Weston McKennie e Timothy Weah scatenano la polemica. I due giocatori statunitensi della Juventus, ospiti della prima puntata del format Talk With Us in collaborazione con Dazn, pubblicato sul canale YouTube del club bianconero, hanno espresso giudizi piuttosto opinabili sulla cucina italiana, diventando in poche ore un caso virale. Tutto è cominciato con una semplice domanda sul loro rapporto con il cibo italiano. La risposta? “C’è qualcosa di meglio di una grigliata americana? Neanche a parlarne. Dici che è meglio una bistecca? Cos’è una bistecca? Non so nemmeno cosa sia. È solo uno steak”, ha detto Weah, lasciando intendere che, per lui, l’eccellenza non abita nelle cucine di Roma, Napoli o Bologna, ma tra barbecue e fast food a stelle e strisce. McKennie ha rilanciato: “Non avete varietà, ragazzi. È tutto pasta, pizza, pesce e carne. È cibo molto buono, per carità. Però in America se mangio un hamburger in un posto, e poi vado in un altro a dieci minuti di distanza, il gusto è completamente diverso. In Italia, invece, se prendi una pasta al pesto in un ristorante o in un altro lì vicino, non cambia niente. È sempre uguale. Per questo scelgo il cibo americano”.

Poi la frase definitiva di Weah: “Il cibo italiano non è il massimo. Preferisco piuttosto quello italo-americano. Tutto quello che facciamo noi, in ogni caso, è migliore”. Ma che cosa ne pensa un esperto di cucina? Lo abbiamo chiesto al noto chef Guido Mori: “Il problema grande della cultura, in generale, è che se fai leggere, che ne so, Nietzsche a un bambino di 12 anni, è chiaro che non potrà scavare nella profondità di quello che è il significato di un suo testo. Nella stessa maniera, visto che la cucina italiana è strettamente collegata a una certa visione della vita, a un modo di trasferire la cultura, di parlare di concetti complessi come l’ospitalità, l’amore casalingo, o l’idea che una persona torni a casa affaticata e cucini per amore ai propri cari, è molto più articolato di quanto si pensi. Oltre a questo, ci sono due grandi problematiche quando si discute di questi temi”.

Ma è realistico dire che l’offerta americana sia superiore alla nostra? “La paletta dei gusti americani è piuttosto limitata, con le dovute eccezioni, perché stiamo comunque parlando di un paese vastissimo, ma tendenzialmente i sapori sono molto simili, si usano salse tutte molto simili, e si tende a concentrare tutto su un’esplosione di gusto immediato, in modo che sia facilmente riconoscibile”. Poi Mori li asfalta a modo suo: “È un po’ come quando cucini per un bambino: gli dai la pasta al burro, che per loro potrebbe essere l’equivalente del mac & cheese, o la fettina ai ferri. Ma se a un bambino presenti un filetto alla Rossini o il tartufo bianco, è evidente che non potrà comprenderne davvero il valore. La cucina italiana funziona allo stesso modo: è estremamente complessa. E per apprezzarla servono tempo, sensibilità, memoria, cultura”. Vengono, peraltro, paragonate due culture con storie completamente diverse oltre che una paletta di gusti estremamente ampia in Italia rispetto all'America: “Da noi i gusti cambiano tantissimo persino da una regione all'altra. Il fatto che loro pensino che la pasta al pesto, piuttosto che quella al ragù, siano identiche in tutto il paese ci fa capire che non hanno i gusti di base per comprendere. È come chiedere a un bambino di sei anni di analizzare un Pollock, è chiaro che è in grado di farlo”. Ma, di fondo, nelle parole dei calciatori, non c'è anche una mancanza di rispetto nei confronti della nostra tradizione? “No, perché prima di parlare di rispetto bisogna avere i concetti di base per poterlo sviluppare, che in questo caso sono evidentemente assenti. Questa esternazione dimostra il loro livello intellettuale”.