Sarà che siamo nel pieno del revival di quel decennio ma è difficile negare oggi che gli anni 90 siano stati un gran periodo in cui vivere: vero, non avevano lo stile, la personalità e lo smaccato edonismo degli eighties, però c’era il grunge con il ritorno delle chitarre, il Super Nintendo, il Sony Discman, MTV e i suoi insuperabili idents, le Doctor Martens, il Game Boy. Era un periodo più spensierato e felice, anche se probabilmente sembrava così solo a me, che nel 1995 avevo 20 anni, i capelli, nessun legame stabile e l’illusoria convinzione di poter diventare qualsiasi cosa volessi nella vita (a pensarci bene non ero spensierato né felice anche allora, ma vabbè). Nei primi anni 90 non c’erano i telefonini, si viveva solo nel presente e il presente era, finita la scuola, correre a casa alla velocità della luce per sbrigare velocemente il pranzo in famiglia e chiudersi nell’intimità della propria cameretta per uccidersi di seghe davanti alle ragazze di Non è La Rai. Le diottrie rimaste avrebbero capitolato più avanti nel palinsesto della giornata, con Baywatch, la serie che ha cementato in tutto il mondo l’idea che se uno avesse rischiato di annegare a Malibù avrebbe avuto grandi chance di essere salvato/a da un bagnino/a incredibilmente attraente. Sì, bei tempi gli anni 90. E anche se il calendario insiste nel volerci convincere che sono passati 30 anni invece che 20 minuti, ci sono eventi in quel decennio che hanno impresso indelebilmente il loro marchio nel nostro lobo temporale. Uno di questi è indubbiamente lo scandalo del sex tape rubato alla coppia d’oro di allora dei tabloid di mezzo mondo, Pamela Anderson e Tommy Lee.
Lei, paradigma vivente della pinup californiana (sebbene nata nella British Columbia) tutta tette e cuore nonché detentrice del record di copertine dedicatele da Playboy (13), lui il cliché vivente del rocker tutta sregolatezza e (poco) genio in grado di vendere milioni di dischi dietro le pelli della batteria dei Motley Crue. Il loro matrimonio, celebrato in Messico a cinque giorni dal primo incontro, era già una favola tossica che avrebbe fatto sbavare il direttore di qualunque testata di gossip del mondo, ma fu la vicenda del sex tape rubato a propellere la fama del duo nella stratosfera, ben al di là della somma dei singoli fattori. Proprio questa vicenda, che ricordo vividamente nonostante i cannoni di quegli anni, è il fulcro della miniserie in otto parti Pam & Tommy di Hulu, i cui primi tre episodi sono disponibili su Disney+.
Nel 1995 la spanish villa su tre livelli nelle Hollywood Hills di Tommy Lee è oggetto di ingenti lavori di ristrutturazione: da tana dello scapolo d’oro (fresco di divorzio da Heather Locklear) deve infatti diventare il nido d’amore della neonata coppia Lee Anderson. A supervisionare i lavori c’è un carpentiere con mullet, Rand Gauthier. Ma come sappiamo, il comportamento di una rockstar che ha venduto 50 milioni di dischi a 32 anni, è sposato con la donna più desiderata del pianeta e persegue una dieta a base di martini, erba, cocaina e pillole varie è per definizione erratico e l’operaio si ritrova ben presto a dover fare i conti coi capricci di Lee, il quale dopo mesi di lavoro si rifiuta di pagare i 20.000 dollari pattuiti per i lavori e gli intima di lasciare la sua proprietà. Quando Randy ritorna per recuperare sua la cassetta degli attrezzi, dimenticata nella villa dopo il suo improvviso licenziamento, finisce sotto tiro. Il padrone di casa, appassionato di armi da fuoco, gli urla infatti di levarsi dal cazzo a mani vuote puntandogli addosso un fucile: questo è troppo anche per Randy, la cui vita fino ad allora non è che fosse stata un grafico con amore e autostima in ascesa costante.
Figlio di genitori separati, una madre testimone di Geova e un padre famoso e viveur che lo amava come si può amare una cartella esattoriale (l’attore Dick Gautier), Rand trova un briciolo di self confidence nell’industria dell’hard che nei tardi anni ’80, complice la diffusione di videoregistratori a buon mercato e il permissivismo delle leggi californiane, sta conoscendo un nuovo boom. Si fidanza con la pornostar Erica Boyer, esce con leggende dell’hard del calibro di Wendy Whoppers (le cui generose protesi mammarie pare abbia anche finanziato) e Stacy Valentine (chi scrive è stato in giovane età un grande fan della sua filmografia) e finisce anche per girare qualche scena con lo pseudonimo di Austin Moore in diversi film tra cui i capolavori del genere Big Boob Bikini Bash e Willie Wankers and the Fun Factory (“le ragazze amavano fare scene anali con me perché non ce l’avevo molto grosso”). Ma resta solo tangenzialmente legato all’industria del porno, occupandosi di carpenteria e impianti elettrici. Fino a trovarsi davanti al fucile di Tommy Lee. A quel punto scatta la vendetta. Per tutta l’estate Rand si apposta fuori dalla villa e studia i movimenti dei suoi occupanti. Cinque giorni prima di Halloween, col favore delle tenebre, entra in azione. Neutralizza con facilità le telecamere di sorveglianza che lui stesso aveva contribuito ad installare e coperto con una pelliccia bianca di Yak per camuffarsi da cane entra nel basement della villa convertito a studio di registrazione da Lee. Qui sottrae la cassaforte Browning e la carica sul suo van. Trasportata la suddetta in un luogo isolato, usa poi una sega circolare per aprirla e rivelarne il contenuto. Lee, nella sua autobiografia Tommyland del 2004, descrive così il momento in cui realizza (due mesi dopo il fatto: evidentemente non una persona particolarmente attenta) che la cassaforte non c’è più: “Il mio cuore smise di battere per un secondo quando mi accorsi che era stata rubata […]. In un colpo solo, avevamo perso un sacco di contanti e tutti i nostri gioielli, le armi e ricordi insostituibili”.
