Ci hanno provato in tanti a cambiare la storia, a riscrivere il delitto di Garlasco come se si trattasse di un romanzo con finale aperto. Ma i nuovi risultati dell’incidente probatorio sembrano riportare tutto al punto di partenza: in quella casa, nella mattina del 13 agosto 2007, c’erano Chiara Poggi e Alberto Stasi. Fine della storia? Non ancora. Secondo quanto anticipato dal Corriere della Sera, il contenuto del sacchetto dell’immondizia prelevato all’epoca dalla villetta di via Pascoli è stato riesaminato con le tecnologie più aggiornate. Roba che nel 2007 sembrava fantascienza. Il risultato? “C’è quasi esclusivamente il Dna della vittima”, si legge. E l’unico profilo maschile identificato è quello di Alberto Stasi. L’analisi è stata commissionata dal gip di Pavia Daniela Garlaschelli nell’ambito della nuova indagine su Andrea Sempio, l’amico di Chiara oggi formalmente indagato per concorso in omicidio. A occuparsi dei reperti, rimasti intatti per quasi 18 anni, sono stati la genetista forense Denise Albani e il dattiloscopista Domenico Marchegiani. Il 19 giugno, nei laboratori della Scientifica di Milano, sono stati prelevati i campioni: un piattino di plastica, un sacchettino azzurro dei rifiuti, le linguette di due confezioni di Fruttolo. Risultato? Sempre lei, Chiara Poggi. In particolare, il fondo del piattino ha restituito una sequenza genetica praticamente completa della ragazza. Idem per il sacchetto dei cereali lasciato sul divano la mattina del delitto. Nessuna traccia utile invece dal famoso capello con bulbo: “atrofizzato e inutilizzabile”. L’unico Dna maschile trovato finora è quello di Alberto Stasi, rilevato su una cannuccia del brick di Estathé buttato nella spazzatura.


Niente che possa cambiare le carte in tavola. Lo stesso Stasi, durante il processo, aveva ammesso di aver trascorso la serata con Chiara e di aver probabilmente lasciato tracce in cucina. Il punto è che le nuove analisi, attese da mesi con un misto di speranza e frustrazione, non sembrano aprire spiragli per la pista alternativa. Niente Sempio, almeno per ora. Al centro dell’attenzione restano ancora 34 fogli di acetato usati nel 2007 per rilevare impronte digitali nella villetta. Anche lì, però, il sangue non c’è. O quasi. Una traccia, la numero 10, rilevata nella porta d’ingresso, è “sporca” e non attribuita. La difesa di Stasi ha chiesto di ripetere il test per la ricerca ematica, ma non c’è ancora nulla di certo. Secondo la Procura di Pavia, ciò che Chiara avrebbe mangiato prima di morire, tra la sera del 12 e la colazione del 13, potrebbe raccontare chi era con lei nelle sue ultime ore. Eppure, al netto delle teorie, la pattumiera parla chiaro. E, diciotto anni dopo, sembrerebbe dire sempre le stesse due cose, per ora: Chiara Poggi e Alberto Stasi. C’è poi l’impronta trovata all’interno del telefono fisso, potrebbe appartenere all’assassino? Che l’abbia lasciata mentre toglieva dalle mani a Chiara la cornetta per impedirle di chiedere aiuto? Al netto delle ipotesi, dei nomi nuovi e delle attese gonfiate dai riflettori, il dato di fatto è uno: l’unico profilo maschile sul luogo del delitto è ancora quello dell’ex fidanzato già condannato. Stay tuned…

