Il critico gastronomico Edoardo Raspelli continua la sua battaglia contro quella che chiama “gastroignoranza”. E questa volta nel mirino ci finiscono due giocatori della Juventus, Weston McKennie e Timothy Weah, che hanno osato mettere in discussione uno dei pilastri dell’orgoglio italiano: la cucina. Secondo loro, il cibo americano è meglio di quello italiano. La pasta e la pizza “sono sempre uguali”, la bistecca “non si sa nemmeno cosa sia”, e in Italia “manca varietà”. Meglio un bell’hamburger, insomma. Raspelli, come potete immaginare, non l’ha presa benissimo. Tra una stoccata e l’altra, tira fuori un menù che fa tremare anche il più convinto fan del cheeseburger, parla di “gastrofessacchiotti”, di “palloni gonfiati” e dice chiaramente che questi calciatori "ragionano con i piedi" (e non solo in campo). Ma non è solo polemica: c’è anche un bel po’ di cultura gastronomica, orgoglio per il territorio, e quel richiamo costante alle sue famose “tre T”: Terra, Territorio e Tradizione. E se proprio McKennie e Weah volessero farsi perdonare, il consiglio è uno solo: presentarsi a casa Raspelli con la forchetta in mano e un grande appetito.

"Tutto quello che facciamo noi, in ogni caso, è migliore", ha detto Weah riferendosi alla cucina americana. Raspelli, che ne pensa?
Innanzitutto, credo che sputare nel piatto dove si mangia sia una cosa vergognosa. Spero che la società ed i tifosi sappiano come comportarsi con "gastrofessacchiotti" come questi. In quanto all’arroganza, credo che assieme alla supponenza sia una caratteristica già ai sommi vertici degli Usa. Ed io tifo per Gandhi, cibo a parte, e per Martin Luther King.
Cosa risponde ai due giovani calciatori americani che vivono in Piemonte, patria di tartufi, agnolotti e grandi vini, ma che sembrano rimpiangere l’hamburger?
Assieme alla Lombardia, ma direi con tutta l’Italia, il Piemonte è la regione della gola. Basterebbe che si guardassero intorno, a parte certa ristorazione che fa piatti da dimenticare.
"In America, anche due hamburger a 10 minuti di distanza, sanno di cose diverse. In Italia, la pasta al pesto è sempre uguale", ha dichiarato McKennie. Ma è davvero mancanza di varietà o è coerenza e qualità nella tradizione culinaria?
Ma solo la presenza o l’assenza dell’aglio, la quantità di aglio più o meno presente nel pesto, l’impiego di un basilico o di un altro fanno la differenza. Ma che addentassero il loro pallone gonfiato!

McKennie liquida la bistecca dicendo "cos’è una bistecca? Non so nemmeno cosa sia. È solo uno steak". Come si può rispondere a una frase del genere in un paese dove esiste la fiorentina, la costata alla piemontese, il filetto all’alpina?
Certo, per non parlare di razze: la Bovina Piemontese e la Chianina sono gioielli a livello mondiale. Questi calciatori ragionano con i piedi.
Qual è la differenza principale tra la cucina italiana e quella americana, al di là del gusto personale?
La storia della cucina italiana è lunga migliaia di anni. L’America è stata scoperta solo nel 1492 e gli Europei vi hanno portato i loro piatti ed i loro prodotti e ne hanno portati qua alcuni, straordinari, da quei territori che poi hanno valorizzato. Gli indiani americani allora sopravvivevano, nel nostro Rinascimento si metteva l’oro nei piatti e lo zafferano nel bresciano Bagòss (un formaggio, nda) per regalarlo al Doge di Venezia.
L’Italia ha centinaia di formati di pasta, decine di salumi, decine di varietà di pane. Eppure c’è chi parla di “pasta e pizza sempre uguali”.
Loro soffrono di una grave malattia: la "gastroignoranza".

Esiste una vera e propria “cultura del cibo” negli Stati Uniti o siamo di fronte a un approccio più commerciale?
No, invece la cucina francese e quella italiana hanno conquistato il mondo ed i ristoranti. L’importante che si stia sempre attaccati alle mie (scusate) tre T: Terra, Territorio, Tradizione.
Se avesse la possibilità di invitarli a pranzo, cosa preparerebbe a McKennie e Weah per far cambiare loro idea?
Su due piedi, il mio ideale Cenone di San Silvestro con molti assaggi: mozzarella di bufala campana o burrata di Andria con gamberi rossi di Mazara del Vallo ed un goccio di olio extra vergine D.O.P. accompagnati da culatello di Zibello, prosciutto crudo di San Daniele o Parma con scaglie di Parmigiano Reggiano o Grana Padano e sopra una goccia di aceto balsamico tradizionale di Modena o di Reggio Emilia. Tartare di carne cruda, tonno di coniglio, vitello tonnato, caviale italiano, risotto alla milanese con ossobuco, agnolotti, tortellini, ravioli, lasagne al pesto, gnocchi di patate al burro fuso d’alpeggio, calzone, pizza, bistecca alla fiorentina al sangue, bollito misto con mostarda giardiniera salse alla piemontese e pearà, una costoletta alla milanese, brasato di manzo, trippa alla milanese. Poi i dolci: pannacotta, tiramisù, cannoli di ricotta, cassata alla siciliana, torrone, pampepato, panettone e per finire la colomba.
