Indagato Andrea Sempio per omicidio in concorso con terzi o con Alberto Stasi.
Tra gli oggetti da analizzare: un tappetino insanguinato, resti alimentari, impronte sospette. I Ris sono tornati nella villetta per rileggere schizzi di sangue e disposizione delle tracce. Spunta l’ipotesi che Chiara Poggi non fosse sola con il suo assassino.
La difesa di Stasi: “Già nel 2007 si parlava di due persone sulla scena...”
Diciotto anni dopo, il sangue torna a bussare alle porte della villetta in via Pascoli. È quello di Chiara Poggi, la ragazza di Garlasco uccisa il 13 agosto 2007. Una storia che sembrava finita nel 2015 con la condanna definitiva del fidanzato Alberto Stasi, ma che oggi riapre, di nuovo, con un altro nome e un’altra ipotesi: omicidio in concorso. Giovedì 12 giugno si muove qualcosa. I periti nominati dal gip di Pavia, Daniela Garlaschelli, la genetista Denise Albani e il dattiloscopista Domenico Marchegiani, ritireranno i reperti da analizzare in vista dell’incidente probatorio fissato per il 17 giugno. Due scatoloni, dentro frammenti che parlano. Uno, sporco di sangue, è il tappetino del bagno. Gli altri sono oggetti che nessuno ha mai davvero ascoltato: una confezione di Estathé, un Frùttolo, cereali, biscotti, un cucchiaino lasciato sul divano. Resti domestici che potrebbero diventare indizi, se riletti con le lenti giuste. Il nuovo indagato si chiama Andrea Sempio, 37 anni, ed è accusato di omicidio in concorso con terzi o, attenzione, con Stasi stesso. Una formula che fa tremare i pilastri della sentenza già scritta. L’idea, ormai neanche troppo sussurrata, è che Chiara non fosse sola con il suo assassino.


Alle 10 i periti sono attesi al comando dei Carabinieri di via Moscova, per recuperare anche lo scatolone delle sessanta fascette usate dal Ris per repertare le impronte nella villetta. Di queste, 35 verranno analizzate. Tracce che il tempo non ha cancellato, come la “numero 10”, trovata sulla porta d’ingresso: non appartiene né a Stasi, né a Sempio, né ai familiari. Una mano fantasma, un’ombra rimasta fuori dalle carte. La traccia 33, invece, non sarà oggetto dell’incidente probatorio. Nel frattempo i Ris sono tornati a Garlasco. Droni, scanner, planimetrie, schizzi e macchie: tutto viene riletto. Il comandante del Ris di Cagliari, Andrea Berti, ha il compito di capire se Chiara abbia provato a difendersi o sia stata sorpresa senza scampo. Perché, come scrive l’avviso di garanzia a Sempio, la Procura ora crede a una scena del crimine condivisa. Ipotesi che trova sponda nelle parole di Giada Boccellari, legale di Stasi: “Già nel 2007 il nostro consulente disse che c’erano due persone. L’azione omicidiaria avviene in tre fasi e, almeno nelle prime, non si può escludere la presenza di altri soggetti. Il movente si capirà solo dopo che verrà accertato chi c’era davvero sulla scena del crimine.” Chiara, invece, non può più raccontarlo. Ma forse i suoi resti, e la scena del delitto, sì.

