Chissà se anche mio figlio, un giorno, guarderà le foto di Emrata allo stesso modo. Chissà se anche lui, osservando qualche scatto del 2020, realizzerà per quale motivo, a distanza di trent’anni, tutti la indichino ancora come un mito, come una vera e propria icona. A me, ad esempio, era già successo con Kim Basinger. Se c’è una VHS, infatti, che ho letteralmente consumato, nel corso degli anni 90, è quella di Batman, di Tim Burton - con la Basinger, appunto, nel ruolo di protagonista femminile. Ecco, io avevo perfettamente in testa in quali scene apparisse, come fosse vestita in quel film, ma soltanto quando mi è capitato di riguardarlo con la testa di un adulto, ho realizzato che cosa fosse a quel tempo. L’ho vista comparire, con quegli occhiali alla Clark Kent, e mi sono domandato cosa volesse dire essere un uomo sessualmente attivo in un’epoca in cui una così era sempre sulle copertine - l’ho twittato, anche, e un’amica mi ha fatto saggiamente notare quanto fosse peggio essere donna, nello stesso periodo.
E, insomma, quella stessa sensazione l’ho avuta proprio qualche giorno fa, facendo i chilometri su Instagram, come dice Tommaso Paradiso. Era il compleanno di un altro dei volti tra i più celebri, di quel periodo, Grace Jones. Naomi Campbell le rendeva omaggio con un post che ripercorreva la loro amicizia, fin dalla gioventù. Assieme a quelle foto è arrivato dritto dritto il classico pugno in pancia: Naomi ventenne, Naomi in fiore. La vedi e ti accorgi di quale fosse la potenza di quella bellezza, al massimo del suo splendore. La stessa Naomi che, proprio oggi, compie 51 anni, dando seguito a una parabola che sembra non virare mai verso il basso.
Naomi = anni ‘90
Fulgida espressione di quegli anni 90 in cui la separazione tra miti e il resto del mondo era tanto netta quanto rassicurante, fa parte di quella incredibile infornata di volti femminili che meritarono l’appellativo di supermodelle. Una specie di dream team della fregna tanto iconico da entrare a far parte di quello stesso olimpo in cui risiedeva abitualmente gente come Michael Jordan, Michael Jackson o Pistarino. Niente vie di mezzo negli anni 90, le cose funzionavano così: dream big or go home, idoli da una parte, tutti gli altri dall’altra, USA = bene, Cina = male, Naomi e la Evangelista o completo oblio. Ed è in questo contesto che la Venere Nera (uno dei suoi sobrissimi soprannomi) ha trovato posizione dopo un inizio col botto datato 1986. È di quell’anno, infatti, la sua prima copertina con Elle; dell’anno successivo il suo calendario Pirelli a firma di Terence Donovan e del 1988 le due copertine di Vogue (prima in Francia, poi in Inghilterra) che le assicureranno il primato di prima modella nera a raggiungere questo traguardo.
Una riconoscibilità così forte da renderla ambita anche da alcune delle sit-com (come si diceva una volta) più popolari del periodo. Naomi debutta, così, come attrice, in tre episodi de I Robinson, per apparire, poi, in una puntata di Willy, il principe di Bel-Air, e in alcuni dei videoclip più rappresentativi di un’intera epoca, come Freedom! ’90 di George Michael, In the Closet di Michael Jackson (in cui canta!) ed Erotica di Madonna. Nel 1994 debutta addirittura con un album solista (Baby Woman), che nessuno si ricorda, tranne i giapponesi. La La La Love Song, il secondo singolo dell’album, divenne, infatti, una delle colonne sonore di un famoso dorama (che scopro essere il nome con cui vengono chiamate le fiction trasmesse dalle principali emittenti nazionali giapponesi), vendendo oltre 1.856.000 copie.
Gli amori
Ma sono i suoi amori ad aver catalizzato l’attenzione del gossip internazionale per tre interi decenni. Non esattamente riservatissima al riguardo, è stata vista in pubblico in veste non di semplice accompagnatrice con: Mike Tyson, Joaquín Cortés, Puff Daddy, Matteo Marzotto (che disse pure di essere stato corcato di mazzate dalla sua equilibratissima venere-fidanzata), Leonardo di Caprio, Kevin Spacey, Eric Clapton, il Principe Alberto II di Monaco, e Lewis Hamilton - che dopo la nave scuola Nicole Scherzinger, ha dimostrato nuovamente di apprezzare il genere cougar. All’attivo segnaliamo anche un flirt con Robbie Williams, ma è probabilmente la storia con Flavione nostro nazionale ad aver segnato maggiormente le fantasie della plebe e, forse, la sua stessa vita privata.
Quindi?
Cosa ci insegnano i 50 anni di Naomi Campbell? Che la cocaina fa bene. NON È VERO! Scherzavo. Di sicuro, però, ci insegnano che esistono esseri umani con un patrimonio genetico semplicemente migliore degli altri. Ci insegnano anche che bisogna sempre inseguire i propri sogni e tutte quelle solite menate aspirazionali per cui bastava però guardare The Last Dance. Ci insegnano, ancora, che contrariamente a quanto pensi Povia, anche se ti fai la Campbell non diventi improvvisamente etero (vero Mr. Underwood?). Ma soprattutto ci insegnano che il bello dei miti è che la loro immagine non invecchia e non invecchierà mai. È la loro funzione, fin dall’antichità: sono narrazioni leggendarie, tratte da un tempo antico, oscuro e mancante di storia. Favole come quelle della modella nera che è diventata per tutti il paradigma della bellezza.