Milano vuole ripartire, con tutte le forze. Voleva farlo prima di essere costretta a chiudere tutto, vuole farlo adesso con le istituzioni che incitano i cittadini a tornare in ufficio per evitare l’effetto grotta (ma è chiaro che le preoccupazioni sono ben altre). Adesso però sta arrivando l’estate e complici lo smart working e il Covid ancora nell’aria, la città è indubbiamente più vuota, perché molti (compreso il sottoscritto) quando ne hanno la possibilità decidono di autoesiliarsi tornando dalle famiglie in provincia, dove fa comunque caldo ma magari hai il mare o la montagna a pochi minuti, così le “call" passano meglio.
La città si difende dal “south working” cercando, quest’anno come non mai, di offrire esperienze e servizi, facendosi la punta al cervello su quello che è concesso o meno dalle normative sempre fumose. Così mentre i cinema all’aperto tornano timidamente a proporre le prime programmazioni, nasce il "Lido BAM", un’area delimitata composta da 80 ombrelloni, ricavata all’interno della "Biblioteca degli Alberi”, nell’area di Porta Nuova (o Gae Aulenti che dir si voglia). Puoi prenotare il tuo posto al sole dall’app “PortaNuova”, per poi pagarlo in loco, prezzi dai 4 agli 8 euro, con possibilità di riservare anche la sola pausa pranzo, dalle 12:30 alle 14:30, opzione questa da vero imbruttito.
La domanda è: ne avevamo bisogno? A mio modesto avviso no e porto 5 ragioni a supporto.
1) What you read is not what you get, a.k.a. NON È UN LIDO
Scomodiamo la Treccani dai, definizione di “Lido”: "Striscia di terra pianeggiante a contatto diretto, nel suo limite esterno, con le acque del mare". Inchiniamoci alla cruda realtà, il lido è tale perché tu ti rilassi, sulla spiaggia o passeggiando lungo i suoi viali alberati, grazie al clima mitigato dal mare, del quale senti in lontananza il rumore delle onde che si infrangono sulla battigia o sugli scogli. Profumi di bombe alla crema e frittini in preparazione ti seducono l’olfatto, mentre magari ti concedi una granita e ti dedichi al “people watching”.
Anche se ci si aspetta che chi prenota sappia che Milano (per il momento) non ha sbocchi sulla costa, è bene sottolinearlo perché il risultato è che al “Lido” BAM il rumore in lontananza (ma nemmeno troppo) è, esclusivamente e inesorabilmente, quello del traffico, perché questo polmone verde è stato ricavato in pieno centro, a fianco di una delle arterie urbane più percorse della città, quindi la brezza ed i profumi nell’aria non sono esattamente equiparabili a quelle delle nostre amate spiagge e il sentore di frittino di mare te lo scordi proprio.
2) I parchi ci sono già
Ok Milano non è certamente conosciuta come “il giardino d’Italia”, ma la città è piena di parchi, tutt’altro che piccoli, dove poter prendere il sole (gratis) e rilassarsi. In parco Sempione e nel parco Indro Montanelli non è permesso piantare ombrelloni, ma nessuno nella storia credo ne abbia mai sentita la necessità, sei a Milano non in Versilia e lo sai. I parchi di Milano sono centri di aggregazione dove puoi andare a correre, trovarti con gli amici o limonare. Al “Lido” puoi limonare, equivale a farlo in una vetrina del centro ma come si dice, “de gustibus non est disputandum”. Detto questo non può essere sicuramente considerato un luogo di aggregazione, vuoi per le disposizione rigorose (imposte dalla legge, ci mancherebbe altro) o per il fatto stesso che sia un’area a pagamento, delimitata e dove quello che puoi fare è stazionare all’interno del tuo cerchio con la musica nelle cuffiette (per questo ultimo punto ringrazio l’organizzazione).
3) Andreste mai al "mare" in Gae Aulenti?
No. E mi ricollego al punto precedente, se sono a Milano e per qualche motivo sono costretto a rimanerci, ho ben presenti davanti a me le possibilità che la città mi offre: posso andare in centro a fare shopping compulsivo (o più probabilmente segnarmi cosa tenere d’occhio per i saldi), visitare una mostra nei vari musei della città, andare in un parco a rilassarmi, prendere il sole e leggere, posso anche decidere di andare in piscina, ce ne sono alcune molto belle pure in pieno centro. In nessuno di questi casi il mio cervello crederebbe di stare sostituendo il mare con un’attività simile. Non credo che questo quindi possa accadere in mezzo ai grattacieli di Porta Nuova. Se senti la voglia di mare crescere forte, trovi il modo di arrivarci, non paghi per un ombrellone inserito in un crop circle in mezzo a tonnellate di cemento (seppur trattasi di cemento “di design” ad altissimo potenziale di instragrammabilità).
4) È estremamente tamarro
Per favore non consideriamoci snob nell’affermarlo pure con forza. Perché quello che nella realtà è questo Lido, sono 80 ombrelloni, con due sdraio ciascuno, piazzati con nessun tipo barriera visiva tra i clienti e gli ignari avventori dell’area di Gae Aulenti. Se siete esibizionisti quindi o se il lockdown vi ha reso più belli e volete farlo sapere a tutti, it’s the place to be, altrimenti anche no, perché tutte le vostre doti, i vostri peli superflui e i vostri tatuaggi (a volte discutibili) saranno in bella vista, al cospetto di turisti e manager in abito blu. Questo essere al centro dell’attenzione, in mezzo ad un polo di business crea una sensazione che non è facile da spiegare, un po’ simile a quando fai quei sogni in cui sei nudo in mezzo alla gente che vive la sua giornata comune. Forse perché in effetti sei nudo, in mezzo alla gente, che vive la sua giornata comune. Una cringiata insomma.
5) Non è il posto adatto
Capisco benissimo le buone intenzioni che hanno animato la Fondazione Riccardo Catella, che ha in gestione l’area. La stessa ha descritto il progetto come un ingranaggio di quella che nel suo complesso è la Biblioteca degli Alberi, volto a ravvivare la cultura di cura e coscienza degli spazi pubblici ed a rispondere a specifiche esigenze della cittadinanza. Hanno fatto un lavoro straordinario, creando un luogo che è ammirato a livello internazionale, proprio ai piedi del Bosco Verticale, di recente nominato come grattacielo più bello del mondo. Proprio per questo però il “Lido” rappresenta per me una nota stonata, perché se gli ideali che animano l’area devono essere quelli della bellezza, del contatto con la natura e della pulizia dell’area, fatico a trovare un match tra questi ultimi e gente palestrata unta d’olio, sdraiata in costume a prendere il sole mentre mangia un panino al centro del tempio mondiale del design urbano.
In sintesi, come si dice “era meglio il libro”, una buona idea sulla carta ma sbagliata a livello di applicazione contestuale. Milano in pochi anni si è trasformata ed è davvero un posto molto bello in cui vivere (anche se caro assatanato), ma chi vive in città sa cosa è giusto non aspettarsi. Un lido in centro è un po’ come chiedere l’aragosta a Cortina (cit.) e un milanese non la chiederebbe mai, un giargiana forse.
Se proprio avete bisogno di mare organizziamoci, un po’ alla volta: vi porto io in BlaBla Car, seduti dietro.