I social danno, i social tolgono. Lo sanno benissimo gli influencer che, senza fare nomi, sono passati dall'essere osannati a ritrovarsi decine, centinaia, migliaia di commenti pieni di insulti. E se una volta usavamo Facebook per postare le foto al mare con gli amici e dediche sulle loro bacheche, oggi i più giovani sono migrati su altre piattaforme, lasciando ai più anziani il dominio di questa piattaforma tra fake news, buongiornissimo e vecchi post sepolti… e invecchiati malissimo.
In questi giorni a scontrarsi con la "triste" realtà dei social è stata Cecilia Sala. Il motivo? Alcuni post, pubblicati su Facebook da adolescente, con saluti romani e riferimenti al nazismo. Ma come si è arrivati a ripescare questi post, risalenti a ben prima che Cecilia Sala diventasse un volto noto del giornalismo italiano? Come siamo passati, ci domandiamo, dal chiedere a "gran voce" che tornasse in Italia dopo essere stata arrestata a Teheran nel dicembre 2024, a riprendere dall'oltretomba questi post?
Cecilia Sala ha probabilmente commesso il più grossolano degli errori: pubblicare sul suo profilo X nomi e cognomi (e non solo) di due persone che le avrebbero dato "dell'agente straniero per conto di Israele e della Repubblica islamica dell'Iran". Ora, noi non riporteremo nomi e cognomi per non commettere lo stesso errore della Sala. Vorremmo riportarvi anche i commenti sotto al post della giornalista, ma sono stati disattivati. È plausibile immaginare, visto quanto è successo, che gli utenti della piattaforma le abbiano fatto notare che stava commettendo una violazione della privacy di questi soggetti.

Questo, se nel 2025 ce ne fosse ancora bisogno, ci fa capire quanto sia fondamentale contare fino a 10 prima di commentare qualsiasi post. Il tribunale social non fa sconti, non c'è una riduzione della pena: se ti comporti male c'è qualcuno che troverà il modo di punirti. Ed è quello che, come un effetto boomerang, è successo anche a Cecilia Sala. Il suo post con nomi e cognomi avrebbe iniziato a girare e da lì qualcuno avrebbe segnalato all'economista e professore universitario Riccardo Puglisi la serie di post "incriminati" pubblicati da Cecilia Sala circa dieci anni fa.
Chiaramente i post pubblicati dalla giornalista hanno fatto il giro dei social media, finendo persino su alcune testate cartacee. Ma Cecilia Sala cosa ha fatto? L'unica cosa che poteva fare: provare a difendersi. O, ancora meglio, spiegare dettagliatamente il perché dei post. "Io dico: ma ti pare che ho un passato nazi? Ma che è, una canzone dei Baustelle? Lo screenshot sulla Lazio/le SS è tagliato, se lo leggi per intero capisci che era uno scherzo fatto dal mio amico Ndr Effe un giorno che ho lasciato il pc aperto". Queste, ahimè, sono cose che capitano ancora oggi. Lasci il pc acceso, il cellulare sul tavolo mentre vai in bagno, e gli amici nel migliore dei casi si scattano selfie orrendi, nel peggiore ti scrivono una bella bestemmia come stato di Facebook. Plausibile che sia successo anche a Cecilia Sala? Sì. Lei, comunque, avrebbe potuto cancellare il post, che però è rimasto lì, per una decina di anni.

Cecilia Sala ha poi continuato: "In quegli anni facevo politica studentesca con la lista di sinistra nel mio liceo, il Cavour di Roma, per cui sono stata rappresentante d'istituto 3 anni su 5, assieme a Valerio Carocci, quello del Cinema America - chiedete a lui (scusa per la rogna Valerio). A un certo punto, a Roma, i maschi andavano in giro con queste magliette Boy London che avevano un simbolo identico a quello del Terzo Reich; noi li prendevamo per il culo postando quelle immagini Boy London - Terzo Reich, l'ho fatto io come tanti altri".
Guardando le magliette di Boy London, fortunatamente passate di moda in brevissimo tempo (e questo lo dico io, magari a qualcuno piacciono ancora…), effettivamente la somiglianza con l'aquila del Terzo Reich c'è. Ma andiamo avanti, con Cecilia Sala che nel suo lungo post su X si è soffermata anche sul "saluto romano" di uno dei post circolati in questi giorni: "Il mio 'saluto romano' è in realtà un ciak davanti alla telecamera risalente a quando lavoravo per la redazione video di Vice, per cui invece hanno preso per il culo me (perché somigliava a un saluto romano). Tra gli adolescenti maschi di Roma c'è chi fa il saluto romano per presa in giro e non sono responsabile di quello che fanno altri, ma prendere per vera questa roba sarebbe come immaginare che i 'Dvce' di Valerio Lundini implichino un'adesione ideologica di Lundini al fascismo".
Cecilia Sala prosegue più o meno così, soffermandosi sull'analisi dei singoli post per provare a difendersi. O per giustificarsi? Lo diciamo perché nel suo voler dare una spiegazione c'è sicuramente molto "io", ma anche molto "gli altri". Per questo viene abbastanza spontaneo chiedersi se quello che dice Cecilia Sala possa essere in qualche modo un "mi giustifico così, perché lo hanno fatto altri". Il "crimine" quindi, più che i post nazisti, potrebbe essere quello di aver seguito "un trend", una "moda del momento" che probabilmente dieci anni fa faceva ridere e oggi indigna e affossa.
Cecilia Sala ha poi concluso: "Ora se un professore universitario senza argomenti, per attaccarmi, spulcia il mio Facebook da quando l'ho aperto (avevo 13 anni) e tra migliaia di post fa una selezione molto mirata, viene fuori quello che hai visto, e qualcuno ci casca". Viene da chiedersi, leggendo questo post, se la "toppa" messa dalla giornalista sia peggio del buco. Ma cosa avrebbe potuto fare?
Ma soprattutto: gli adolescenti diventano adulti, e i social non sono da meno in un certo senso. Facebook è nato nel 2004, Instagram nel 2010 e Twitter nel 2006, per prendere tre tra i social più utilizzati al mondo, e il loro utilizzo è cambiato nel corso del tempo, passando da strumento per rimettersi in contatto con vecchi amici e conoscenti a luogo dove raccontare anche a sconosciuti la propria vita, informarsi e rimanere aggiornati costantemente su quello che succede nel mondo.
In tanti, perché dire tutti sarebbe fare "di tutta l'erba un fascio", avremo pubblicato sui nostri social parole e foto di cui ci pentiamo e che, magari nel corso del tempo, ci saremo persino ricordati di cancellare. Cecilia Sala ha forse commesso il "reato" di "mancata cancellazione dei post" risalenti a un periodo che, oggi, non rappresenta probabilmente davvero chi è la giornalista. E tirare fuori vecchi post, almeno per chi scrive, racconta molto più di noi (e di come vogliamo spendere il nostro tempo) che di lei.

