Auroro Borealo, nel suo podcast Libri Brutti, regala sempre soddisfazioni. Questa volta tocca a un personaggio che ha fatto la storia della televisione e del gossip italiano: Lele Mora. Inizia come padrone del Lele Club a Verona, “Il locale gay al semaforo, pare che fosse frequentato anche da Monsignori”, spiegano in studio, poi arriva ad avere tutti i Vip italiani nella propria scuderia, tanto che viene realizzato anche un album di figurine. Poi la reclusione, 407 giorni. Favoreggiamento della prostituzione, bancarotta fraudolenta, evasione fiscale e pericolo di fuga. Un po' di tutto, compresa anche una condanna per spaccio di droga nel 1989, ma quando esce finalmente dal carcere pubblica il suo memoir pellicano, non nel senso dell'uccello ma in quello di Silvio Pellico. Le sue prigioni. O, dal titolo del Libro Brutto, La mia verità, edito da Roberto Maggi nel 2013. “La mia esperienza è stata durissima, faticosa e piena di sofferenze”, legge Borealo: “Un giorno ero la furba volpe di Collodi, un altro lo sprovveduto innamorato Geppetto, ma non sono mai stato Pinocchio il bugiardo”. Che dire, date un Premio Strega honoris causa a quest'uomo. Ma proseguiamo nella lettura.

Un capolavoro anche a livello di citazioni: “Negli anni Sessanta un attore inglese compose un musical dal titolo Stop the world I want to get off, fermate il mondo voglio scendere. Titolo efficace. Parole che sento mie, se riflesse in uno specchio stravolgendone le sembianze. Va detto che la frase fu attribuita a Jim Morrison e al fumetto Mafalda, e forse mi confondo”. Titolo di studio: meme da boomer su Facebook con scritta fluo e sfondo interstellare. “Poi parte tutta la fase di complottismo”, spiega Borealo, “Lele Mora scrive che c'è stata la volontà di qualcuno, non so per quali motivi, di impedire che io potessi salvarmi”. Poi il momento clou, un po' di azione: “Vi racconto il momento del mio arresto, dice Mora, che scopre di essere finito in manette prima ancora di essere finito in manette, perché guarda il Tg2 che dà la notizia dell'arresto, e poco dopo la polizia fa irruzione nel suo ufficio”. Così la citazione: “Una donna, che immagino essere un ispettrice al suo primo arresto, e un uomo dal comportamento duro e determinato. Infine un terzo appuntato dal fare posato e gentile. I cronisti più determinati mi aspettano davanti al portone con i microfoni in mano. Sono pistole. I cameramen si contendono le posizioni migliori con le loro telecamere. Sono fucili. Dietro di loro un plotone di furgoni, di quelli in uso alle emittenti televisive per trasmettere in diretta. Attendono con noia che qualcosa di epico li metta in moto. Tutti comunque sono pronti a sparare”. Lo storytelling da condannato al patibolo, un classico che fa il paio con la foto di copertina, “Perfetta, da cane bastonato”. Poi c'è anche un momento in cui si vuole levare qualche sassolino dalla scarpa.

O dal piede, visto che si parla della famosa foto in cui c'è lui spalmato su un pouf e i tronisti Francesco Arca e Cristiano Angelucci che gli massaggiano i piedi: “Io, opulento re. Loro, i cortigiani curvi a massaggiarmi i piedi. Io, Erode tra i bambini. Loro, Apolli televisivi senza peli sul petto a renderli maschi e senza orgoglio in quel gesto a farli uomini veri”. Vette di lirismo altissime. Degne di Orazio, se solo il poeta latino fosse stato un feticista. Ma Lele Mora vuole dimostrare di essere un vero uomo d'onore: “Non bisogna dare perle ai porci, e non farò i nomi delle persone che mi hanno deluso mentre mi trovavo in carcere”. Però poi ci ripensa subito: “Farò i cognomi. Signorini e Fede. I due non sono porci, naturalmente, e chi dovrebbe pensarlo, ma qualche perla di saggezza per loro l'ho raccolta durante l'apnea del mio mare nero. Tengo i due in un cassetto, li rispolvero solo per il tempo necessario a scriverne poi li butto via. Di Signorini conservo solo ricordi, ricordo infatti di averlo aiutato a diventare il personaggio che è oggi, inserendolo nella mia cerchia di amici allora potenti”. Comunque “Non fu l'unica persona a cavalcare il mio successo, ma voglio ringraziarlo sia per essere scomparso dopo il mio arresto sia per le lettere che mi ha scritto, nel numero di nessuna, mentre ero a Opera. Signorini, docente per sempre, mi ha insegnato il vero valore della parola opportunismo”. Emilo Fede invece “È una persona che ho cancellato dalla mia vita. Il motivo è oggetto di un procedimento in cui si evidenzierebbe come l'ex direttore del Tg4 avrebbe preteso da me un contributo a favore di una transazione che ha avuto come oggetto la mia richiesta di aiuto economico a Silvio Berlusconi. Ciò che non perdono a Fede è legato a doppia mandata a quanto sopra”. Poi c'è la vita in carcere, con Yogi che pulisce le celle. Yogi, spiega Lele Mora, è Olindo Romano che, “Come quasi ogni giorno, appoggia la sua testolona nel mio passavivande e apre la bocca. Yogi, hai finito di fare le pulizie? Vuoi la merendina? Certo che la vuole, ormai è un rito. Dalle 18 Yogi apre le fauci, la mia brioche vola dalle sue mani alla sua bocca e puff, è già sparita in un buco nero”. Tutto allucinante, come sempre con i Libri Brutti.

