagonista, Ji-hoo/Kelly, è affabile e gentile sul luogo di lavoro. Appena ha occasione di parlare con Ji-woo anche solo sulla panchina del cortile aziendale, le spara subito dritto in faccia che vorrebbe essere il suo schiavo, anzi, il suo cane. Avete presente le richieste di messaggi che trovate in Direct, quelle in cui qualche oscuro e anonimo personaggio vi propone di leccarvi umilmente i piedini? Ecco, adesso a quel tizio hanno fatto fare un film. Da protagonista. Frigna una scena sì e l’altra pure, per giunta, perché ha come l’impressione di sentirsi un pervertito (se la prima domanda che fai a una ragazza con cui approcci a quattr’occhi è: “Posso essere il tuo cane?”, non vogliamo dire nulla, Kelly, ma forse il tuo savoir faire strategico-sentimentale potrebbe essere rivisto).
Da qui, inizia la parte divertente: la neonata coppia/non coppia prenota camere d’albergo per fare giochini con cui in genere si addestra un cane (zampa/testa/seduto/abbaia!) ed è, ovviamente, sempre lei a tenere le redini, ricompensandolo con croccantini Fido mentre lui viene, si suppone, perché mentre li mangia avidamente, ha la possibilità di leccarle la mano con cui glieli rifila. La premessa del nostro Lelly, d'altra parte, era stata chiarissima fin dal principio: "Non ti toccherò mai, non ho alcun desiderio sessuale verso di te né doppio fine in tal senso". Promettente. Lo sciagurato per tutto il corso del film si limita, infatti, a venire nei pantaloni, badate bene, perché nessuno si toglie i vestiti in questi No Calamaro game: è solo lui a sfilarsi al massimo la camicia, ma giusto per essere torturato con cera, scudisciate e altre dolorose amenità da parte di una lei in tailleur. E tacchi, alle volte. Per calpestarlo. Ma sempre rispettosamente e senza la minima ombra di soddisfazione fisica. Al termine del teatrino, a vederla, potrebbe essere appena stata in coda alle poste.
Ji-woo, la nostra eroina è l’attrice Seohyun che nella vita vera (oltre a contare 7 milioni di follower su Instagram!), fa parte da tredici anni, della girl band K-Pop Girls Generation (in coreano Sonyeoshidae, che significa “l’era delle ragazze è arrivata”). E, infatti, l’era delle ragazze è così arrivata in Corea del Sud che la nostra, in un’unica scena del film, si masturba sdraiata sul letto di camera sua. Completamente vestita. Senza nemmeno allentarsi un attimo la strettissima e rigorosa gonna a vita alta da ufficio.
Amore e guinzagli è il Cinquanta sfumature di grigio made in Corea? Sicuramente con la storia del contratto e i riferimenti, qui decisamente più espliciti e approfonditi - almeno a parole -, al BDSM, in un certo senso è nato per esserlo. Del resto, dopo Squid Game, la Corea del Sud ha le chiavi di Netflix che le dà in mano produzioni originali come fossero guinzagli borchiati da mistress. A ben pensarci, il vero rapporto sadomasochista si è oramai instaurato tra questi due soggetti e noi abbonati ne siamo meri voyeur, pronti a sorbirci storie d’amore, di zombie, d’antichi spiriti (in lingua madre). Con l’era delle produzioni spagnole così sfruttata da essere oggi come oggi in fase crepuscolare, ecco arrivare la nuova linfa coreana a ridar vita alle uscite della grande N. Grande N Dominant o Submissive? Di certo, a chi guarda resta ben poco da godere…