La villetta di via Pascoli, a Garlasco, non smette di parlare. A 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi, la Procura di Pavia rispolvera sangue, impronte e Dna per riscrivere la scena del crimine. Il punto di partenza è la possibilità che Chiara, quella mattina del 13 agosto 2007, non sia rimasta inerte: potrebbe aver provato a difendersi, a colpire, a fuggire. Lo suggerisce la nuova indagine tridimensionale condotta dagli inquirenti, con distanze misurate al millimetro tra una traccia ematica e l’altra, e la simulazione degli spostamenti del corpo dal pavimento fino alle scale del seminterrato, dove Chiara venne trovata, colpita in volto e alla testa con un oggetto mai identificato. Ma il vero scossone lo dà il nome che aleggia sulla scena: Andrea Sempio, l’amico di Marco Poggi, fratello della vittima. Il suo Dna, secondo una consulenza, sarebbe quello trovato sotto le unghie di Chiara. Dettaglio mai emerso nei tre gradi di giudizio che nel 2015 hanno condannato Alberto Stasi, fidanzato della vittima, a 16 anni. Oggi è in semilibertà, ma da sempre si proclama innocente. E se la nuova inchiesta dovesse scagionarlo, è già pronta sul tavolo una nuova richiesta di revisione del processo. Il procuratore Fabio Napoleone e i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano lavorano su una realtà che si allontana da quella giudiziaria di allora: alibi traballanti, piste mai esplorate, testimoni dimenticati. E soprattutto, quel Sempio che, all’epoca, venne solo sfiorato dalle indagini. Intanto si avvicina il momento clou: il 17 giugno scatterà l’incidente probatorio.


I periti nominati dalla gip Daniela Garlaschelli, la genetista Denise Albani e l’esperto dattiloscopico Domenico Marchigiani, metteranno le mani su 35 fascette paradesive relative a 58 impronte rilevate nella casa, oltre al materiale sequestrato 18 anni fa: tamponi, un lembo di tappetino, immondizia, confezioni di Fruttolo e cereali. Il punto, oggi, è tutto in quel Dna. Se combaciasse con quello di Sempio, la storia andrebbe riscritta. E il plastico della villetta, ricostruito al computer, non sarebbe più un’esercitazione da criminologi da salotto, ma la chiave per inchiodare qualcuno diverso da Stasi. Anche perché, dietro al caso Garlasco, si è spalancato un vaso di Pandora che straborda di follia: dal Santuario della Bozzola ai presunti riti satanici, dai sospetti abusi ai suicidi mai spiegati. Come quello di Michele Bertani, amico di Sempio, morto lasciando una frase criptica sui social. “È stata decrittata”, dicono adesso gli inquirenti. Nel frattempo, circola la voce, ancora non confermata, di una possibile riesumazione del corpo di Chiara. Sarà vero? Forse, ora, sarà la scienza a restituirle giustizia.