Tra i ricordi insostituibili c’è anche una cassetta video8 di 54 minuti girati da Tommy Lee che immortala la coppia in vari momenti della loro luna di miele. Uno di questi momenti dura 8 minuti e mostra la coppia fare sesso appassionatamente. Gauthier, mentre osserva come in trance i loro corpi congiungersi ritmicamente, intravede la trama del karma dipanarsi davanti a lui. Forte delle proprie conoscenze in ambito pornografico, porta l’inestimabile reperto da Milton Ingley, regista hard e vecchio amico deciso a commercializzarlo. L’impresa si rivela più ardua del previsto ma alla fine, grazie anche a un’internet agli albori e all’aiuto di un facoltoso esponente della mafia di New York, il video fa il giro del mondo. È una diffusione che non ha precedenti storici e le conseguenze sono quindi incontrollate. Tommy Lee e Pamela Anderson, già famosissimi, diventano gli astri più fulgidi dello showbiz mondiale, sebbene a un costo non indifferente. Degli oltre 70 milioni di profitti generati dal video, Gauthier non vedrà mai un dollaro. Anzi, amareggiato e sconfitto, 20 anni dopo dichiarerà a Rolling Stone: “Ho creato io la loro carriera”.
Stupisce, francamente, che una storia che sembra più il frutto di uno sceneggiatore amante della commistione di generi che non di fatti realmente accaduti sia stata trasformata solo ora in una serie. Si tratta però di materiale di grande impatto scenico ed emotivo, che mescola abilmente commedia, ridicolo, dramma, ferocia, intrattenimento e colpi di scena attraverso tre linee narrative portanti. La prima è quella del loser Rand Gauthier (interpretato da Seth Rogen, anche creatore della serie assieme a Ethan Goldberg), un freak disperato che tenta di reagire alla propria marginalizzazione ma sembra non crederci mai fino in fondo, anche quando gli eventi sembrano per lui prendere una bella piega, un uomo destinato al fallimento a causa della sua stessa invidia. La seconda riguarda le due star, interpretate in maniera straordinariamente convincente da Sebastian Stan e da Lily James (la sua trasformazione in Anderson, in grado di evitare qualsiasi gigionismo o esasperazione e arricchita di inaspettate sfumature drammatiche, è letteralmente da Oscar). Nel 1995 non esistono i social network e “solo” 40 milioni di persone usano internet. La diffusione planetaria di quel video è il primo caso assoluto di viralità e sottopone i due a una pressione incredibile. E se da un lato per Lee, maschio alfa caucasico di successo, è più facile da gestire, Anderson, già costretta a farsi rispettare come attrice al di là delle proprie curve per avere qualche battuta in un episodio di Baywatch, paga il prezzo più alto di questa gravissima violazione della privacy. Nella metà degli anni ’90 siamo lontanissimi dal #metoo e l'oggettivizzazione della donna da parte dei media è una cosa relativamente comune per le impiegate, le insegnanti, le cantanti, le funzionarie pubbliche, figuriamoci per una bambolona bionda che sta sempre in costume.
Pam & Tommy ci mostra i risvolti psicologici di un’esposizione mediatica senza precedenti, la fragilità emotiva che si cela sotto il silicone e le copertine. La terza linea narrativa è quella della macchina dei media che si mette in moto appena il sex tape viene cercato su Altavista, del voyeurismo, della cannibalizzazione delle celebrità a scapito della sanità mentale. “La più grande storia d’amore mai venduta” preconizza il mondo in cui stiamo vivendo e la nostra costante e preoccupante fame di vite altrui. Ma oggi gli scandali sono creati ad arte da spin doctor che elaborano complesse strategie di marketing multipiattaforma. Pam e Tommy erano, tutto sommato, due cazzoni (uno letteralmente) innamorati travolti dagli eventi. “La gente si fece internet solo per vedere il video”, ha dichiarato Amanda Chicago Lewis, l’autrice del lungo articolo su Rolling Stone del 2015 che ha fatto da base per Pam & Tommy. Anderson ha fatto sapere tramite i suoi rappresentanti che non è contenta del risultato, ed è un peccato. Pam & Tommy è avvincente, spassoso, intimo e a tratti irresistibile. Vorrei dire che sono stato spinto a vederlo sull’onda di un’ondata di nostalgia ma la verità è che quando una settimana fa ho saputo di una scena (nell’episodio due) di Tommy Lee che cerca di convincere il proprio cazzo (che ha la voce del bravissimo Jason Mantzoukas) che “lei è quella giusta” mentre l’apparato genitale vorrebbe continuare a collezionare avventure di una notte, ho capito che guardarla non sarebbe stato tempo sprecato. Non mi sbagliavo.