Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
(Gabriele D’Annunzio, La pioggia nel pineto)
Nella foto di apertura, l'autore dell'articolo osserva Kim Kardashian.
Non mi importa niente di chi mi fa notare che i glutei di Kim Kardashian sono finti, che lei è tutta siliconata, che “non va bene”. Niente mi farà cambiare idea. Kim Kardashian è un cocktail di cui non mi stanco mai, una sbronza che potrei prolungare all’infinito.
Non c’è da interessarsi nemmeno a quello sciroccato di suo marito che si candida per le presidenziali sostenuto da Musk. Che facciano quello che vogliono, che diventi pure presidente così il mondo implode, ma per favore lasciatemi nell’estasi di Kim.
La parola giunonica prima di lei non era abbastanza giunonica.
L’arte che ha ritratto il corpo femminile prima di lei si è persa qualcosa. Chissà cosa avrebbe fatto di lei Caravaggio, come la avrebbe vista Botticelli, chissà che Rinascimento avremmo avuto con lei.
Non so le sue misure, centomila di fianchi? Non importa, è perfetta.
Nella sua abbondanza c’è l’insaziabilità di uomini il cui canone ha contribuito a cambiare. Prima di lei era un mondo di smilze, di contenute, di glutei privi di cellulite. La moda e la pubblicità avevano creato queste femmine zombie: algide, perfette, muscolose. Come cantava Vecchioni: “prenditela teee, la signorina Rambo, che si innamori di teee, la capitana Nemo”. Dopo di lei sono dilagati i culi rifatti ma nessuno è come il suo. Dona solo a lei. Come il tatuaggio sotto al seno di Rihanna, dona solo a lei.
Kim è l’iper reale, così finta che ridisegna il vero. Così tanta che ti fa venire voglia di panino al burro. Anzi dirò di più: voglia di spalmarle il panino e il burro addosso, di rotolartici sopra, di ungerla tutta da capo a piedi per sentirne gli odori. Di mangiarle i grappoli d’uva nell’ombelico. Di lisciarle quei wursteloni di gambe che ha. Di farla rosolare sulla griglia o sotto al cielo, di sentire che effetto chimico molecolare crea su di lei la protezione solare. Fa rima e fa volare, eh?
Ma vi immaginate se diventasse first lady? Come dice Roberta, sarebbe la prima di cui è uscito un sex tape. Un sex tape che ho visto mezza volta e ho subito dimenticato. Non è male ma c’è un altro e non mi va di vederlo. Kim è come tutte a letto: dolce, sincera, passionale. Fa l’amore come lo fa una ragazza del tuo paese, una che gira in ciabattine e si mette un buon profumo. È una di noi.
Kim sarebbe la prima donna di un presidente che ha posato in pose sconce per Juergen Teller (alcune tra le foto più belle che le siano mai state fatte in assoluto) e non sappiamo se l’America se la può permettere. Ma forse a lei lo concederebbe.
Gli americani sono così: hanno fatto dimettere Bill Clinton per una scappatella con la stagista, ma permetterebbero alla moglie di un rapper e figlia di un amico di OJ Simpson di diventare first lady. In fin dei conti è proprio grazie a quel sex tape rubato che Kim è diventata Kim e le hanno dedicato reality e cover di magazine. Ve la immaginate scendere dall’Air Force One, con i giornalisti impazziti e i presidenti stranieri in imbarazzo? Ve la immaginate a pranzo con Conte e Casalino, con il Papa, con Putin? Forse migliorerebbero le relazioni internazionali pure con la Corea di Kim con una donna come lei a fianco di un presidente. A quel punto, lei dovrebbero candidare, e non Kanye.