Sempio, già più volte chiamato in causa nel caso Poggi, continua a collaborare e a professare la propria estraneità ai fatti. Eppure, la sua impronta o, forse più importante ancora, la sua eventuale assenza, rischia di diventare il nodo centrale dei nuovi accertamenti dell’incidente probatorio. La storia di Garlasco resta un puzzle che non vuole trovare soluzione, soprattutto sul fronte delle impronte digitali: una falla mai chiusa, che parte dal dettaglio clamoroso della riesumazione di Chiara Poggi solo perché, incredibilmente, nessuno le aveva mai rilevato le impronte. Poi c’è il vero giallo: le impronte rinvenute sulla porta della taverna di casa Poggi, rilevate dai RIS di Parma, non appartengono né ad Alberto Stasi (all’epoca fidanzato della vittima e già processato per omicidio), né ai familiari, né ai soccorritori. Di chi sono allora quelle impronte? E perché, dopo quasi vent’anni, siamo ancora qui a chiedercelo?

Durante la trasmissione Quarto Grado sono emersi nuovi dettagli, come sottolinea Alessandra Viero: “Nella relazione dei carabinieri di Milano del 2017 si parla anche di impronte non attribuite. Il motivo? Ci vogliono 16 punti per attribuire un’impronta, ma qui ce ne sono solo otto. Quello che dicono i carabinieri è che però si può procedere per esclusione se non per attribuzione. Ma in questo caso verrà fatto così? Le impronte prese a Sempio serviranno anche per essere confrontate con queste?” ha chiesto rivolgendosi a Luciano Garofano. Garofano ha però spiegato che “le impronte che furono isolate dal RIS erano più di 100 e, di queste 100, 32 erano utili per i confronti e tre, quelle del cartone della pizza, non furono attribuite. Non appartenevano né ad Alberto Stasi, né ai familiari né ad altri operai. Si può anche scendere nel numero delle minuzie se le impronte evidenziano delle particolarità o dei disegni molto incisivi. Ma oltre un certo numero non si può andare perché non hanno quelle caratteristiche che consentono la certezza dell’identificazione”. Così, il caso Poggi resta in bilico: tra impronte mai attribuite e interrogativi che si ripetono a distanza di vent’anni.
